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POLEMICHE

I soldi di Pannella, regalo dello Stato

10 milioni di euro l'anno a chi li usa per combattere sistematicamente
la Chiesa e la dignità umana.

Altro 19_07_2011
radicali
Preceduto da un servizio intitolato “Pedofilia: che cosa sapeva il Papa”, il canale di Sky “Current” ha mandato in onda in prima serata, il 14 luglio, il primo episodio del film-documentario “The Vatican Insider - Il denaro in nome di Dio”.

Presentato come un documento dal respiro internazionale, che “si propone di raccontare la realtà della Chiesa cattolica in maniera esaustiva, chiara, indipendente. Un viaggio senza precedenti tra i misteri dello Stato più piccolo e segreto del mondo”, in realtà si è trattato di un delirio, durante il quale alla Chiesa – da che pulpito, poi – è stata insegnata la morale.

Il “respiro internazionale” è stato assicurato dal giornalista Robert Mickens, di “The Tablet” e dal teologo francese Frédéric Lenoir - famoso per aver paragonato, in uno dei suoi ultimi libri, la biografia di Gesù Cristo a quelle di Socrate e di Budda – per il quale, “nel corso dei secoli, la parola di Dio è stata il pretesto per la Chiesa per accumulare possedimenti”. “Faranno della tua casa una spelonca di ladri”, ha ricordato Lenoir, citando Malachia. Sulla stessa lunghezza d'onda monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea: “La Chiesa – ha detto – è tentata di stare con i ricchi, se questi aiutano la Chiesa”, ed ha aggiunto: “Come dice il Vangelo, è più facile che un cammello passi per una cruna d’ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”, dimenticando che la povertà cristiana, descritta nelle Beatitudini con l’espressione “poveri in spirito”, più che una condizione sociale, esprime l’atteggiamento religioso di indigenza e di umiltà dinanzi a Dio, al quale tutto è possibile.

Il “pezzo forte” della serata sono state indubbiamente le clamorose dichiarazioni dei due radicali intervistati. “Lo scopo della Chiesa è fare soldi”, hanno affermato. Svelando, poi, la "verità": “Il Vaticano è uno Stato patrimoniale, perché appartiene ad una singola persona”. L’8 per mille? “Un meccanismo truffaldino”. Il patrimonio immobiliare del Vaticano? “E’ stato valorizzato grazie agli sfratti operati nei confronti delle famiglie con disabili, proprio nel momento in cui aumentavano di valore le proprietà, peraltro gestite da società di comodo”. Le Chiese costruite sul territorio italiano negli ultimi 15 anni? “1.500 miliardi di euro sono stati destinati dallo Stato alla Chiesa, per costruire chiese, quando, nello stesso periodo, si è deciso il blocco dell’edilizia popolare”. Il costo della Chiesa per i cittadini italiani? “Superiore al costo della politica, nel suo insieme”. Il modello concordatario italiano? “Esportato in tutto il mondo”. L’Istituto per le Opere di Religione (IOR), poi, ha operato contribuendo a costituire “il più grande Stato capitalistico del mondo: una grande multinazionale, che opera nei settori della sanità, dell’istruzione, del turismo, delle proprietà immobiliari”. Sullo IOR, ricordando l’aiuto dato – a suo dire – a Giovanni Paolo II, sulla questione della Polonia, è intervenuto monsignor Bettazzi, sottolineando che “il fine non giustifica i mezzi”.
Quanta ostentazione di candore!

In realtà, ad aver campato alle spalle dello Stato per tanti anni sono proprio quei radicali che poretendono di insegnare la morale alla Chiesa. E, purtroppo, sono molti i cattolici – ministri e parlamentari – ad aver contribuito direttamente o ad aver operato con l’omissione, garantendo l’esistenza di un gruppo che, nel corso dei decenni, ha manipolato la società italiana, fino a contribuire, in maniera determinante, a farla divenire una società secolarizzata. 

I radicali hanno usufruito, in tutto questo tempo, di una quantità enorme di denaro di provenienza pubblica e la loro esistenza è stata consentita grazie a quelle decisioni, prese, di volta in volta, da entrambi gli schieramenti, con uno spirito e una volontà bipartisan senza precedenti.

Partendo dagli anni più recenti si deve ricordare che nell'agosto 2008 (governo Berlusconi) Radio Radicale – per limitarci solo a questa fonte di entrata - è stata l'unica emittente esclusa dal ridimensionamento dei fondi pubblici per l'editoria in quanto impresa radiofonica privata che ha svolto attività di interesse generale ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 230. La legge che riconosce le “imprese radiofoniche private che abbiano svolto attività di informazione di interesse generale” viene approvata nel 1990, per riconoscere le emittenti radiofoniche che avessero nei tre anni precedenti “trasmesso quotidianamente propri programmi informativi su avvenimenti politici, religiosi, economici, sociali, sindacali o letterari per non meno di nove ore comprese tra le ore sette e le ore venti” e avessero “esteso il numero di impianti al 50 per cento delle province e all'85 per cento delle regioni”. Nello stesso anno, viene approvata la cosiddetta "Legge Mammì", che attribuisce alla RAI il compito di trasmettere le sedute parlamentari.

