I partiti, un sistema che la DSC critica
Un articolo intitolato “Un principe senza popolo – La crisi del partito politico nel contesto europeo” (Aggiornamenti sociali) avanza proposte per ridare ai partiti il loro popolo. Ma il punto è che il sistema dei partiti andrebbe ridimensionato
La situazione dei partiti politici, la loro evoluzione dal passato recente fino ad oggi e il loro futuro vengono esaminati in un articolo di Luciano Mario Fasano, dell’Università di Milano, dal titolo “Un principe senza popolo – La crisi del partito politico nel contesto europeo” (Aggiornamenti sociali, 1/2024). La ricostruzione storica delle varie forme di partito fatta dall’autore può essere istruttiva, ma le proposte da lui avanzate convincono poco. Credo che la Dottrina sociale della Chiesa richieda ben altro.
Una volta c’era il partito dei notabili, personalista ed elitario; poi abbiamo avuto quello di aggregazione di massa con gli iscritti, il tesseramento e i congressi, quindi quello “pigliatutti” con appartenenze eterogenee e in stretti legami con i palazzi del potere; in seguito è nato il partito personale incentrato su un leader, il partito-azienda sia come origine che come conduzione; e oggi il partito digitale, destrutturato, con un rapporto diretto tra il leader e la base, e la consultazione diretta sui portali telematici. L’articolo si occupa anche del sistema del finanziamento pubblico dei partiti, resosi secondo l’autore necessario, dato l’esaurimento del bacino degli iscritti.
Infine, ecco le proposte tese a ridare al “principe” (il partito) il suo popolo: a) collegi uninominali alle elezioni per favorire il rapporto tra elettori ed eletti; b) maggiore trasparenza sui finanziamenti e in genere sulla gestione interna dei partiti e disciplina giuridica sulla selezione dei candidati e della leadership: c) favorire la costruzione di élite politiche competenti attraverso una disciplina dei rapporti tra fondazioni private, centri di cultura e partiti.
Appare evidente che le proposte, oltre a essere scarsamente praticabili, sarebbero comunque interne al sistema dei partiti che in questo caso non si pensa di ridimensionare ma semmai di far funzionare meglio. La Dottrina sociale della Chiesa è invece sempre stata critica nei confronti del sistema dei partiti, considerati sempre “di parte” come dice il nome stesso. Essi dividono la società e, abbracciando le diverse ideologie oltre che i diversi interessi, attuano tra loro una lotta senza verità. Il sistema dei partiti va criticato, va ridimensionato, e si devono cercare ambiti di vita sociale e politica da esso indipendenti. I partiti, invece, tendono ad occupare tutti gli spazi sociali e politici e ad ampliarsi come delle piovre nella vita dei cittadini. Essi sono frutto dello Stato moderno, si oppongono ad una democrazia organica, non sono in grado di lavorare per il bene comune e non rispettano il principio di sussidiarietà. Le elezioni politiche non vanno intese come l’unico e l’eminente modo di fare politica, la quale si può e si deve fare fuori dai partiti in molti altri ambiti e occasioni. (Stefano Fontana)