I media sparano sul governo. Ma contano sempre meno
Il braccio di ferro con l'Ue sull'immigrazione, la preoccupazione per le questioni finanziarie e di bilancio, i malumori fra M5S e Lega: quasi tutti i quotidiani non ne lasciano passare una al governo Conte. Solo un paio di testate nazionali sono a favore, tutti gli altri contro i giallo-verdi. Ma quanto conta la stampa nell'era dei social network?
Il braccio di ferro tra il governo italiano e l’Unione Europea, sui migranti ma anche sulle questioni finanziarie e di bilancio, è la spia di una crescente ostilità delle cancellerie di mezza Europa nei confronti dell’ondata sovranista nel nostro Paese. Le minacce italiane di tagliare i fondi all’Ue non sono nuove: anche il governo Renzi utilizzò quell’arma per farsi ascoltare anni fa, ma oggi lo scenario è completamente diverso, perché l’esecutivo giallo-verde, a differenza dei precedenti, può giocare di sponda con altri governi come quello ungherese che intendono scardinare gli assetti esistenti a Bruxelles.
Le elezioni europee del maggio 2019 potranno segnare una svolta in questo senso, in base ai numeri che usciranno dalle urne e che determineranno i nuovi equilibri nel Parlamento di Strasburgo. Ma nel frattempo, accanto ai vertici Ue, a uno spavaldo Macron e alla magistratura italiana, che sembra tornata a puntare i piedi e a rivendicare maggiore rispetto da parte di certa classe politica, in particolare quella leghista, si segnalano strane convergenze antigovernative anche in ambito editoriale. Non appena il Sottosegretario all’editoria, Vito Crimi ha annunciato una profonda revisione del sistema dei finanziamenti alla carta stampata e ai media in generale, con la predisposizione di incentivi finalizzati ad aiutare i lettori più che le aziende editoriali, le principali testate italiane si sono incattivite nei riguardi dell’esecutivo Conte, denunciandone l’isolamento internazionale e paventando il rischio di una nuova crisi finanziaria dagli esiti imprevedibili.
Non si tratta, sia ben chiaro, di ottuso pregiudizio. Gli elementi per alimentare una certa preoccupazione ci sono tutti. La fuga di capitali dal nostro Paese prosegue ed è in accentuazione negli ultimi mesi. L’agenzia britannica di rating Fitch proprio in queste ore sta disegnando un quadro a tinte fosche dell’affidabilità italiana, con riferimento all’esorbitante debito pubblico che grava sulle tasche di ciascuno di noi, e sta lasciando presagire un ulteriore declassamento della nostra economia. "Le divergenze fra Lega e M5S – dichiarano quelli di Fitch - renderanno sempre più difficili le scelte economiche del governo. Le iniziative di carattere economico contenute nel programma, lanciate senza copertura, porteranno il deficit al limite di rottura. In questo clima di incertezza, inoltre, le banche hanno rallentato il ritmo di smaltimento dei crediti in sofferenza". Tutti fattori che concorrono a destabilizzare la situazione politica italiana, con effetti a catena su tutta Europa.
I giornali italiani su questo si stanno particolarmente accanendo. Non accadeva da anni che i principali quotidiani generalisti si ritrovassero concordi nel tiro al bersaglio contro l’esecutivo. Il Corriere della Sera è più equilibrato, ma sempre pronto a evidenziare le contraddizioni e le divisioni tra le due anime del Movimento Cinque Stelle e tra i due alleati di governo. La Repubblica e La Stampa sono i più ostili a Lega e grillini e non perdono occasione per denunciarne pressappochismo e inaffidabilità, senza escludere una crisi di governo ad ogni piè sospinto. Ma a remare contro l’esecutivo anche il principale quotidiano della galassia berlusconiana, Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti, che ogni giorno auspica il ritorno di Matteo Salvini nel centrodestra, la rottura dell’intesa con i Cinque Stelle e la rapida dissoluzione della maggioranza di governo. E che dire del Foglio che, dopo la delusione per la rapida eclissi del renzismo e per il naufragio di qualsiasi Patto del Nazareno, ipotizza addirittura una fusione tra Lega e Cinque Stelle in un unico contenitore sovranista e populista, e dunque suggerisce a tutte le opposizioni di unirsi e fare fronte comune contro i “barbari”.
Si distingue in parte il quotidiano Libero, che differenzia nettamente il trattamento riservato al Carroccio da quello riservato al Movimento Cinque Stelle: a favore di Matteo Salvini addirittura promuove una raccolta di firme, mentre di Luigi Di Maio e i suoi dice peste e corna, deridendo il personale politico pentastellato. A parti invertite Il Fatto Quotidiano, da sempre simpatizzante dei Cinque Stelle, in particolare di quella fazione giustizialista che vede come fumo negli occhi l’attuale intesa con la Lega, un tempo alleata di governo dell’odiato Silvio Berlusconi, e coinvolta in molte inchieste e numerosi processi che imbarazzano ampie fette di base pentastellata.
Che i giornali possano orientare l’opinione pubblica, condizionare e fare pressioni su chi governa è sempre meno vero. Sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio raggiungono un pubblico infinitamente più numeroso attraverso la Rete e i social. Tuttavia fa sorridere questa convergenza tra giornali tradizionalmente di destra e giornali tradizionalmente di sinistra nell’attaccare un esecutivo e nel paventare rischi per il futuro della nazione. Ancora una volta il giornalismo pretende di condizionare e orientare, anziché limitarsi a raccontare in modo imparziale la verità ai cittadini.