I giorni di agosto
I giorni di agosto sono fatti per essere respirati a pieni polmoni. Sono nati per lasciarti gli indizi giusti per la tua rinascita, per il tuo riscatto. Sono stati pensati per insegnarti la quiete del pensiero, la forza della commozione e lo stupore per il divino.
I giorni di agosto sono come grandi pagine bianche, aperte sotto il cristallo del cielo estivo, tutte da scrivere in bella grafia ariosa e con caratteri svolazzanti. Sono pegni di speranza per il futuro che maturano al sole. Sono un’ininterrotta sospensione del tempo, preludio dell’eternità dove il tempo non esiste.
I giorni di agosto assomigliano ai neumi lasciati sulla sabbia dalle onde, incomprensibili, misteriosi e forse per questo così affascinanti. Sembrano volare alti, diafani e immateriali, così perfetti tanto sono identici alle nostre giornate ideali. Paiono gravidi di promesse, opulenti nella loro magnanimità.
I giorni di agosto diventano tante barchette di carta che beccheggiano oziose prima vicino alla riva di luglio e poi a quella di settembre. Si mutano in una collana di una trentina di perle di mare che ami far scorrere tra le dita abbronzate. Prendono le sembianze del vociare dei bambini sulla battigia, dei succulenti limoni spaccati a metà sulla tavola, delle luci che galleggiano sulla notte del lago, dei ricordi che sanno di ultimo giorno di liceo.
I giorni di agosto si perdono tra i vicoli dell’antico borgo, così simili all’intreccio della vita che vorresti fosse tua. Si smarriscono sotto il manto silenzioso dei pini marittimi e nelle chiacchiere dolci delle comari che stanno sedute presso l’uscio attendendo, senza saperlo, che l’incanto di questa estate si compia. Si consumano privi di fatica sul tratturo che si fa sentiero e poi si inerpica fino a quella cresta il cui profilo pare il tuo.
I giorni di agosto cercano riposo tra le pieghe del bucato steso all’aperto, così fresco di sole. Desiderano cullarsi tra le braccia di tua figlia che gioca con le bambole. Chiedono di decifrare la ragnatela di rughe che, come un tatuaggio naturale, impreziosisce il viso di quell’anziana donna sporta sul balcone di casa a spingere lo sguardo oltre i tetti, quasi aspettasse il ritorno del marito che l’attende in cielo.
I giorni di agosto sono fatti per essere respirati a pieni polmoni. Sono nati per lasciarti gli indizi giusti per la tua rinascita, per il tuo riscatto. Sono stati pensati per insegnarti la quiete del pensiero, la forza della commozione e lo stupore per il divino.
I giorni di agosto vivono guardando l’ondeggiare dei rami degli alberi al vento, quasi un respiro che li solleva e abbassa senza posa. Prendono esistenza tra i libri usati di una bancarella, tra i sacchetti di lavanda nascosti negli armadi che, non sai perché, ti ricordano tua zia, tra l’acciottolato che ti porta finalmente a casa. Conducono una vita segreta oltre la linea perfetta dell’orizzonte, oltre i tramonti alla Turner – ed ogni sera è un trionfo – oltre il velluto nero che palpita dei fuochi delle stelle.
I giorni di agosto, chiari e senza dubbi, ti parlano mentre fai finta di ascoltare gli altri e dentro te c’è tempesta. Ti sussurrano briciole di verità che divori affamato, non più sazio della noia di discorsi scontati, rancido pasto di tutto un anno cittadino. Ti narrano storie che ti paiono nuove, ma erano le stesse che tua madre ti raccontava prima di farti chiudere gli occhi.
I giorni di agosto incidono la carne dell’anima per farla sanguinare, per farla risanare. Marchiano i pensieri per renderli autentici, genuini, tuoi. Segnano con indelebile tratto vermiglio le ore spese al sole, tanto che le ricorderai anche nel duro e spento inverno del nord.
I giorni di agosto, ardenti ed avidi di luce, danzano nel catino arroventato del meriggio. Ballano al ritmo di quella bianca tenda che, lenta e maestosa, si gonfia per la brezza e poi, all’apice della sua rotondità, si fa esile e di nuovo torna panciuta. Si agitano al suono del vento tra le sartie delle barche nel porto ed anche tu pensi che ormai è venuto il tempo di mollare gli ormeggi.
I giorni di agosto passano, ma non invecchiano. Trascorrono come le pagine di un romanzo voltate dal vento prima in un verso e poi nell’altro. Corrono rapidi verso la meta, verso quel punto nel passato da cui è originato tutto, in quel sorriso incielato che, quasi un sospiro, è stato il suo modo più sommesso per dirti addio.
Ma già settembre si sfoglia sulle cime degli alberi.