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APOLOGETICA

I mille meriti della Chiesa, troppo snobbati

Guardiamo per esempio a diritto, arte, medicina, letteratura, economia, ingegneria e architettura. L'Occidente nasce dalla fede applicata e vissuta.

Cultura 03_09_2011
Guy de Chauliac

 

Il male può cancellare il bene? O meglio, il male può vincere sul bene? Il male tirannico, sanguinario, feroce, oppressivo, può eclissare definitivamente il bene? La storia assicura di no.

Essa attesta, infatti, che è sempre il bene a sopravanzare sul male, per quanto questo possa essere cruento e buio. Il secolo XX non rappresenta, forse, la più lampante prova di questa dinamica? Non è stato sconfitto il darwinismo sociale, messo in pratica su larga scala dal nazionalsocialismo? Non è stato abbattuto il socialismo reale? Non è stata evitata, nonostante più volte sfiorata, la guerra atomica? Non si è ricostruito tutto ciò che prima era stato distrutto? Se si riconosce, e non si potrebbe evitare di farlo se non si desiderasse entrare in contraddizione con la realtà, questa dinamica della storia, la si dovrà applicare a ogni situazione, con coerenza. Anche alla Chiesa, dunque.

Uno degli assi portanti della giustizia, già noto ai giuristi romani, consiste, infatti, nel principio per cui occorre "dare a ciascuno il suo", cioè, concisamente, riconoscere il bene a chi ha fatto il bene e il male a chi ha fatto il male. La vita, tuttavia, è più complessa, per cui accade, non di rado, che lo stesso soggetto abbia fatto sia il bene sia il male. "Dare a ciascuno il suo" assumerà allora una sfumatura più profonda: si dovrà riconoscere il bene e il male che ciascuno ha commesso.

Per essere giusti, si dovrebbe giudicare tutti secondo questo principio: anche la Chiesa. La Chiesa, quindi, dovrebbe essere chiamata in causa non solo per i misfatti di alcuni suoi preposti (come nel caso della piaga della pedofilia), ma anche per i suoi enormi meriti.
In sostanza: cosa si deve alla Chiesa? Non è, questa, una domanda retorica. Spesso ci si dimentica infatti quanto la civiltà occidentale e moderna debba all’opera diretta e indiretta del magistero. Una veloce carrellata offre una singolare prospettiva. Se non di tutto, quasi di tutto si deve essere riconoscenti. Diritto, arte, medicina, letteratura, economia, ingegneria, architettura sono solo alcuni degli ambiti in cui l’opera della Chiesa è stata fondamentale. Se nell’Alto Medioevo i tribunali secolari giudicavano con un solo grado di giudizio, le corti ecclesiastiche già conoscevano e ammettevano il grado d’appello, proposto direttamente al Papa, sebbene con opportune procedure e in determinati casi.

Mentre ancora alla metà del secolo XX, nella patria della libertà, gli Stati Uniti d'America, si infiammava la società sulla questione dei neri, riproposizione in chiave aggiornata del problema dello schiavismo, la Chiesa già nella prima metà del secolo XIX, ufficialmente e a tutto il mondo, aveva dichiarato illegittima ogni discriminazione e ogni schiavizzazione, soprattutto sulla base del colore della pelle. Così, infatti, si esprimeva Papa Gregorio XVI, nel lontano 1839: «Proibiamo e vietiamo a qualsiasi ecclesiastico o laico di difendere come lecita la tratta dei Negri». Mentre le altre religioni non cristiane, e più tardi le confessioni non cattoliche, sviluppavano una inestirpabile iconoclastia, la Chiesa non solo riconosceva la possibilità di ritrarre Dio, in quanto Cristo è la stessa immagine di Dio e la Chiesa il corpo mistico visibile del Cristo, ma poneva le basi per creare e affinare la sensibilità artistica e le tecniche durante i secoli.

Così i vari Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Masaccio, Bellini, Mantegna, Michelangelo, Raffaello, hanno potuto floridamente sviluppare il senso estetico dell’Occidente sugli innumerevoli crocifissi da loro ritratti: quello stesso crocifisso, oggi presuntivamente ritenuto nemico della laicità, che è stato ritratto da quasi tutti i grandi nomi dell’arte, perfino nel pieno del mutismo intellettuale dell’ateismo del secolo XX secolo. Si pensi del resto alle "crocifissioni" di Dalì, Picasso, Guttuso o Chagall.

Come non ricordare, inoltre, che la difesa più provvida e razionale, oltre che giuridicamente e filosoficamente incontestabile, della proprietà privata, cioè del fondamento del diritto civile universale e della libertà del mercato, sia stata cristallizzata nel modo più compiuto proprio da san Tommaso d’Aquino, non a torto per questo ritenuto da molti autorevoli economisti, giuristi e politologi uno dei padri persino del "liberalismo" moderno.

Ancora: alla Chiesa e ai padri della Chiesa, da parte di alcuni storici, si attribuisce adirittura l’invenzione del femminismo. Pur essendo meglio abbandonare la categoria ideologica del femminismo in quanto sicuramente lontana dal pensiero cristiano, non si può, tuttavia, non riconoscere la alta dignità che l’opera del magistero, per prima nella storia dell’umanità, ha tributato in modo istituzionale e dottrinale alla donna.
A titolo esemplificativo si potrebbe citare la lettera apostolica Mulieris dignitatem del beato Papa Giovanni Paolo II, o ciò che scriveva già nel secolo IV san Gregorio Nazianzeno sulla parità tra uomo e donna: «Perché la donna adultera deve essere castigata mentre l’uomo infedele non deve rendere conto a nessuno? Io non me la sento e non posso accettare una tale legislazione né seguire una tale consuetudine».

E, infine, la medicina. Gli storici della medicina contraddicono i luoghi comuni di marca ideologica sul presunto conflitto tra fede e ragione, tra scienza e religione, ricordando l’importanza  che la Chiesa ha avuto nello sviluppo di questa scienza. Si ricordi l’opera fondamentale svolta dai monasteri o dai centri della cristianità come Chartres, Cluny, Reichenau che videro sorgere, per mano del clero, università e centri di studio per la medicina dal secolo XII al XIV. Molti dei padri della medicina europea furono essi stessi dei chierici: per esempio il celebre Guy de Chauliac [nella foto] nel secolo XIV, autore di fondamentali trattati di anatomia e chirurgia, o, più di recente, il francescano Agostino Gemelli. Lo stesso Giovanni Paolo II, con piglio di storico, così scriveva nel 1982: «La Chiesa, sin dal suo sorgere, ha sempre guardato alla medicina come ad un sostegno importante della propria missione redentrice nei confronti dell’uomo, dagli antichissimi xenodochi ai primi complessi ospedalieri».

Insomma, sembra avesse davevro ragione Gilbert K. Chesterton scrivendo che, in un certo senso, «diventare cattolici allarga la mente».