I "progressisti": basta Messe nell'Università
Ma c'è un accordo fra ateneo e arcidiocesi. E la Costituzione spagnola, all'art. 16 sulla libertà di culto.
Esiste un accordo esplicito, firmato nel 1988, tra l’Università di Barcellona (UB) e l’arcivescovado della medesima città catalana. E la Costituzione spagnola, all’art. 16, difende espressamente la libertà religiosa. Tutto questo, però, non basta ai giovani dell’Associazione degli studenti progressisti che da ottobre boicottano e impediscono la celebrazione dell’Eucaristia nell’ateneo.
Certamente si tratta dell’ennesima manifestazione del clima anticattolico che pervade la Spagna da che José Luis Rodríguez Zapatero ha assunto le redini del Paese. Le proteste interne all’Università di Barcellona si sono del resto radicalizzate a partire della visita compiuta da Papa Benedetto XVI nella città, nel novembre scorso. È infatti da allora che gli studenti “progressisti” cercano di mettere fine alla tradizione della Messa del mercoledì, motivo per cui l’ateneo è stato costretto a porre la cappella delle celebrazioni sotto scorta. Ma nemmeno gli agenti di sicurezza sono riusciti a impedire l’ingresso, il 15 dicembre, di un gruppo di 40 “anticapella” che ha disturbato la liturgia mettendosi a conversare al cellulare, consumando panini e insultando apertamente i fedeli presenti.
Il 12 gennaio, poi, queste molestie hanno persino obbligato il rettore a sospendere indefinitamente la celebrazione settimanale dell’Eucarestia, frequentata regolarmente dagli studenti di tutte le facoltà vicine. L’Università ha pure emesso un comunicato con cui ha affermato che le Messe verrann riprese«quando sarà possibile garantire la sicurezza dei credenti» e che la direzione farà il possibile per «preservare l’esercizio di diritti fondamentali quali il diritto alla libertà religiosa e di culto, e il diritto alla libera espressione».
Tutto ebbe inizio quando, l’anno scorso, l’Università decise di unificare le facoltà di Scienze economiche e quella di Scienze aziendali, spostando così la cappella nel palazzo che ospita la prima, in una sala intitolata all’economista Joseph A. Schumpeter, precedentemente dedicata allo studio. Benjamí Moles, rappresentante degli studenti “progressisti”, ha per contro sostenuto che la sala è uno spazio necessario, richiesto dagli studenti da tempo, al che il decano della facoltà di Scienze Economiche, Elisenda Paluzie, si è difeso rispondendo: «ci sono altre sale abilitate, oltre quella occupata dalla capella». Ma è del tutto evidente che gli studenti rappresentanti da Moles mirano ben più in là: «Vogliamo che nell’università, pubblica e laica, non si celebrino più eucaristie».
I “progressiti”, insomma, vogliono disinvoltamente che l’università rompa gli accordi sottoscritti a suo tempo con l’arcivescovado.
A difesa dei diritti conculcati dei cristiani in Catalogna è quindi intervenuto Safor Diagonale, il servizio della Pastorale Universitaria dell’arcidiocesi di Barcellona, che ha reso pubblico un manifesto di denuncia. Inoltre, l’associazione cattolica E-Cristians ha diramato una importante nota esplicativa. Del resto, il suo presidente, Josep Mirò i Ardevol, membro del Pontificio Consiglio dei Laici, ha firmato un articolo da non ignorare, che, comparso sul sito Internet di Forum Libertas, propone a tutti una riflessioni profonda sulla vera portata dei fatti di Barcellona. Che davvero lasciano i cristiani sempre più inquieti.