I ghiacci artici sopravvivono a caldo e fake news
Nell'Artide si sta sciogliendo anche "l'ultima area di ghiaccio": la notizia ha fatto il giro di tutto il mondo ed è stata rilanciata anche dal segretario dell'ONU. Ma la verità è che i ghiacci artici si mantengono nella media degli ultimi decenni.
L'allarme choc l'hanno suonato qualche giorno fa il Guardian e l'Independent: davanti alla costa nord della Groenlandia s'è infranto per la prima volta “l'ultimo baluardo”, “il ghiaccio più antico, più spesso e più resistente” dell'Artide; nella cosiddetta “ultima area di ghiaccio” il ghiaccio s'è frantumato, l'acqua marina è penetrata tra i frantumi che se ne vanno alla deriva in balia dei venti. Motivo? Ovvio: il riscaldamento globale antropogenico sta divorando i ghiacci, e se anche l'ultimo baluardo è crollato vuol dire che la situazione è ormai estremamente preoccupante. Tanto che se ne preoccupa pure il segretario generale dell'ONU, António Guterres, che si precipita a twittare la notizia (tweet subito rilanciato su twitter della Pontificia accademia delle scienze), commentando: “dobbiamo agire subito [contro il riscaldamento globale], domani sarà troppo tardi”.
I media rilanciano con sbrigativi copia-incolla; la gran parte dei nostrani non fa eccezione, dal Corriere a Repubblica, dall'ANSA a Rai News, dal Messaggero ad Avvenire.
Rassicuriamo i lettori, che da un allarme così squillante e ultimativo fossero stati indotti a ritenere che quest'estate di ghiaccio artico ne sia rimasto ben poco e che, dopo un lungo logoramento, il “riscaldamento globale” abbia infine sferrato in Artide l'assalto letale. Qui , qui e qui tre immagini satellitari che mostrano la frattura. Qui un'immagine che aiuta a capire meglio dove, rispetto al resto dei ghiacci artici, si colloca la frattura, e che chiarisce come, a dispetto della stessa e dell'ingordo “riscaldamento globale”, l'Artide è stato ingombro di ghiaccio pure in agosto. Aggiungiamo: che quella violata dalla frattura sia “l'ultima area di ghiaccio” è un'idea che ingolosisce il giornalista a caccia di scoop, ma non ha riscontro scientifico rigoroso, tanto che sul Guardian la stessa Ruth Mottram, ricercatrice del Danish Meteorological Institute, dopo aver affermato che questa è stata spesso chiamata “l'ultima area di ghiaccio” perché si riteneva che «l'ultimo ghiaccio marino perenne nell'artico si trovasse lì», si affretta a precisare che «gli eventi dell'ultima settimana [ossia: la rottura di quel ghiaccio] suggeriscono che, in realtà, l'ultima area di ghiaccio potrebbe trovarsi più a ovest».
A ben vedere, infatti, e se le parole hanno un senso, l' “ultima area di ghiaccio” significa “l'area di quel ghiaccio che sarà l'ultimo a venir meno, quello che verrà meno solo dopo tutto l'altro ghiaccio”; ebbene, il fatto che nella presunta “ultima area di ghiaccio” il ghiaccio vada in frantumi e al contempo – come evidenzia l'immagine già presentata – permanga integra una gran quantità di ghiaccio palesa che quella tutto è tranne che “l'ultima area di ghiaccio” dell'Artide.
Al di là delle sortite sensazionalistiche, ecco qualche notizia più precisa sullo stato di salute dei ghiacci artici. Ai primi di settembre lo scioglimento estivo è quasi terminato, e pertanto il volume dei ghiacci è prossimo al minimo annuale, che per il 2018 è superiore a 2016 e 2017 e si situa sui livelli della media 2004-2013 (vedi qui). La stima dei volumi glaciali artici mostra un chiaro declino dal 1979 al principio del XXI secolo, e una altrettanto chiara stabilizzazione dal 2010 a oggi (vedi qui e qui). Con buona pace del “riscaldamento globale”, la temperatura artica media è stata inferiore alla media 1958-2002 in giugno, luglio e nei primi giorni di agosto, mese durante il quale le è stata appena superiore salvo poi, negli ultimi giorni, scendere sotto 0 °C (vedi qui).
Poiché è stata evocata anche la Groenlandia, non è inutile puntualizzare che da settembre 2017 ad agosto 2018 la massa di ghiaccio e neve in superficie ha guadagnato più di 500 miliardi di tonnellate (vedi qui), poco meno di quante ne aveva guadagnate da settembre 2016 ad agosto 2017 (vedi qui e qui), sicché questo biennio fa registrare un guadagno complessivo di oltre mille miliardi di tonnellate (vedi qui), nettamente superiore alla media 1981-2010. (Alessandro Martinetti)