I migranti, i conflitti, l'amicizia: il Papa risponde
Papa Francesco ha incontrato oggi i giovani del Movimento Eucaristico Giovanile, che festeggiava il centenario della sua fondazione. Ha proposto loro una meditazione sulle tensioni e i conflitti, che non devono essere rifiutati ma vissuti, risolvendoli però nel l'armonia di cui è segno divino l'Eucarestia.
Il 7 agosto 2015 Papa Francesco ha incontrato i giovani del Movimento Eucaristico Giovanile, che festeggiava il centenario della sua fondazione. Ha proposto loro una meditazione sulle tensioni e i conflitti, che non devono essere rifiutati ma vissuti, risolvendoli però nel l'armonia di cui è segno divino l'Eucarestia. Sul tema della tensione e del conflitto, il Papa ha fatto osservare che si tratta di realtà normali nell'esperienza umana. Che «cosa sarebbe – pensiamo – una società, una famiglia, un gruppo di amici, senza tensioni e senza conflitti? Sapete cosa sarebbe? Un cimitero. Perché non ci sono le tensioni e non ci sono i conflitti soltanto nelle cose morte. Quando c’è vita, c’è tensione e c’è conflitto».
Sono però nozioni che bisogna approfondire. Devo sempre «sviluppare questo concetto e cercare, nella mia vita, quali sono le vere tensioni, come vengono queste tensioni, perché sono tensioni che dicono che io sono vivo; e come sono questi conflitti». Le tensioni «ti fanno crescere, sviluppano il coraggio. E un giovane deve avere questa virtù del coraggio! Un giovane senza coraggio … è un giovane annacquato, è un giovane vecchio. Alcune volte mi viene di dire ai giovani: ‘Per favore, non andare in pensione!’, perché ci sono giovani che se ne vanno in pensione a 20 anni: hanno tutto sicuro, nella vita, tutto tranquillo e non hanno la tensione». Non bisogna però coltivare le tensioni in quanto tali, ma come strumento per la crescita. «Se tu ami la tensione per la tensione, questo ti farà male». Invece, «la tensione viene per aiutarci a fare un passo verso l’armonia». Occorre anche «non attaccarsi troppo a una tensione, perché questo alla fine distrugge. Ho detto che un giovane senza tensione è un giovane in pensione, un giovane ‘morto’; ma un giovane che soltanto sa vivere in tensione, è un giovane ammalato, eh? Questo lo si deve distinguere».
Quanto ai conflitti - il Papa ha risposto qui a un giovane indonesiano, che descriveva i conflitti religiosied etnici all'interno del suo Paese -, anche loro «possono farci bene, perché ci fanno capire le differenze, ci fanno capire come sono le cose diverse e ci fanno capire che se non troviamo una soluzione che risolva questo conflitto, ci sarà una vita di guerra». Il conflitto deve spingere a «cercare l’unità ma nel rispetto di ciascuna identità». Il confitto si risolve con il rispetto dell’identità», propria e altrui. E qui il Pontefice ha richiamato ancora una volta i cristiani perseguitati. «In Medio Oriente stiamo vedendo che tanta gente non è rispettata: le minoranze religiose, i cristiani … non solo non sono rispettati, ma tante volte sono uccisi, perseguitati … Perché? Perché non si rispetta la loro identità».
A braccio, Francesco ha accennato anche alla situazione dei Rohingya, musulmani che fuggono dalla Birmania attraverso l'Oceano Indiano: respingere disperati come loro, ha detto, è una forma di «guerra». Un giovane ha chiesto al Papa quale sia stata la più grande sfida che ha dovuto affrontare come religioso e gesuita. Francesco ha risposto: «trovare sempre la pace nel Signore, quella pace che soltanto Gesù ti può dare. Nei lavori, nei compiti, la sfida è trovare quella pace che significa che il Signore ti accompagna, che il Signore è vicino». Ma questo si traduce in un'altra sfida: «saper distinguere la pace di Gesù da un’altra pace che non è di Gesù: capito? E questo è una cosa che voi dovete imparare bene e chiedere al Signore la grazia di saper discernere la vera pace dalla falsa pace».
