ARTE
I dilemmi di Gauguin
Il pittore francese e il desiderio di un viaggio infinito in una mostra a Genova insieme con Van Gogh.
Cultura
04_02_2012
Una mostra sul tema del viaggio nell'arte non poteva che partire da Genova, città marinara dal grande passato, abituata da sempre ad arrivi e partenze. terra di navigatori e amanti del mare, da sempre principio ispiratore di ogni umana avventura. Vi è un quadro che da solo è riassuntivo del percorso della mostra.
Si tratta dell'opera di Claude Gauguin "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?". Una tela di più di 4 metri prestata in via del tutto eccezionale dal museo di Boston. E' da considerarsi il testamento spirituale dell'artista che aveva scelto di vivere nella natura selvaggia di Tahiti. L'autore non è in buona salute e riceve in ritardo di due anni la notizia straziante della morte della figlia. Disperato tenta il suicidio che però non gli riesce, si mette dunque all'opera per fare questo questo grande dipinto che ha per sfondo la natura lussureggiante, ma che è pieno di significati nascosti. I corpi sì sono nudi ma non per esaltare l'erotismo, ma per esprimere spiritualità. Le sue celebri donne dalle labbra sensuali e dagli occhi allungati in posa meditativa appaiono sospese in un clima riflessivo e di attesa. Gesti che fanno venire in mente le pose del Budda e i rilievi del Borobudur dell'isola di Giava. Le braccia nude alzate verso il cielo della figura centrale sembrano indicare l'aldilà, il destino di ogni uomo.
Da questo capolavoro a un altro gigante della pittura, l'olandese Vincent Van Gogh in esposizione con circa 40 sue opere e lettere inedite. Da uomo del nord era affascinato dalle luce assolata della Provenza, amava i colori intensi, il giallo in particolare quello dei suoi campi di grano piegati dal vento o dei celebri girasoli. Struggente il racconto dei suoi pensieri, delle sue estasi e dei turbamenti nelle lettere scritte al fratello Theo, che ogni tanto gli passava dei soldi da vivere. «Il Mediterraneo ha il colore degli sgombri, cioè è cangiante, viola, verde, azzurro, talvolta con riflessi di rosa e di grigio». «Qui la natura è straordinariamente bella». Ma dalle fronde tormentate dal vento di "Pini al tramonto" o dalle piante raffigurate ne "Il giardino dell'ospedale a Saint Rémy" osserviamo quanto sia dolorosa la vita del pittore, afflitto dalla povertà e dalla malattia. Scrive alla sorella: «Valiamo di più quando nella fatalità il destino ci trascina via, piuttosto che quando siamo sereni e stiamo bene secondo le nostre idee e desideri, protesi verso una possibile felicità».
La mostra espone anche altre opere del panorama americano ed europeo, ottocento e novecento, che simboleggiano il viaggio dell'artista verso territori sconosciuti. Dal romanticismo di Turner che si immerge nella natura al percorso interiore dell'americano Edward Hopper che con le sue suggestive figure pensose e mute analizza la solitudine di chi guarda. Per Claude Monet la ricerca del mondo avviene nel suo giardino di Giverny, l'eden protetto che lo fa dipingere la luce nel riverbero colorato dell'acqua colma di ninfee. Con la stagione dell'astrattismo tutto si complica, diviene più oscuro. La pittura si allontana dal reale: «Astrarre significa trasformare i fenomeno osservati in termini più semplici ed evocativi». E' il viaggio di Mark Rothko, con i suoi quadri monocromatici o del più conosciuto Vassili Kandinski, con le sua vertiginosa ricerca del colore: «E' il luogo non luogo, la pittura fatta spirito».
"Van Gogh e il viaggio di Gauguin"
Genova, Palazzo Ducale.
Fino al 15 aprile 2012