I BASSIFONDI DEGLI ANTICHI
Nell'antichità non ci si è mai preoccupati dei problemi morali né delle questioni d’igiene fisica o mentale legati ai bassifondi delle città. Per l’umanesimo antico una parte dell’umanità è relegata al rango di utensile. Poi ha fatto irruzione il cristianesimo.
«Gli antichi non si sono mai interessati davvero dei problemi morali né delle questioni d’igiene fisica o mentale suscitati dall’esistenza dei bassifondi nelle loro città. A uno scrittore greco o romano non sarebbe certo mai passato per la mente di dedicarsi a uno studio sistematico del crimine o del piacere nella città da lui abitata. Nato dalla violenza, generatore di violenza, nell’antichità il piacere non esiste che grazie a queste migliaia di individui miserabili e sfruttati, che vegetano nei quartieri bassi della città. Piacere e violenza, ricchezza e miseria costituiscono l’immagine contraddittoria di un mondo in cui l’uomo è esaltato soltanto in disprezzo di altri uomini. L’ideale che l’umanesimo antico rappresenta per tante persone si basa in effetti sulla negazione di un’intera parte dell’umanità, relegata al rango di utensile. Scandaloso e degno di pietà ai nostri occhi di moderni, questo mondo parallelo rimane quello della disperazione assoluta» (cfr. Catherine Salles, I bassifondi dell’antichità, Bur 1996, pp. 304-305). In questa plurimillenaria disperazione il cristianesimo irruppe con la sua speranza, che ha formato i «nostri occhi di moderni».