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TELEVISIONE

I furbetti della fiction che falsifica la Chiesa

"Il tredicesimo apostolo" su Canale 5 è il classico esempio di Tv sapientemente orchestrata per screditare i credenti.

Attualità 19_01_2012
tredicesimo apostolo È una produzione di genere fantasy, cioè costruita su eventi, situazioni, fatti e personaggi di pura fantasia. In quanto tale, si connota a priori come racconto poco attendibile e tantomeno credibile. Eppure l’uso sapiente e un po’ furbetto delle tecniche narrative ispirate alle logiche della verosimiglianza ne ha fatto un prodotto capace di riscuotere un discreto successo di pubblico e di scuotere la coscienza di più di uno spettatore.

Si tratta di “Il tredicesimo apostolo – Il prescelto”, nuova produzione in onda su Canale 5 (mercoledì ore 21.10) che ha per protagonisti Claudio Gioè e Claudia Pandolfi. Lui interpreta padre Gabriel Antinori, giovane prete e professore universitario di teologia che collabora con la Congregazione della Verità, un’istituzione ecclesiastica che indaga su eventi razionalmente inspiegabili. Lei fa la parte di Claudia Munari, psicologa dall’atteggiamento scettico, che crede più nelle potenzialità della mente umana che nel divino. Nelle ambizioni degli autori “la loro collaborazione creerà un’alchimia speciale, che può nascere soltanto dal seducente confronto tra razionalità e fede, tra scienza e spiritualità”. E i due “insieme scopriranno nuove prospettive per spiegare i misteri che incontreranno sul loro cammino”. Gabriel è quasi ossessionato dall’idea di “esplorare i confini fra scienza e fede studiando il mondo dei fenomeni paranormali”. Destinato a una brillante carriera ecclesiastica, si trova tormentato dalla scelta impossibile fra i voti cui ha giurato fedeltà e l’attrazione verso Claudia. In più, deve fare i conti con un passato inquietante, di cui non ha memoria ma che nasconde la chiave per comprendere il suo presente e le usare al meglio capacità paranormali grazie alle quali può andare al di là del confine tra la vita e la morte. Ad aggiungere ulteriore pepe e un po’ di suspense, c’è l’attività carbonara di un’organizzazione segreta che sta mettendo in atto un misterioso piano imperniato su una antica profezia.

Come si vede,
ci sono tutti gli ingredienti del classico thriller in cui elementi verosimili infarciscono sapientemente una narrazione completamente fantastica, riuscendo a renderla efficace e accattivante per il pubblico di bocca buona. La miniserie è ispirata – molto liberamente – al libro Il tredicesimo apostolo di Michel Benoit (edizioni Piemme Bestseller), che ha per protagonista padre Nil, amico di padre Andrei, ucciso in circostanze oscure sul treno che lo conduceva a Parigi dal Vaticano, dove era stato convocato dalla Congregazione per la Fede in ragione delle sue ricerche per “svelare” l’enigma del tredicesimo apostolo. Seguendo le sue orme, padre Nil si mette in cerca della presunta verità su questo fantomatico personaggio. Nella produzione di Taodue per Canale 5 si spinge l’acceleratore sull’effetto che eventi dalle cause ignote o difficilmente spiegabili possono provocare nel telespettatore. Si racconta di bambini che levitano, di ragazze che lacrimano sangue, di strane visioni che anticipano il futuro.

Si guadagna così la curiosità del pubblico in cerca non tanto di risposte quanto di domande, sfruttando il filone del dei fenomeni paranormali che già in altre trasmissioni (“Vite straordinarie”, “Miracoli”) sono stati trattati con ambigui riferimenti alla Chiesa e al soprannaturale. L’idea di fondo dei produttori è che per conquistare il pubblico italiano più che la fantascienza serva la religione. La cultura cristiana è ricca di episodi spiegabili soltanto attraverso la fede o da interpretare secondo finalità esemplari. A questi temi attinge la sceneggiatura di “Il tredicesimo apostolo”, rimestando soprattutto nelle zone di confine fra realtà e verosimiglianza. A rendere ancora il tutto più intrigante, si aggiunge la tensione affettivo-sessuale fra Gabriel e Claudia, due anime tanto lontane quanto vicine, due opposti che si attraggono quasi inevitabilmente. Entrambi sono segnati da un passato con cui hanno un conto aperto e che li rende vulnerabili dal punto di vista personale, tanto quanto sono efficaci sotto il profilo professionale. Lui ha perso i genitori da bambino ed è stato cresciuto da mons. Antinori, uno zio che gli ha fatto da padre. Lei, nata da una madre giovane e da un padre non gradito ai nonni materni, è stata affidata alle cure di un collegio cattolico.

Il risultato è narrativamente spiazzante, anche in forza di un sapiente uso degli effetti speciali che le moderne tecnologie di ripresa e di trattamento delle immagini rendono sempre più spettacolari e ad alto impatto emotivo. Le forzature sono nel dare per certo l’incerto, nel presentare un’immagine di Chiesa rigida e integralista, nel confondere il piano della fede con quello della superstizione, nell’ammantare di tinte fosche anche il dettaglio apparentemente più insignificante. Il che induce, una volta di più, a inquadrare questa produzione per quello che è: pura fiction, ovvero finzione immaginifica su argomenti di facile presa popolare. Cercare una lettura più profonda e più coerente nei suoi contenuti e nelle modalità espressive scelte rischia di essere una forzatura alla ricerca di un’attendibilità che non ha senso pretendere da una simile produzione.

Resta l’amarezza per un’immagine di Chiesa, veicolata in questa fiction e in troppe altre produzioni contemporanee (non soltanto televisive), che è fortemente riduttiva e spesso evidentemente falsata, ma che purtroppo fa presa su un pubblico sempre più disorientato e sempre meno capace di discernimento critico. Le modalità narrative spettacolari, accattivanti e truffaldine al contempo, sono in questo senso delle aggravanti.