Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico

VERSO LA PASQUA / 1

I dolori di Gesù, coronato di spine

Ascolta la versione audio dell'articolo

Oggi, Giovedì Santo, vigilia della morte in croce di Gesù, inizia il tempo del Triduo Pasquale. Ci facciamo accompagnare ancora dai commenti di padre Cornelio a Lapide († 1637) alla Passione secondo il Vangelo di san Matteo. Sul capo di Gesù fu posta una corona di spine, molto affilate, sia per umiliarlo che per torturarlo. Le stesse spine indicano la via per imitare il Maestro.

Ecclesia 06_04_2023 English Español
Cristo incoronato di spine (A. Carracci)

Pubblichiamo di seguito un testo tratto dal Commentario di padre Cornelio a Lapide (1567-1637) alla Passione secondo il Vangelo di San Matteo. I commentari di questo gesuita ed esegeta, diretti soprattutto a offrire un aiuto ai predicatori, sono preziosi anche perché contengono numerose citazioni dei Padri della Chiesa e di altri esegeti successivi.

Traduzione in italiano a cura di padre Konrad zu Löwenstein.

***

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio (Mt 27,27).

I soldati flagellarono Gesù e, allo stesso tempo, lo incoronarono di spine. Si radunò attorno a Lui l’intera coorte, per adornarLo, come insulto, con le insegne reali, come fingendo di essere davanti al re dei Giudei. “I soldati sono una razza crudele”, dice S. Giovanni Crisostomo, “e si divertono ad insultare”. Era la Banda Pretoriana, acquartierata nel castello di Antonia.

Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto (Mt 27,28).

“Lo prendevano in giro”, dice Origene. Questo spogliamento può essere riferito o alla Sua flagellazione o alla Sua incoronazione di spine. Di conseguenza non è chiaro se abbia ripreso le Sue vesti dopo essere stato flagellato, se ne sia stato spogliato di nuovo e vestito con la veste scarlatta, o se la veste scarlatta sia stata messa sul Suo corpo ignudo subito dopo la flagellazione.

Simbolicamente: “Nella veste scarlatta”, dice S. Girolamo, “il Signore porta le opere macchiate di sangue dei Gentili”. “Ha scoperto”, dice S. Atanasio, “nella veste scarlatta una somiglianza con il sangue con cui la terra era stata contaminata”. E Origene: “Il Signore, prendendo su di la Sé la veste scarlatta, prese su di Sé il sangue, cioè i peccati del mondo, che sono sanguinanti e rossi come lo scarlatto; poiché il Signore ha fatto ricadere su di Lui l’iniquità di tutti noi”.

S. Marco e S. Giovanni lo chiamano un indumento viola (non scarlatto). S. Ambrogio dice che erano due indumenti diversi, e che Egli era vestito con entrambi. Gretser sostiene che ci fosse un solo indumento, chiamato indifferentemente viola o scarlatto. Forse l’indumento era stato tinto due volte, con il murex e il coccus: gli indumenti così tinti sono di un colore più durevole. Ora, questo era un abito regale, e così fecero di Cristo un re per scherno. Questa veste o clamide era più corta e più stretta del pallio, e i soldati la indossavano sopra la loro armatura. Quello usato allora sembra fosse l’abito logoro di qualche soldato romano, ma essendo viola, era di colore imperiale.

Simbolicamente S. Cirillo dice: “Con la veste viola è indicata la sovranità su tutto il mondo, che Cristo stava per ricevere”. Così anche Origene, S. Agostino e altri. Ma questo lo ottenne combattendo e versando il Suo sangue. I soldati africani e altri anticamente indossavano abiti rossi.

E, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo (Mt 27,29).

Questo è stato fatto sia per insulto che per tortura. Fu fatto anche per insolenza ebraica, e non per ordine di Pilato, anche se lo permise. Queste spine erano quelle del giunco o del prugnolo; forse i due tipi erano intrecciati insieme. S. Elena ne portò due a Roma e le pose nella chiesa di Santa Croce. S. Brigida (Rev. 1.10) dice che la corona fu posta una seconda volta sul Suo capo quando era sulla Croce; che scendeva sino al centro della Sua fronte e che dalle ferite scorrevano tali flussi di sangue da giungere sino ai Suoi occhi e orecchie, e perfino alla barba; così che sembrava una massa di sangue. Non poteva davvero vedere Sua Madre finché il sangue non gli fosse stato spremuto dalle palpebre.

Tutte le immagini Lo rappresentano come crocifisso con la corona di spine, come affermano distintamente Origene e Tertulliano. La tortura di tutto questo era molto grande, perché le spine erano molto affilate e anche conficcate nella testa e nel cervello. L’intenzione era di insultare e di torturare Cristo per aver finto di essere il re degli ebrei.

Tropologicamente: le spine ci insegnano a ferire e soggiogare la carne con digiuni e discipline. “Perché non è appropriato che i membri di un Capo coronato di spine siano delicati”, dice S. Bernardo. E Tertulliano ci insegna che i cristiani, per rispetto della corona di spine di Cristo, non indossavano corone di fiori, come facevano i pagani. Cristo ha offerto a S. Caterina da Siena due corone, una di gioielli, l’altra di spine, a condizione che, se ne avesse scelta una in questa vita, avrebbe indossato l’altra nella successiva. [S. Caterina] Afferrò subito la corona di spine dalla Sua mano e se la fissò così saldamente sulla propria testa che sentì dolore per molti giorni, e quindi ricevette una corona ingioiellata in cielo.

S. Agapito, un giovane di soli quindici anni, quando carboni ardenti furono posti sulla sua testa, disse esultante: “È cosa da poco che quella testa che deve essere incoronata in cielo sia bruciata sulla terra”. Pensa, quindi, quando sopporti qualsiasi tipo di dolore, che Cristo ti sta dando una delle spine della Sua corona.

Anagogicamente, S. Ambrogio dice: “Questa corona posta sulla Sua testa mostra che la gloria trionfante dovrebbe essere ottenuta per Dio per i peccatori di questo mondo, come dalle spine di questa vita”.