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VIVERE LA SOLENNITA' DI OGGI

I santi, la Chiesa che ci vuole salvare e per noi intercede

Le anime purganti e quelle gloriose ci amano e ci vogliono salvi, insieme a loro, e per questo intercedono per noi instancabilmente. Il resto è folclore, e non ci interessa.

Ecclesia 01_11_2017

Per la gran parte dei nostri contemporanei il termine ‘Chiesa’ è sinonimo della gerarchia ecclesiastica: la Chiesa sono il papa, i vescovi e i preti; per un’esigua minoranza, meglio informata, con quel termine si intende la comunità di tutti i cattolici, Pastori e fedeli insieme; ma anche così siamo ancora ben lontani dal dire cos’è veramente la Chiesa: in questo modo infatti la si definisce in base ad un criterio sociologico puramente orizzontale.

La Chiesa è ben altro, grazie a Dio!

La Chiesa è Gesù Cristo e tutti coloro che vivono in lui, uniti a lui, che vivono della sua vita. Essa è infatti un corpo, cioè un organismo vivente, di cui Cristo è la testa e tutti coloro che vivono in lui sono le membra. Potrebbe apparire una descrizione astratta o addirittura mitica; al contrario è la più reale e concreta. Gesù stesso spiega questo quando dice ai suoi discepoli che lui è la vite e noi siamo i tralci: siamo tutti insieme un’unica realtà vivente, uniti dalla circolazione invisibile ma realissima della medesima linfa, la grazia santificante, che scorre da Lui a noi, che ci fa figli di Dio e fratelli tra noi.

E chi sono questi ‘tutti’ di cui parliamo? Ecco la visione riduzionista di cui si diceva: ben che vada si intende l’insieme di Pastori e fedeli, e così facendo si dimentica la maggioranza che compone questo ‘tutti’. Grazie al Cielo la sapienza millenaria della liturgia cattolica ci viene in soccorso e dilata il nostro orizzonte, invitandoci, il primo novembre, a celebrare ‘in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi’ (come dice l’orazione della messa di questa festa) che sono in paradiso e, il giorno seguente, ad offrire la nostra preghiera di suffragio per le anime del purgatorio.

Come insegna il catechismo (ben fatto) esiste dunque una porzione di Chiesa che chiamiamo trionfante, cioè quella del Cielo, una che chiamiamo purgante, cioè quella che è nella purificazione, e una che chiamiamo militante, cioè quella che vive in questo mondo e che, per dirla con san Paolo, combatte quotidianamente la buona battaglia (ecco perché si chiama militante) per conservare la fede  e avere così accesso alla vita eterna.

Tutti questi, cioè la Vergine Maria e anime gloriose del Cielo, le anime del purgatorio e i fedeli che vivono in grazia di Dio su questa terra, sono ‘santi’ perché vivono della grazia santificante, sebbene in tre gradazioni diverse. Ecco perché questo triplice insieme che è la Chiesa si chiama anche ‘comunione dei santi’: i fedeli di Cristo del Cielo, del purgatorio e di questo mondo sono una sola grande famiglia, il cui vincolo unitivo è soprannaturale, è la appartenenza di tutti al medesimo Dio e Signore che ci ha creati, redenti e che ci vuole con sé per sempre. Questo legame, dunque, benché invisibile, ci rende fratelli e amici più di qualunque altra comunanza del sangue o delle idee o dell’affetto, che possiamo avere con chi non è in grazia di Dio.

Come dunque dobbiamo vivere questi due giorni? Noi della terra preghiamo i beati del Cielo, perché ci aiutino a seguire il loro esempio e ci assistano nelle nostre necessità; noi e i santi insieme preghiamo per le anime del purgatorio, perché sia abbreviato il tempo della necessaria preparazione al paradiso e possano raggiungerlo al più presto; le anime purganti e quelle gloriose ci amano e ci vogliono salvi, insieme a loro, e per questo intercedono per noi instancabilmente. Il resto è folclore, e non ci interessa.

Ecco la voce della Chiesa: “Fratelli svegliamoci dalla nostra deplorevole apatia! Sentiamo il desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro che ci aspettano, anticipiamo con il desiderio del cuore la condizione di coloro che ci aspettano in Cielo. Dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, dobbiamo desiderare di possedere la loro stessa felicità; per questo mentre aspettiamo di unirci a loro, stimoliamo nel nostro cuore l’aspirazione a condividerne la gloria” (San Bernardo di Chiaravalle).