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I tesori artistici della Cattedrale di Pistoia

Fin dal V Secolo c'è un vescovo a Pistoia. La cattedrale attuale, costruita nel X Secolo in stile romanico, ospita tesori d'arte, fra cui il crocefisso unica opera certa del pittore Coppo di Marcovaldo e l'altare di San Jacopo.

Cultura 17_05_2014
Pistoia

Nonostante venga menzionata per la prima volta in un atto notarile del 1923, la presenza attiva di un vescovo a Pistoia, e quindi di una chiesa cattedrale, sembra risalire al V secolo. Non ne è accertata l’originale posizione. È noto, invece, che fosse in principio intitolata a S. Martino di Tours, poi sostituito da San Zeno cui si aggiunsero, successivamente, S. Ruffino, Felice e Proculo in veste di contitolari.

L’edificio attuale è datato al X secolo, oggetto, però, di numerosi rifacimenti e restauri l’ultimo dei quali, il secolo scorso, riportò la chiesa al suo aspetto romanico. Lo si percepisce già osservando la facciata e il limitrofo campanile, più severo nel basamento e aperto in logge nei piani superiori. Come in molte altre chiese del territorio, il prospetto principale è caratterizzato dalla bicromia del bianco marmo e del serpentino verde scuro. L’arcata centrale del portico, più alta rispetto a quelle laterali, inquadra il portale sopra cui Andrea della Robbia, nel Cinquecento, pose una bellissima lunetta con Madonna e Bambino tra angeli, in terracotta policroma invetriata, tecnica appresa dal più famoso zio, Luca della Robbia, che di questo procedimento è considerato il padre.

Lo spazio interno è suddiviso da tre navate, coperte da capriate lignee quella centrale e da volte quelle laterali. Il presbiterio è rialzato dalla sottostante cripta. Sui lati si aprono cappelle che custodiscono diversi tesori d’arte. L’altare di San Jacopo, innanzitutto, un tempo custodito nell’omonima cappella, non più esistente, che ospitava le reliquie del Santo poi traslate a Compostela. Si tratta di un manufatto in lamina d’argento lavorata a sbalzo che Andrea di Jacopo di Ognibene intraprese nel  1287, in seguito ampliato e concluso solo nel 1456 grazie al susseguirsi degli interventi di numerosi artisti tra i quali il giovanissimo Brunelleschi. Padre Dante nelle bolgia dei ladri, nella sua Commedia, racconta l’incontro con Vanni di Fucci autore del più famoso e sacrilego furto, purtroppo non l’unico, compiuto ai danni del prezioso altare, una notte dell’anno 1293. E sempre a proposito di Dante in Cattedrale riposa uno dei suoi più cari amici, il poeta stilnovista Cino da Pistoia, ammirato anche da Petrarca e Bocaccio.

Nella navata destra si può ammirare l’unica opera certa del pittore fiorentino Coppo di Marcovaldo, in questo caso coadiuvato dal figlio Salerno. E’ un meraviglioso crocefisso ligneo dove il corpo inarcato di Gesù è rappresentato secondo l’iconografia del Cristus patiens, morente sulla croce, mentre i pannelli laterali raccontano sei scene della Passione.

La bottega di Giovanni d’Agostino da Siena realizzò nel 1337 i bassorilievi della vita di Sant’Atto dell’arca posta in controfacciata, dove un tempo erano custodite e venerate le sue spoglie poi trasferite in altra cappella.

Antistante la Cattedrale si erge il Battistero di San Giovanni in Corte, capolavoro di gotico toscano, che deve il suo nome alla chiesa longobarda di Santa Maria in Corte di cui prese il posto all’inizio del Trecento.