Quando il governo (Prodi), nel 1997, rifiuta di rinnovare la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione del Parlamento e la Rai si accinge a creare la propria rete radiofonica, senatori a vita, presidenti emeriti della Corte Costituzionale – l’organo che Pannella definisce “la cupola della mafiosità partitocratica - chiedono al governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì che imponeva la realizzazione della rete radiofonica Rai per il Parlamento, di prorogare per altri 3 anni la convenzione con Radio Radicale e di affidare la convenzione in occasione del rinnovo successivo tramite una gara. Viene così approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224: "Trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari e agevolazioni per l'editoria". Mentre la legge conferma “lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara” e nelle more rinnova la convenzione con Radio Radicale per un ulteriore triennio, viene mantenuto l'obbligo per la Rai di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all'entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.

Nel 2001, 2004 (governo Berlusconi) e 2006 (governo Prodi), la convenzione con Radio Radicale viene rinnovata ogni volta all'interno delle disposizioni della legge finanziaria. Proprio nel 2006 – il 28 luglio, la seduta è la numero 28 del Senato della Repubblica - Domenico Gramazio, di Alleanza Nazionale, rivolge un’interrogazione a risposta scritta (la numero 4-00411 degli atti parlamentari) al Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi. I radicali sono per la prima volta al governo: Emma Bonino è Ministro del Commercio Internazionale ed alle Politiche europee. Gramazio scrive: “Nel mese di ottobre 2006 viene a scadenza la convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri ed il Centro di produzione s.p.a., proprietaria di Radio Radicale; i fondi confluenti in questa società, che percepisce finanziamenti quale organo di stampa della Lista Pannella e compensi per la trasmissione di servizi parlamentari, sembra che vengano trasferiti nelle casse della Lista Pannella, in tal modo finendo per costituire un ulteriore, surrettizio finanziamento pubblico al partito; dai bilanci pubblicati del Partito Radicale nell'anno 2004 risulta che questo ha un debito verso il Centro di produzione, ma un credito nei confronti della Lista Pannella del medesimo importo. Ciò potrebbe costituire, a giudizio dell'interrogante, sostanzialmente una partita di giro, che potrebbe preludere a surrettizi trasferimenti di somme tra Centro di produzione s.p.a. e Lista Pannella, utilizzando quale mezzo il Partito radicale. Si chiede di sapere: quali controlli vengano esercitati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento dell'editoria, perché i fondi assegnati siano effettivamente destinati alle finalità previste nella convenzione”. La risposta è il silenzio.

Il 30 dicembre 2009 (governo Berlusconi), con la pubblicazione del decreto legge "Milleproroghe" in Gazzetta Ufficiale, la convenzione viene di nuovo rinnovata: la durata viene ridotta da tre a due anni e l’importo da 10 milioni di euro a 9,9 milioni di euro l’anno.

La convenzione scade il 31 dicembre di quest’anno. Pannella ne sta già parlando da tempo. In questo modo: “Ricordo ancora una volta ai nostri ascoltatori: si informino di come Tremonti, e quindi Berlusconi, continuano a comportarsi da 2-3 anni, avendo di mira la speranza di ammazzare Radio Radicale. E devo dire: non ci contino (…). Il ministro Romani è ben disposto; per un altro verso ci può entrare anche il ministro della Cultura, Galan, che è ben disposto; però sono bene disposti e sono totalmente impotenti di andare nella direzione che sinceramente auspicano. Non parliamo di Gianni Letta che comunque resta, ed è sempre rimasto, attento ed impegnato, anche perché è stato sempre un ascoltatore della radio, non solo per controllarla, ma evidentemente perché riteneva fosse utile ascoltarla”.

Intanto, durante la discussione sulla manovra finanziaria, è stato presentato un ordine del giorno – dichiarato inammissibile dal Presidente della Camera per estraneità di materia – che “impegna il Governo a provvedere, entro la fine del 2011, alla proroga della convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e la Centro di produzione S.p.a., per gli anni 2012, 2013, 2014 stipulata ai sensi dell’articolo 1, comma 1, della legge 11 luglio 1998, n. 224, individuando, allo scopo, le risorse necessarie quantificate in 10,2 milioni di euro per ciascuno degli anni”.

Riferisce il sito di Radio Radicale, che “subito dopo la dichiarazione di inammissibilità, i deputati radicali hanno continuato la raccolta delle firme trasformando l'atto istituzionale in atto politico. Ora la raccolta delle sottoscrizioni è aperta anche ai senatori, ai deputati europei e ai consiglieri regionali di tutta Italia che, con la loro firma, intendano sostenere Radio Radicale e il servizio pubblico che svolge”. Sono oltre 190 i parlamentari che ad oggi hanno sottoscritto il testo. Tanti bei nomi di tutti i gruppi parlamentari e tanti cattolici o che si professano tali: da Pierluigi Castagnetti a Giuseppe Fioroni, da Gianfranco Rotondi a Savino Pezzotta; da Luigi Bobba a Renato Farina; nella lista dei firmatari c'è perfino Eugenia Roccella, già portavoce del “Family Day” e Sottosegretario di Stato alla Salute.

Cosa spinge tutti costoro a sostenere con i soldi delle nostre tasse il finanziamento di un partito che ha come unico scopo quello di eliminare o rendere irrilevante la presenza cattolica nella società e promuovere battaglie contro la vita, la famiglia e la libertà di educazione?