C'è una pace superficiale, «che ti fa contento, ti accontenta un po’ ma è superficiale, viene dal "nemico", dal diavolo e ti fa contento: ‘Ma, io sono contento, io non mi preoccupo di questo, sono in pace’. Ma dentro dentro dentro c’è un inganno!». Occorre saper riconoscere «la pace che viene dal ‘nemico’, che ti distrugge: sempre, il nemico distrugge! Ti fa credere che questa è la strada e poi, alla fine, ti lascia solo. Perché, ricordate questo: il diavolo è un mal pagatore, mai paga bene. Sempre ti truffa! E’ un truffatore! Ti fa vedere le cose truccate e tu credi che quello sia buono, che ti dia la pace, vai di là e alla fine non trovi la felicità». Lo si riconosce così: «il diavolo mai ti dà la gioia. Ti dà un po’ di divertimento, fa un po’ di circo, ti fa felice un attimo ma mai ti dà quella gioia. Quella gioia soltanto può darla Gesù».
Ma - ha chiesto un giovane - in questo XXI secolo come possiamo ancora vedere segni di gioia? «I segnali ci sono», ha risposto Francesco, per esempio «vedere i giovani come voi che credono che Gesù sia nell’Eucaristia, che credono che l’amore sia più forte dell’odio, che la pace sia più forte della guerra, che il rispetto sia più forte del conflitto, che l’armonia sia più forte delle tensioni ...». Certo, ha ammesso il Papa, viviamo in un'epoca terribile che lui stesso ha definito «la terza guerra mondiale». Ma i segni di speranza ci sono anche oggi. Tornando ai conflitti, Francesco ha esaminato quelli generazionali. I nonni, ha detto,«sono i ‘grandi dimenticati’ di questo tempo. Adesso un po’ meno, qui in Italia, perché siccome non c’è lavoro e loro hanno la pensione … si ricordano dei nonni! Ma i nonni sono i ‘grandi dimenticati’ e i nonni sono la memoria di una famiglia, la memoria del Paese, la memoria della fede, perché sono loro a darla a noi». L'esperienza insegna che «quando i nonni vivono a casa, aiutano tanto a risolvere le tensioni, normali in una famiglia. Non dimenticare i nonni!».
Il Papa ha poi risposto a una domanda sull’amicizia con Gesù. «Un’amicizia è sempre a due: io sono amico tuo e tu sei mio amico. E Gesù si manifesta sempre nella sua pace. Se tu ti avvicini a Gesù ti dà una pace, ti dà una gioia. E quando tu incontri Gesù - nella preghiera, in un’opera buona, in un’opera di aiuto all’altro; ci sono tante maniere per trovare Gesù … - sentirai la pace e anche la gioia». A un movimento eucaristico giovanile, il Papa ha dato qualche suggerimento su come spiegare ai coetanei la bellezza dell'Eucarestia. Fate capire, ha raccomandato, che «non è rituale soltanto, non è una cerimonia… Ci sono cerimonie bellissime, cerimonie militari, culturali: no, no! E’ un’altra cosa: è andare lì, sul Calvario, dove Gesù ha dato la sua vita per me. Ognuno deve dire questo e con questa memoria, vedendo Gesù, ricevendo il Corpo e il Sangue di Gesù, tu approfondisci il Mistero dell’Eucaristia». I giovani si annoiano a Messa «se si vive la Messa come un semplice rito» e non si mette al suo centro Gesù.
Il Papa ha riassunto così l'incontro: «Pensate a queste parole: tensione-dialogo; conflitto-rispetto-dialogo; contraccambio della presenza di Gesù-amicizia con Gesù: pace e gioia; incontro con Gesù: stupore, gioia, pace, avanti; approfondire l’Eucaristia: memoria di quello che ha fatto Gesù». «Stiamo in guerra; ma ci sono anche tante cose belle e tante cose buone e tanti santi nascosti nel popolo di Dio. Dio è presente. Dio è presente e ci sono tanti, tanti motivi di speranza per andare avanti. Coraggio e avanti!».