Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Natale del Signore a cura di Ermes Dovico
PLANNED PARENTHOOD

I pro-life condannano la strage nella clinica abortista

Un uomo di mezza età irrompe in una clinica abortista di Planned Parenthood e fa una strage. Non lo fa per ideologia, ma per motivi ignoti, probabilmente problemi mentali. Uccide tre persone, fra cui un poliziotto profondamente cristiano. Le associazioni pro-life condannano. Ma la Clinton strumentalizza.

Esteri 29_11_2015
Robert Dear

Un uomo di mezza età con un lungo cappotto e un berretto da caccia si avvicina alla clinica abortista di Planned Parenthood di Colorado Springs. Sfodera un kalashnikov di contrabbando e inizia a sparare a caso. Due persone vengono uccise, il primo poliziotto che interviene sulla scena resta sul terreno, decine di persone scappano urlando. Arriva la polizia, inizia l’assedio. Senza ulteriori spargimenti di sangue la minaccia viene neutralizzata, l’uomo viene arrestato.

Il presunto (ancora presunto) assassino si chiama Robert Dear, 57 anni, della North Carolina. E’ un solitario, noto alla polizia per maltrattamenti su animali, vive come un orso in un casino di caccia sulle montagne, senza acqua corrente. Nel corso dell’interrogatorio non emerge nulla di ideologico nel suo folle gesto. Chi lo conosce, come James Russell un testimone intervistato che vive vicino a lui, lo descrive come una persone che “non dice nulla di coerente, parla di qualunque cosa”. Nessuno lo riconosce come un attivista pro-life. In compenso, una delle sue vittime, l’agente di polizia Garrett Swasey, 44 anni, era un attivista pro-life, un cristiano praticante, vice pastore della chiesa della sua comunità. Lascia una moglie e due figli. I suoi vicini lo ricordano come un uomo coraggioso e un padre amorevole, che traeva la sua forza e ispirazione dalla fede.

Il grande movimento per la vita americano si mobilita immediatamente per condannare la strage. National Right to Life, che rappresenta più di 3000 associazioni nei 50 stati americani “inequivocabilmente condanna le attività illegali e gli atti di violenza, indipendentemente dalla loro motivazione – si legge in un comunicato emesso durante la sparatoria – Il movimento pro-vita lavora per proteggere il diritto alla vita e per il rispetto della vita umana. Questo uso illegale della violenza è contrario al nostro scopo”. “Operation Rescue – un’altra grande organizzazione pro-life – deplora e denuncia inequivocabilmente la violenza in corso nella clinica abortista e vanta una lunga storia di lavoro attraverso canali pacifici per difendere le donne e i loro bambini. Noi esprimiamo viva preoccupazione per chiunque sia coinvolto (nella sparatoria, ndr) e preghiamo per la salvezza di coloro che si trovano nella clinica di Planned Parenthood, per gli agenti e per il personale della sicurezza. Preghiamo affinché questa tragica situazione possa risolversi presto e senza ulteriori sofferenze”.

Come si può vedere da questi e altri comunicati, emessi, è bene ricordarlo, durante la sparatoria, non si trovano “se” o “ma”. La condanna della violenza è netta. Eppure… quando non si sapeva ancora dell’identità dell’assassino, i commenti parlavano già di “integralismo cristiano”. E sui social network volava alta la solita tesi secondo cui “tutte le religioni sono assassine”. Ma non solo normali utenti stavano ideologizzando la vicenda: Hillary Clinton, candidata di punta alla presidenza degli Usa, ha subito lanciato il tweet: “Oggi e sempre con Planned Parenthood”. Come se la grande organizzazione abortista americana, che gode di finanziamenti pubblici milionari, fosse un ente perseguitato.

Sempre quando non era noto il motivo della strage e il carattere dello stragista, pressoché tutti i reportage hanno ricostruito la storia dell’attacco “ingiusto” subito da Planned Parenthood, ad opera dei conservatori, per “accuse false” sul commercio di organi e pezzi di embrioni umani. Tuttavia queste accuse sono supportate da video in cui dirigenti di PP parlano più che esplicitamente di questo commercio. E’ sulla base di queste prove che i Repubblicani, almeno su questo uniti, si battono in Congresso per togliere i finanziamenti pubblici a Planned Parenthood. Ma si tratta di una battaglia politica, appunto. Non di una campagna di istigazione all’odio. Il tentativo immediato di strumentalizzare la strage di Colorado Springs è stato dunque prematuro e si è affievolito nel corso della giornata, man mano che i dettagli emergevano, soprattutto dopo che la stessa Planned Parenthood ha emesso un comunicato in cui afferma che “non è chiaro” se la clinica fosse realmente il bersaglio del folle.

Di qui la strategia è cambiata. Dall’aborto si è passati al Secondo Emendamento (libertà di portare armi). E’ stato questo il tema dell’intervento di Barack Obama, che si è domandato retoricamente “con quanta facilità si possano reperire armi da guerra”. Sparare su un kalashnikov e sulla lobby delle armi è sempre un colpo sicuro.