L'APERITIVO
I doni della notte
Ci pensavo proprio stamane, alzandomi dal letto: dobbiamo imparare ad approfittare (e ad essere grati) dei piccoli piaceri delle varie età. Prendiamo la notte...
A TAVOLA
10_02_2011
Ci pensavo proprio stamane, alzandomi dal letto: dobbiamo imparare ad approfittare (e ad essere grati) dei piccoli piaceri delle varie età. Prendiamo la notte. Quando ero giovane, di solito era di estremo riposo ma, come dire?, un po’ “animalesca”. Nel senso che il sonno arrivava subito ed era assai profondo, interrotto solo – dopo molte ore, comunque sempre poche per il bisogno giovanile di dormire – dalla brutale sveglia. Lo sprofondamento nell’incoscienza era tale che, all’alzata, non ricordavo nulla dei sogni, anzi spesso non ricordavo neppure se avevo sognato.
Da quando, più o meno, ho superato la soglia dei sessanta, le mie notti sono – diciamo così - ben più varie e vive. Mia moglie ed io abbiamo, da sempre, camere attigue ma separate: l’esperienza ci dice che è un buon modo per conservare l’unità vera tra noi. Soprattutto a una certa età, le diverse abitudini, i diversi orari possono produrre, inevitabilmente, una certa insofferenza. La voglia di stare insieme deve rinascere ogni mattino, anche grazie alla breve separazione. Sta di fatto che, nella mia stanza, seguo alcune regole: tutta la casa e, ovviamente, la biblioteca che sta sotto, sul giardino, sono stracolme di libri.
Ma in camera da letto non ce n'è alcuno, tranne un annuario del telefono in un cassetto. Dal risveglio in avanti ho sempre carta stampata in mano, ma a letto non ne voglio, per una doverosa disintossicazione. Chiudendo la porta, alla sera, voglio che il mondo sia chiuso fuori. In realtà ce l’ho tutto dentro, visto che, non leggendo a letto, il tempo in attesa del sonno lo dedico non alla preghiera orale, quella pur preziosa delle formule, ma a qualcosa che da molto tempo mi è spontaneo e necessario.
Entro, cioè, in un circolo di Amici: sono i santi su quali ho scritto o dai quali ho più imparato o che la vita mi ha fatto incontrare o per i quali sento più “simpatia” istintiva. Questa è la libertà cattolica che amo: la Chiesa ti propone una folla variopinta di fratelli della cui santità garantisce, sta a te venerare tutti ma frequentare in particolare alcuni. Il colloquio di ogni sera non è sempre tranquillo, per me: le sgridate, pur affettuose, non mancano. Ma che Amici sarebbero se non lo facessero?
Non insisto oltre (per pudore o rispetto umano che sia) su questa incontro che mi è caro. Dirò soltanto che non manca mai una raccomandazione particolare agli Amici per tutti coloro che non hanno i miei privilegi notturni. Dunque, i malati negli ospedali, i detenuti nella carceri, i poveri e i clandestini nei loro tuguri gelidi e fetidi, i senza casa sulle panchine, coloro che soffrono d’insonnia, grande tormento che io stesso talvolta ho sperimentato. Comunque, questo è uno dei doni dell’età: da giovane riuscivo a mala pena a recitare qualche formula e spesso scivolavo nell’incoscienza prima di averle terminate.
Ora, invece, prendo il mio tempo nei discorsi con quegli Amici, visto anche che il sonno spesso tarda ad arrivare. Quando poi arriva non è di certo la linea retta verso il mattino che era un tempo. L’anagrafe fa valere i suoi diritti anche nel fatto – sarebbe ridicolo nasconderlo – che almeno un paio di volte il bagno mi vede per un rapido blitz. Ma ogni tanto riemergo dal sonno senza un preciso motivo e non è sgradevole accendere l’abat-jour sul comodino, guardare l’ora, calcolare quanto manca al mattino, spegnere e girarsi dall’altra parte in attesa di riaddormentarsi.
Se poi questo ritarda, mi siedo con i cuscini dietro la schiena, prendo il taccuino che ho cura di tenere sempre sul comodino e annoto qualche idea da travasare l’indomani in ciò che devo scrivere. Ed è gradevole sentire ogni mezz’ora, nel gran silenzio, la campana del duomo non lontano che batte i suoi rintocchi.
Le idee migliori nascono spesso in quelle ore. Ma se il sonno tarda davvero, so per esperienza che un buon rimedio è un salto in cucina, per un biscotto e un bicchiere d’acqua. Quanto ai sogni, il sonno leggero e spesso interrotto fa sì che, a ogni risveglio, me li ricordi bene. È un misterioso mondo parallelo che ha sempre avuto su di me un grande fascino e non mi spiace davvero poter esserne così consapevole, mentre da giovane quasi non esisteva.
Mi fermo qui. Tanto mi basta per dimostrare quanto dicevo all’inizio: non mancano di piccoli piaceri e di ricchezze insospettate le notti del “non più giovane”, come direbbe l’eufemismo politicamente corretto. Ma sì, il Padreterno ha riempito di doni tutte le età. Sta a noi scoprirli e gustarli, non dimenticando (come spesso facciamo) la gratitudine per ciò che ci è regalato.