I cristiani sfollati del Myanmar
Si fa sempre più critica la condizione dei cristiani nei territori in cui da tre anni le milizie etniche combattono contro i soldati della giunta militare
È sempre più difficile la situazione dei cristiani del Myanmar che vivono nei territori teatro di scontri tra milizie etniche e truppe governative. Nello stato del Kayah è l’etnia Karen a combattere contro la giunta militare che ha preso il potere nel 2021 e la diocesi di Loikaw ne fa le spese. Più di metà delle chiese della diocesi sono chiuse e la maggior parte dei fedeli sono fuggiti per cercare scampo ai combattimenti e ai bombardamenti. Una delle parrocchie in cui ancora è possibile una vita pastorale è quella del villaggio di Soudu ed è lì che in questo momento si trova monsignor Celso Ba Shwe, il vescovo di Loikaw, costretto il 27 novembre del 2023 a lasciare la cattedrale di Cristo Re che i militari avevano bombardato il giorno precedente e quindi occupato, prendendo possesso di tutto il complesso della cattedrale per farne una loro base. La cattedrale è tuttora occupata dall’esercito. Monsignor Shwe vive precariamente, profugo come i suoi religiosi e i suoi fedeli. Ha trascorso così Natale, Quaresima e Pasqua, dedicandosi a far visita ai profughi con i quali ha potuto celebrare le festività. “Viviamo una condizione di sfollamento e tribolazione – ha raccontato all’agenzia di stampa Fides che lo ha raggiunto il 15 aprile – ma ringrazio il Signore perché con questa esperienza mi ha dato l’opportunità di essere vicino al mio popolo, più vicino alla gente che ha tanto bisogno di consolazione e di solidarietà”. Ma la gente è stremata, annichilita, spiega: “assistiamo a una morte lenta, giorno dopo giorno, della nostra bella nazione. Siamo davvero provati da tutto questo”. Particolarmente penosa è la situazione degli sfollati, ormai più di 2,6 milioni e in continuo aumento. Monsignor Shwe cerca di infondere speranza nei fedeli: “Cristo è risorto anche per noi – con queste parole ha preso commiato – vedo luce nei volti della gente che soffre e questo mi consola. Non perdiamo la speranza perché è Dio che ce la dona. La gente soffre, resiste, spera”.