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VISIONI

I guardiani del destino

Matt Damon è un giovane politico con un brillante futuro da candidato presidenziale, ma alcune fotografie stroncando la sua carriera sul più bello...

Visioni 18_06_2011
Guardiani
 

Regia: George Nolfi; interpreti: Matt Damon, Emily Blunt, Shohreh Aghdashloo, John Slattery, Terence Stamp Thriller; durata: 106 min.               

Tratto da un racconto di Philip K. Dick, con una messa in scena che rimanda immediatamente allo stile del suo creatore, I guardiani del destino, come spesso succede ai racconti di Dick, ha il suo punto forte nella narrazione, più che in alcuni presupposti che mettono alla prova anche la passione per la fantascienza.

Matt Damon è un giovane politico americano che sembra avere un brillante futuro anche da candidato presidenziale, se non fosse che alcune immagini di intemperanze giovanili vengono improvvisamente rese pubbliche, stroncando la sua carriera sul più bello. Solo e frustrato, incontra casualmente una ragazza sul bus (la bellissima Emily Blunt) ed è colpo di fulmine, anche se tutto sembra mettersi di traverso a che i due si rivedano. Il protagonista, casualmente, scoprirà anche il perché: un gruppo di misteriosi uomini in impermeabile e cappello manipola bellamente le vite degli uomini, per obbedire a un misterioso progetto.                                                                          
 
La sospensione del libero arbitrio, spiega quello che sembra essere il capo degli “uomini col cappello” colto sul fatto dal protagonista (un misurato ma inquietante Terence Stamp), viene decisa da un misterioso “direttore”, quando gli uomini si rivelano incapaci di dominare i loro istinti e indulgono in guerre e massacri. Per esempio, dopo l’Impero Romano (governato in realtà dall’alto) gli uomini vennero lasciati liberi e caddero nell’oscurità medievale, per cui si rese ancora necessario l’intervento superiore. A parte le perplessità che potrebbe suscitare una scansione tanto semplicistica della storia (i Romani hanno costituito un impero solo a furia di buone azioni?), stupisce anche una certa facilità con la quale il protagonista riesce a scardinare i progetti che vorrebbero impedirgli di rincontrare la donna che ama.
 
D’altronde il bello del film è proprio nei particolari apparentemente insignificanti cui prestare attenzione, e  in alcuni effetti speciali legati alla possibilità di legare luoghi lontanissimi tra di loro sapendo solo qual è la porta giusta da aprire (un trucco che era stato splendidamente realizzato anche in Monster & Co. della Pixar), ma solo se avete in testa il cappello giusto. Realizzato con cura, con un ritmo adeguato e personaggi originali (anche se vestiti tutti alla stessa maniera...), un bell’esempio di fantascienza che può anche sollevare domande più approfondite.

  • L'ultimo dei Templari
(Regia: Dominic Sena; interpreti: Nicolas Cage, Ron Perlman, Stephen Campbell Moore, Claire Foy, Stephen Graham; genere: avventura; durata: 95 min.)
Solito pastrocchio che si regge sull’assioma “Medio Evo: secoli bui” e che coi Templari comunque non c’entra niente. Nicolas Cage ai minimi storici alle prese con una presunta strega da scortare in un monastero dove verrà torturata. Crisi esistenziali, fuga, vendette e urla assortite. Insopportabile.

  • Priest
(Regia: Scott Stewart. Interpreti: Paul Bettany, Cam Gigandet, Maggie Q, Karl Urban, Lily Collins.
Genere: Horror; durata: 87 min.)
Il prete del titolo in realtà è un cacciatore di vampiri di un mondo in perenne lotta con le forze oscure. Tratto da un fumetto coreano e interpretato da Paul Bettany per la terza volta in un ruolo sacerdotale, dopo Il codice DaVinci e Legion, il film oltre agli effetti speciali e alle atmosfere post-nucleari ha ben poco da offrire.
 
  • Libera uscita
(Regia: Bobby Farrelly, Peter Farrelly; interpreti: Owen Wilson, Jason Sudeikis, Jenna Fischer, Christina Applegate, Richard Jenkins; genere: commedia;  durata: 105 min.)
Per evadere dalla routine familiare, due mogli concedono ai rispettivi mariti bambinoni una settimana di libera uscita. Ma dopo aver visto cosa si concedono i due, chiunque tornerebbe di corsa in ginocchio dalla consorte. Se vuole essere un elegia del matrimonio, è comunque deprimente.

  • Venere nera
(Regia: Abdel Kechiche; interpreti: Andre Jacobs, Olivier Gourmet, Jonathan Pienaar, Jean-Christophe Bouvet, Olivier Loustau; genere: drammatico; durata: 166 min.) 
Mascherati da interesse scientifico, ma in realtà curiosità morbosa e razzismo sono i motivi che hanno trasformato una donna africana in un fenomeno da baraccone nella Francia del primo ottocento. Un’interessante (anche se eccessivamente lunga) analogia con la società dello spettacolo odierna.