Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Felice di Como a cura di Ermes Dovico
Migrazioni
a cura di Anna Bono
UNHCR

I profughi sono davvero più numerosi che mai?

Un docente dell’Università di Glasgow sostiene che i dati sui profughi sono parziali e che è sbagliato sia in termini relativi che assoluti parlare di un numero di profughi mai visto prima d’ora

Migrazioni 16_10_2019

Ogni anno ormai i rapporti dell’Unhcr esordiscono dicendo che è stato registrato un nuovo record di profughi. Anche il rapporto 2019,  richiamato il 7 ottobre a Ginevra dall’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi nel discorso di apertura del 70° incontro del Comitato esecutivo dell’Unhcr, ha rivelato che nel 2018 l’emergenza profughi si è ulteriormente aggravata, raggiungendo la cifra senza precedenti di 70,8 milioni, con un’altrettanto mai visto numero di richiedenti asilo, 3,5 milioni. I dati pubblicati dall’Unhcr vengono ripresi da mass media, politici, operatori umanitari di solito per ricordare che occorre fare di più per soccorrere i profughi e per evitare che si aprano nuove crisi e altre persone siano costrette a fuggire per salvarsi. Ma c’è chi non è d’accordo. La rivista The New Humanitarian il 3 ottobre ha pubblicato un articolo di Benjamin Thomas White, docente di storia dei profughi all’università di Glasgow, intitolato “Parlare di numeri mai visti di profughi è sbagliato e pericoloso”. È sbagliato, sostiene l’autore, perché in realtà non sappiamo se è vero e, anzi, probabilmente non lo è. Sappiamo ad esempio che durante la II guerra mondiale ci sono stati 200 milioni di profughi in Europa e in Asia, 100 milioni nella sola Cina. Inoltre i dati disponibili sono lacunosi. Lo stesso Unhcr solo dal 1967 ha avuto mandato di provvedere ai rifugiati di tutto il pianeta (ad eccezione dei palestinesi) e solo dagli anni 90 del secolo scorso ai profughi interni. Il numero di questi ultimi, che rappresentano i due terzi dei profughi registrati dall’Unhcr, è il più incerto per la difficoltà di raccogliere dati attendibili ed esaurienti. Bisogna poi considerare – dice l’autore – che in questo caso i valori assoluti sono meno rilevanti di quelli relativi. Rispetto alla popolazione mondiale l’attuale numero dei profughi non è il più rilevante. Alla fine degli anni 40 del XX secolo gli abitanti del pianeta erano di circa due miliardi e quindi durante la seconda guerra mondiale i profughi erano quasi il 10% della popolazione mondiale, mentre gli attuali 70,8 milioni rappresentano meno dell’1% degli attuali 7,7 miliardi di abitanti. Insistere sul fatto che i profughi continuano ad aumentare e sono numerosi come mai nella storia, conclude non a torto il professor White, rischia di creare un senso di impotenza e ineluttabilità di fronte a un problema di dimensioni troppo grandi e incontenibili che a sua volta può portare all’inazione.