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I baby-stupratori di Firenze, figli di famiglie "normali"

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Una festa trasformata in orgia ai danni di due ragazzine di 12 anni. Minorenni anche i ragazzi accusati di aver compiuto e filmato le violenze. E tutti nati da una modernità edonista che presenta il conto.

Editoriali 14_07_2023

La storia è una di quelle che fanno piegare le ginocchia. 17 minorenni, 9 ragazzi e 8 ragazze tra i 12 e i 16 anni si trovano a festeggiare il Capodanno a casa di uno di loro 14enne. La casa è libera, i genitori non ci sono. I ragazzi si organizzano per portare droga e alcol.

Subito, la festa si trasforma in un’orgia. Le due ragazze più piccole, di 12 anni, hanno un rapporto sessuale con l’ospite, mentre gli altri filmavano; poi le stesse hanno rapporti con altri quattro ragazzi. Tutti i minori si sono impegnati in attività sessuali, filmandosi a vicenda. I video vengono mandati ad altri 15 ragazzi che, a loro volta, li fanno girare moltiplicandoli. La madre di uno di questi «ricettori» scopre due video sul cellulare del figlio e denuncia. Risultato: 24 minorenni accusati di violenza sessuale aggravata (i sei che hanno avuto rapporti con le 12enni) e produzione, detenzione e divulgazione di materiale pedo-pornografico.

Le domande sorgono spontanee: è così facile, per un pubescente, procurarsi droga e alcol? È normale che dei genitori lascino «casa libera» al figlio 14enne per organizzare un veglione con gli amici? Il giornalista del Corriere Fiorentino chiosa: «I minorenni di questa vicenda sono ragazzi normali, figli di persone normali». Questi ragazzini non hanno, insomma, nemmeno l’alibi del disagio, di provenire da ambienti degradati: sono ragazzi normali, figli di persone normali. Eppure un disagio, un malessere, qualche problema psicologico ci deve essere… stiamo parlando di bambini. Come si può parlare di normalità? Tutto ciò non è normale, il buon senso si rifiuta di considerare normale anche una sola riga di questa notizia.

Beh, credo che dovremmo rassegnarci: è davvero normale. Secondo la statistica, la norma è il valore più frequente; da qui il termine normale, cioè quello che fa la maggior parte delle persone. La maggior parte dei ragazzini è cresciuto in famiglie «democratiche», dove i piccoli hanno gli stessi diritti (ma non gli stessi doveri) dei grandi. La maggior parte di loro ha in mano il cellulare – cioè la porta d’accesso di qualsiasi contenuto, anche il più scabroso – fin da bambini; così le mamme sono più tranquille. La maggior parte dei nostri ragazzi è esposto continuamente – persino a scuola – a contenuti sessuali espliciti, a programmi televisivi e a serial televisivi che sono dei veri e propri veicoli di ogni propaganda.

Fin dalla tenera età sono educati all’edonismo e al materialismo. Nessuno di loro ha il minimo rispetto per l’autorità, si sente minimamente responsabile per alcunché; ma ciascuno di essi è perfettamente indottrinato al rispetto dell’ambiente, alle politiche LBBTQ+ e all’Agenda 2030. Tutto questo con il consenso dei genitori, a loro volta educati al progressimo liberal. Cos’altro ci potremmo aspettare?

Aggiungiamo che questo episodio è emerso, è finito sui giornali grazie alla denuncia di una (sola) mamma. Quanti altri episodi simili avvengono e sono avvenuti e nessuno ne sa niente? Moltissimi, fidatevi… Ancora: la faccenda si è risaputa perché una mamma ha denunciato. E le altre 31? Hanno guardato il cellulare che esse stesse hanno regalato al loro bambino? Figuriamoci, la privacy… E poi: oggigiorno lo fanno tutti, no? Sono esperienze importanti, no? In TV dicono che ogni atto sessuale è lecito purché ci sia il consenso reciproco… E non spiegano tutti che anche i bambini hanno «diritto alla sessualità»? Non vorremo mica tornare al patriarcato, vero?

Il punto è questo: non possiamo accettare la modernità e non le sue conseguenze. Non possiamo buttarci dal sesto piano e dire «Scendo al secondo, grazie». Piaccia o non piaccia, questi sono i frutti della nostra società; questi sono i bambini che stiamo educando, anche delegando la loro formazione a televisione, videogiochi, social media. Ogni tanto, diamo un’occhiata a cosa pubblicano i nostri bambini (e, soprattutto bambine) su, ad esempio, Tik Tok; guardiamo le loro serie TV, stiamo accanto a loro mentre giocano ai videogiochi; osserviamo i nostri ragazzi quando sono in giro in gruppo. E l’episodio di Firenze non ci sembrerà così a-normale.