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L'ATTESA

I laici che non ti aspetti e quel grido: «È arrivato il Signore»

É appena cominciato l'Avvento e chiedo ai ragazzi quando hanno atteso qualcosa o qualcuno. Varie mani si alzano. I ragazzi raccontano: l'attesa del fratello più grande per la prima volta lontano, del papà via da casa per tre mesi, l'attesa della nascita del cuginetto... 

Editoriali 08_12_2015
La Natività di Giotto

La catechista è in ritardo e mentre la aspetto insieme con i ragazzi, che cosa mi posso inventare? Ovvio: è appena cominciato l'Avvento e chiedo ai ragazzi quando hanno atteso qualcosa o qualcuno. Varie mani si alzano. I ragazzi raccontano: l'attesa del fratello più grande per la prima volta lontano per un lavoretto estivo, o del papà ugualmente via da casa per tre mesi; l'attesa della nascita del cuginetto e, per alcuni, l'attesa della prima comunione. E poi l'attesa di vari modelli di play-station, subito spavaldamente condivisa da un gruppetto. I ragazzi si imbarcano per la Traversata dell'anno liturgico e si impegnano a spiegare cos'è l'Avvento. 

Quest'anno siamo presi da un'attesa più intensa e meno scontata. Anchei ragazzi lo percepiscono vivamente. Vorremmo che i giorni fiorissero nella pace e senza paura, e che il Giubileo aprisse porte di serenità. «Ragazzi», dico, «noi abbiamo la porta Santa da passare, è nella nostra Chiesa, la potremo attraversare ogni giorno. L'abbiamo in casa». La concretezza delle occasioni è con noi. Cominciamo a cantare l'attesa dell'Avvento in compagnia con il profeta Giovanni che grida l'invocazione di Isaia: «Voce di colui che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore». Intanto un gruppetto di ragazzi e di genitori si dedica all'impianto del ”presepio del catechismo” accanto a Battistero. 

L'Avvento non corre a precipizio verso Natale, ma accende pazientemente una candela alla volta per ciascuna domenica. Intanto la Tv ci informa di un’attesa svilita e mortificata, tra le inutili precauzioni di un preside che abolisce fin la data del Natale, e il maldestro “passo indietro” di un prelato. Siamo percorsi da brividi di confusione, come chi improvvisamente si trova senza la difesa del capitano nel momento in cui crollano le mura della città. Ci tocca consolarci con il “laico” Massimo Gramellini che dalla prima pagina di Repubblica difende con decisione il canto “Tu scendi dalle stelle”; o con Vittorio Sgarbi che in una trasmissione proclama l’umanità nuova nata da quel Bambino e augura «Buon Natale a tutti voi che non siete nati il giorno in cui è nato Gesù Cristo, ma dovete a Gesù Cristo la vostra libertà, la bellezza, l’indipendenza della donna, tutto…». 

E tuttavia, la testimonianza più bella e lo slancio più deciso vengono ancora da papa Francesco che non ha avuto paura di aprire la prima Porta santa nel mezzo della guerriglia e delle rappresaglie del Centrafrica. La donna che l’ha accolto all’aeroporto grida: «É arrivato il Signore a casa nostra. Questo cambia tutto».