I Comuni che votano per la libertà di espressione
La legge contro l'omofobia sta per approdare in Senato. Comuni nel Bresciano e nel Bergamasco discutono mozioni a favore della libertà di espressione. Sotto pressione, però, i consiglieri del centrodestra di Seriate hanno ritirato la loro.
Mentre si avvicina la data in cui il ddl Scalfarotto su omofobia e transfobia approderà in Senato, si moltiplicano gli sforzi di chi continua a denunciare la violazione delle libertà costituzionali che esso comporterebbe. Oltre alle Sentinelle in Piedi (in crescita esponenziale in sempre più città) e Manif pour Tous – Italia, scendono ora in campo anche i consiglieri comunali.
La mossa è semplice ma potenzialmente di grande effetto e risonanza: presentare e far votare al Consiglio comunale una mozione a tutela della libertà di espressione che impegni il Comune a sollecitare i parlamentari provinciali a bloccare questa legge e a inviare copia della mozione al Presidente del Consiglio e al Parlamento Europeo.
Carpenedolo, comune di circa 12.000 abitanti in provincia di Brescia, sarà il prossimo paese a discutere questa mozione nel corso della riunione del Consiglio comunale di domani sera.
Il testo richiama le libertà costituzionali di pensiero e libertà religiosa e evidenzia che se il ddl sarà approvato “coloro che semplicemente si esprimeranno a favore della famiglia naturale formata da un uomo ed una donna potrebbero essere denunciati e condannati”.
«L’obiettivo non è tanto quello di ottenere un risultato a livello politico comunale, ma di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al carattere liberticida di questa legge», afferma Paolo Spaziani, firmatario e capogruppo della lista PdL-Lega. «Quale sede più adatta per discutere di libertà di opinione del Consiglio comunale, luogo più democratico per definizione perché formato dai rappresentanti direttamente eletti dai cittadini?».
A sostenere l’iniziativa dei consiglieri di Carpenedolo domani sera scenderanno in piazza le Sentinelle in Piedi, che veglieranno davanti al palazzo comunale per un’ora dalle 20 alle 21 con lo stile silenzioso e pacifico che le contraddistingue.
Dopo il caso di Brescia, primo comune a portare in Consiglio comunale una mozione (poi respinta) a favore della libertà di pensiero e contro il ddl Scalfarotto lo scorso 28 ottobre, è in crescita il numero dei comuni i cui consiglieri intendono portare la questione all’ordine del giorno, soprattutto tra i paesi del Bresciano e del Bergamasco.
Anche in questo caso, come siamo ormai abituati a vedere in questo ultimo periodo, anche solo evidenziare le criticità di questo ddl in nome della libertà di espressione e di credo religioso, senza discriminare o offendere nessuno, espone chiunque all’accusa di omofobia e a ogni forma di pressione, soprattutto mediatica.
L’ultimo caso è quello di Seriate, comune alle porte di Bergamo, che inizialmente per volere del gruppo del PdL aveva posto la mozione a favore della libertà di pensiero all’ordine del giorno del Consiglio comunale di ieri sera.
La notizia (complice una contemporanea mozione del gruppo della Lega su rom, zingari e nomadi) rimbalza sui social network, sui giornali online e sui blog dove partono da più parti le accuse di omofobia. In un comunicato il gruppo di minoranza del PD parla di documento “di evidente matrice omofoba” e chiama a raccolta: “chiediamo a tutti di essere presenti questa sera, davanti alla sede del Comune, qualche minuto prima dell'inizio del Consiglio Comunale”.
E in effetti sono alcune decine le persone che si radunano per presidiare l’ingresso del Comune e l’aula del consiglio. Presenti anche rappresentanti di Bergamo contro l’omofobia, che qualche settimana fa aveva contestato una manifestazione pacifica delle Sentinelle in Piedi. Anche le Sentinelle si sono radunate davanti al Comune, dove hanno vegliato silenziosamente per un’ora per manifestare il loro appoggio alla mozione.
Davanti a queste pressioni, il gruppo, all’inizio del Consiglio, annuncia il ritiro della mozione. «Abbiamo fatto questa scelta per evitare di prestare il fianco all’accusa, mossa dal gruppo del Partito Democratico, di usare il Consiglio in modo strumentale a fini di campagna elettorale: il clima non dava spazio ad una discussione proficua - spiega il capogruppo Federico Reseghetti - Il nostro obiettivo era informare la popolazione e non ci arrendiamo: per questo abbiamo intenzione di organizzare presto un incontro per sensibilizzare la gente su queste tematiche».