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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Il documento

I vescovi della Comece e l’adesione (acritica) al “sogno” dell’UE

La Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea ha votato un documento in cui si esprime piena adesione al “sogno” europeo, nonostante gli attacchi in sede UE a vita e famiglia.

Dottrina sociale 27_04_2024

In vista delle elezioni europee anche la Chiesa cattolica si sta mobilitando. Ho già avuto modo di notare che la Comece, ossia la Commissione dei vescovi cattolici a Bruxelles, abbia invitato a partecipare al voto sostenendo a spada tratta il processo di unificazione senza segnalare nessun grave problema emergente, nonostante questa Unione di problemi ne ponga tanti. Ho anche avuto modo di sottolineare che i criteri della Dottrina sociale della Chiesa non vengono adoperati per dare un giudizio organico che vada oltre i generici inviti parenetici a difendere la giustizia o l’integrazione.

Nel frattempo i vescovi della Comece hanno fatto un altro passo in avanti votando un documento in occasione della loro assemblea plenaria tenutasi il 19 aprile scorso a Łomża, in Polonia. In esso si auspica l’ulteriore allargamento dell’Unione Europea: «Dopo le crisi degli ultimi anni che hanno comportato una certa “stanchezza da allargamento”, la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e gli sviluppi geopolitici nei paesi vicini all’UE hanno dato un nuovo slancio per le future adesioni all’Unione, soprattutto per quanto riguarda i paesi dei Balcani e nell'Est dell'Europa. Oltre ad essere una necessità geopolitica per la stabilità del nostro continente, consideriamo la prospettiva di una futura adesione all’UE come un forte messaggio di speranza per i cittadini dei paesi candidati e come una risposta al loro desiderio di vivere in pace e giustizia».

I vescovi della Comece considerano necessarie le molte revisioni strutturali nei Paesi in ingresso richieste dall’Unione: «I paesi che aspirano ad una futura adesione all’UE devono continuare a perseguire le riforme strutturali necessarie in settori cruciali, in particolare lo stato di diritto, il rafforzamento delle istituzioni democratiche, i diritti fondamentali, compresa la libertà religiosa e la libertà dei media, nonché la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, e altri». Oltre ad un sì all’allargamento spiegato anche con motivi geopolitici, i vescovi auspicano anche un aggiornamento delle strutture di governo dell’Unione: «Un’Unione allargata dovrà anche ripensare le proprie modalità di governance, per consentire ai suoi membri e alle istituzioni di agire in modo tempestivo ed efficace».

Quindi: piena adesione al “sogno” europeo nonostante tutto, nessun invito ad un rallentamento per valutare criticamente che non si trasformi in “incubo”, conferma dei vincoli di ristrutturazione per i Paesi in ingresso senza denunciare che spesso da questi ultimi si pretende una revisione delle leggi su vita e famiglia in ossequio ai nuovi diritti, revisione dell’assetto istituzionale proprio nel momento in cui – vedi il Rapporto di Mario Draghi – molti vorrebbero trasformare l’UE in un super-Stato. Naturalmente, nessuna parola sul recente voto sulla costituzionalizzazione dell’aborto né sul possibile riarmo e una retorica insistente sul tema dell’“unità”, ma scarsi e generici i riferimenti contenutistici di questa unità.

Stefano Fontana