Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
parole, parole, parole

I diritti umani: grande assente al vertice Ue-America Latina

Ascolta la versione audio dell'articolo

Oggi e domani l'incontro di più alto livello tra l'Europa e l'America Latina, area "eurocompatibile". Si parla di pace, di ambiente, di risorse... ma non dei latinoamericani costretti a fuggire da Paesi che ostacolano la libertà.

Attualità 17_07_2023

Lunedì 17 e martedì 18 luglio Bruxelles ospiterà il vertice UE-CELAC, un evento che riunisce i 27 paesi dell'Unione europea con i 33 che compongono la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC). Inoltre, partecipano il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.

Il vertice UE-CELAC è l'incontro di più alto livello tra le due regioni e, dopo otto anni senza che si svolgesse, Pedro Sánchez è riuscito a convocarlo, approfittando del fatto che la Spagna presiede il Consiglio dell'UE. Da un lato, nel tentativo di rafforzare i legami con una regione «eurocompatibile»; ma anche in segno di vicinanza a una regione dominata da governi progressisti, che a loro volta hanno forti legami con Cina, Russia e Iran.

Il vertice si svolge all'insegna dello slogan “Rinnovare l'associazione biregionale per rafforzare la pace e lo sviluppo sostenibile”. Dove l'Italia augura che «sia un appuntamento concretamente di successo e di sviluppo della collaborazione», ha detto Sergio Mattarella durante la sua recente visita in Paraguay. Tuttavia, questo vertice è segnato da grandi tensioni e disaccordi.

Il grande nodo da affrontare: il negoziato tra Ue e Mercosur, il conglomerato formato da Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Un trattato che è stato negoziato per due decenni e, se approvato, consentirà lo scambio senza dazi di carne, frutta e verdura, minerali, tra altre materie prime.

A questo proposito, la stampa brasiliana non si aspetta progressi significativi a causa dei requisiti del "patto verde europeo", che ha una serie di regolamenti ambientali che vietano la vendita nel territorio europeo di prodotti provenienti da aree disboscate. E sebbene Lula Da Silva lo abbia definito «inaccettabile» e abbia descritto gli europei come «arroganti», non solo ha confermato la sua partecipazione al vertice, ma approfitterà anche dell'occasione per presentarsi come uno dei grandi protagonisti.

L’argomento più aspro risiede nella riluttanza dei governi latinoamericani ad affrontare le implicazioni della guerra in Ucraina. Infatti, la formulazione del documento finale ha generato forti tensioni, dal momento che i Paesi latinoamericani si rifiutano di includere un'esplicita condanna della Russia. Una posizione che contraddice il sostegno all'invasione che hanno dato alcuni governi latinoamericani, come Venezuela e Cuba.

Non invano il governo cubano ha accusato l’UE di «mancanza di trasparenza» e di «comportamenti manipolatori» nella preparazione del vertice che, secondo loro, mettono a «serio rischio» il successo dell'incontro. Critiche che sono state sostenute dal Venezuela, il Paese in cui è stato fondato il CELAC nel dicembre 2011, sotto la presidenza di Hugo Chávez.

E mentre la sinistra latino-americana protesta, la Commissione europea ha annunciato un esborso di 43 milioni di euro di aiuti umanitari per l'America Latina, presuntamente per alleviare le sue crisi politiche, climatiche ed economiche. Per non parlare delle iniziative di investimento nella regione attraverso Global Gateway, la strategia di finanziamento da 300.000 milioni di euro con cui l'Unione Europea punta a conquistare i governi di Africa e America Latina, una sorta di alternativa alla via della Seta cinese. Ma è opportuno chiedersi: quali saranno i criteri di concessione delle risorse e quali meccanismi verranno utilizzati per evitare che finiscano per finanziare regimi autoritari latinoamericani?

Inoltre, il vertice è segnato dalla partecipazione di Paesi non democratici, come Cuba, Nicaragua e Venezuela. Di conseguenza, il Parlamento europeo ha chiesto all'UE di adottare sanzioni contro i responsabili delle violazioni dei diritti umani a Cuba, citando in una risoluzione il presidente, Miguel Díaz-Canel, che partecipa al vertice. Mentre, con il Nicaragua e il Venezuela, l'UE ha già un rapporto segnato dalle sanzioni imposte a diversi alti funzionari, tra cui la nicaraguense Rosario Murillo e la venezuelana Delcy Rodriguez, che hanno divieto di ingresso nel territorio europeo. Ovviamente Nicolás Maduro non parteciperà per paura di essere arrestato poiché su di lui pende un’allerta dall’Interpol per i suoi legami con il traffico di droga.

Il tema assente dal vertice UE-CELAC? La situazione dei diritti umani in America Latina. Amnesty International l’ha ricordato in una lettera aperta. «Con le sue numerose e complesse sfide in materia di diritti umani, questo è un momento critico per l'America Latina e i Caraibi. Milioni di persone sono costrette a fuggire dalle crisi dei diritti umani... La regione è il luogo più pericoloso al mondo per coloro che difendono i diritti umani... Questo vertice offre l'opportunità di apportare un cambiamento significativo», ha affermato Erika Guevara-Rosas, direttore per le Americhe di Amnesty International.



persecuzione religiosa

Nicaragua: Ortega vuole sbarazzarsi del vescovo Álvarez

Álvaro Leiva Sánchez, segretario esecutivo dell'Associazione nicaraguense per i diritti umani, dall'esilio punta il dito contro il regime che perseguita il clero perché ha paura della fede del popolo. 

COMUNISMO LATINO

Lula, mediatore non credibile per la libertà in Nicaragua

23_06_2023 Luca Volontè

Lula avrebbe ricevuto dal Papa (così dice) l'incarico di mediare con Daniel Ortega, presidente-dittatore del Nicaragua, per la liberazione del vescovo Alvarez e degli altri sacerdoti perseguitati. Ma Lula non è un mediatore credibile. Finora ha sostenuto la dittatura e lui stesso ha metodi autoritari.

COMUNISMO LATINO

Nicaragua, una persecuzione sistematica dei cattolici

Ulteriore deterioramento della situazione dei diritti umani nel Nicaragua di Daniel Ortega: nel solo mese di maggio ci sono 181 casi di abuso contro gli oppositori politici. La Chiesa è palesemente nel mirino, con arresti di sacerdoti e laici e sequestri arbitrari dei suoi beni.