I martiri spagnoli, esempi di eroismo cristiano
Oggi la Chiesa commemora molti dei cristiani martirizzati in odio alla fede durante la guerra civile spagnola (1936-1939). Tra questi testimoni di Cristo - diverse centinaia di sacerdoti, religiosi e laici - ci sono moltissimi esempi di virtù eroica vissuta fino allo stremo. Che ricordano quanto diceva san Paolo sulla sua vita come “buona battaglia”. E sono uno sprone a imitarli.
Negli ultimi tempi si è parlato molto dello spostamento dei resti mortali di Francisco Franco, leader spagnolo che governò il Paese con pugno di ferro dal 1939 al 1975. I resti mortali del Caudillo sono stati spostati da un luogo di sepoltura meta di pellegrinaggio a un altro più appartato. Lasciando da parte le polemiche e le diverse opinioni, questi fatti ci riportano a pensare alla guerra civile spagnola (1936-1939), un grande massacro che provocò ingenti perdite tra la popolazione, incluse uccisioni in odio alla religione. La Chiesa celebra molti dei martiri spagnoli il 6 novembre ed essi ci fanno riflettere su cosa sia l’eroismo cristiano.
Tra il 1987 e il 2019, ci sono state varie beatificazioni e canonizzazioni dei martiri spagnoli. Essi sono varie centinaia, che comprendono moltissimi esempi di virtù eroica cristiana vissuta allo stremo. Questi martiri, tra cui si contano anche tantissimi laici, appartenevano a diverse famiglie religiose, come la carmelitana della carità Apollonia Lizarraga, fatta a pezzi dai miliziani nel 1936, o il seminarista Giuseppe Casas Ros, ucciso senza processo nello stesso anno - insieme al cugino Gioacchino di San Giuseppe, frate carmelitano - per non aver voluto rinunziare alla propria fede.
La procedura canonica per le cause di beatificazione e canonizzazione richiede, tra l’altro, quanto segue: “Ad iniziare l’istruttoria è competente il vescovo della diocesi in cui è morta la persona di cui è richiesta la beatificazione. Il gruppo promotore (Actor Causae): diocesi, parrocchia, congregazione religiosa, associazione, tramite il postulatore chiede al vescovo l’apertura dell’istruttoria. Il vescovo, ottenuto il nulla osta della Santa Sede, costituisce un apposito Tribunale diocesano. Davanti al Tribunale i testimoni sono chiamati a riferire fatti concreti sull’esercizio, ritenuto eroico, delle virtù cristiane, e cioè delle virtù teologali: fede, speranza e carità, e delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza, fortezza, e delle altre specifiche del proprio stato di vita. Inoltre, si devono raccogliere tutti i documenti riguardanti il candidato. Da questo momento gli compete il titolo di Servo/a di Dio”.
Il martire cristiano mostra eroismo, cioè quella virtù che sprezza le circostanze avverse non perché esse non facciano paura, ma perché la forza che viene dalla fede è più forte di quella che viene dalla paura. Ma le virtù eroiche non si dimostrano soltanto con il martirio della vita, ma anche con le rinunce quotidiane che ci aiutano a non assecondare i desideri contrari alla volontà di Dio o a saper resistere a circostanze avverse che la vita purtroppo presenta.
L’eroe cristiano crede nella Giustizia divina e sa che la vita molto spesso non è giusta, sa che non sempre chi ha di più merita rispetto a chi ha di meno, sa che ci troviamo spesso nei panni di Giobbe nel dover accettare sofferenze che magari non meritiamo. Nel passato il culto dell’eroe era più vivo che al giorno d’oggi, ma dovremmo tornare a riconsiderare l’eroe cristiano come un ideale di vita, un eroe che combatte per quello in cui crede contro nemici esterni e interni. Perché i nemici non sono solo all’esterno della Chiesa, ma sono anche all’interno.
E c’è poi, per tutti, il nemico più implacabile: sé stessi. Ritorniamo alla nobiltà della cavalleria e respingiamo l’idea del cristiano come l’immagine del bacia tonache. George Dumézil aveva riconosciuto che della tripartizione che formava l’orizzonte culturale dell’uomo indoeuropeo faceva parte il guerriero. San Paolo ci ha rappresentato la vicenda della sua vita come una “buona battaglia”. I martiri spagnoli e tanti altri martiri ci richiamano a una pratica cristiana vigilante, orante e militante.