I 60 anni della Nostra Aetate
Il 28 ottobre è caduto il 60° anniversario della dichiarazione conciliare sul dialogo interreligioso. Un testo discusso e per alcuni discutibile, perché da esso è partita una tendenza pericolosa, secondo cui non ci sarebbe una religione vera.
Ricorrono i 60 anni dalla pubblicazione della dichiarazione conciliare sul dialogo interreligioso Nostra Aetate (28 ottobre 1965) e ricominciano le discussioni su un testo discusso e per alcuni discutibile.
Un aspetto singolare del Vaticano II è stato che alcuni documenti cosiddetti “minori” hanno avuto molto più successo di altri reputati “maggiori”. Una costituzione dogmatica vale senz’altro di più di una dichiarazione e ancor di più di un decreto. Però sembra che ad avere un ruolo direttivo dei lavori dei Padri sia stato un decreto, quello sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio. Il documento ritenuto più dirompente del Concilio è la dichiarazione Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, che è appunto una dichiarazione e non una costituzione. Lo stesso capita per la Nostra Aetate sul dialogo interreligioso, un testo che nel presentare le varie religioni sembra dare prova di non conoscerle a fondo. L’insigne islamista francese Marie-Thérése Urvoy ha scritto che qui i Padri conciliari avrebbero dimostrato una notevole “ignoranza” per quanto riguarda l’islam.
Questo discorso mostra che non è sempre facile stabilire cosa sia il nocciolo e cosa l’involucro della dottrina, cosa sia centrale e periferico, su cosa bisogna insistere e cosa invece si può lasciar perdere perché è meno importante. Spesso è proprio da quanto è ritenuto meno importante che avvengono dei cambiamenti importanti. Questo è senz’altro il caso dei due documenti sull’ecumenismo e sul dialogo interreligioso. Da lì è partita una tendenza pericolosa. Un po’ per volta l’ecumenismo è stato cambiato di significato, da un processo che avrebbe dovuto riportare al passato, ossia all’unità nella Chiesa cattolica, esso è diventato un processo verso il futuro, supponendo che nessuna delle tre confessioni cristiane sia vera e piena perché a tale pienezza si deve ancora arrivare.
Lo stesso accade con il dialogo interreligioso: nessuna delle religioni attuali può dirsi più vera di altre, semmai la vera religione nascerà in futuro appunto dal dialogo tra di esse. «Nessuna religione possiede la verità», ha detto il cardinale Cristóbal López Romero, vescovo di Rabat in Marocco, a proposito della Nostra Aetate, e ha invitato a superare la falsa dicotomia tra vera e falsa religione [QUI e QUI]. Come esito di un documento “minore” non c’è male.
Stefano Fontana

