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CINEMA

Hollywood, quando il mercato premia Dio

Il cinema produce film religiosi solo perché fanno guadagnar soldi. E i film religiosi fanno guadagnare soldi perché la gente va a vederli. Semplice.

Attualità 14_10_2011
Hollywood

 

La prossima uscita sul grande schermo americano di alcuni film a soggetto religioso giustifica l’idea che a Hollywood monti un nuovo business della religiosità, magari sull’onda della crisi economica (quando tutto crolla, non ci si attacca per disperazione a qualsiasi cosa?).

I fatti: corrono voci sempre più insistenti che la Warner Bros abbia convinto Steven Spielberg a implicarsi in un film sulla storia di Mosè basata sul libro biblico dell’Esodo, ma con una sceneggiatura originale, quindi non un semplice remake del film degli anni ’50 I dieci comandamenti diretto da Cecil B. DeMille [nella foto]. Al momento sono solo voci su un film che potrebbe vedere la luce anche tra tre o quattro anni, ma se a questo si aggiungo un paio di film che hanno come protagonista un prete basta per dire che la spiritualità torna a Hollywood? In fondo, anche ne La febbre del sabato sera c’era un prete, nientemeno che il fratello del protagonista Tony Manero. Era quindi un film religioso?

Come si può capire, la questione purtroppo è mal posta. A Hollywood interessano i film che hanno un argomento religioso almeno quanto interessano i film con supereroi come protagonisti. La domanda che sta dietro a entrambi è semplice: "faranno soldi?". Se la risposta è sì, ben vengano, altrimenti avanti un altro.

I grandi studios (Disney, Paramount, Sony Columbia, Warner Bros, Fox e Universal) ormai sono delle vere e proprie banche che governano centinaia di piccole case di produzione. Queste hanno il compito di sviluppare idee e soggetti che, se vengono giudicati interessanti e promettenti dagli studios, ricevono green light, la luce verde per ottenere i soldi necessari alla loro realizzazione. Hollywood ha sempre prodotto film di argomento religioso, dai suoi esordi fino a oggi. La quantità di titoli è però proporzionale alla percezione da parte delle major di un pubblico disposto ad andare a vederli. Se un film incassa poco, difficilmente chi l’ha fatto avrà una seconda possibilità, a meno non sia un grande nome con un grosso credito. Lo stesso vale per i soggetti: quanti film sembravano essere il punto di partenza di una serie e non hanno avuto neanche uno straccio di un sequel? Che Hollywood non vada tanto per il sottile  si può vedere facilmente con alcuni casi esemplari. Il primo: Il codice DaVinci.

A Hollywood sapevano benissimo che il film sarebbe stato accolto con molte critiche da parte cattolica, ma il libro è stato uno dei più grandi bestseller della storia dell’editoria, per cui valeva la pena rischiare: alcuni grandi attori tra cui Tom Hanks, un ottimo regista come Ron Howard e il successo era garantito. Forse che le levate di scudi dei cattolici hanno frenato il pubblico? Certo che no, il film è stato visto da centinaia di milioni di spettatori (sicuramente anche da molti cattolici) e il film, a fronte di una spesa di 125 milioni di dollari, ne ha incassati circa 750. Altro caso: The Passion. Di fronte a un soggetto così scottante, tutti gli studios si sono tirati indietro. Mel Gibson non ha avuto esitazioni: ha tirato fuori di tasca sua i 30 milioni di dollari necessari e alla fine il film ne ha incassati 600. Con un doppio risultato: che la major si sono contese a suon di milioni i diritti per la distribuzione in dvd e per la televisione e che si sono rese conto che c’era un pubblico attento alle tematiche legate alla fede. Così, un progetto che giaceva nei cassetti della Disney da molto tempo e tenuto in stand by per i suoi espliciti rimandi al cristianesimo, di colpo è diventato interessante, e Il leone, la strega e l’armadio, tratto dal libro di Clive Staples Lewis è diventato un gran film che, costato 180 milioni, ne ha incassati circa 800 ed ha prodotto una serie che probabilmente arriverà a coprire almeno quattro dei sette libri della saga.

Per inciso vale anche la pena di notare come il diretto antagonista La bussola d’oro, una saga fantasy nella quale le forze del male hanno esplicite similitudini con la Chiesa cattolica e che avrebbe dovuto produrre un ciclo di almeno quattro film, non è andata oltre il primo, per i pessimi incassi (e nonostante vantasse star di primo livello come Nicole Kidman e Daniel Craig). Quindi, come consigliano le non poche persone sinceramente religiose che lavorano a Hollywood, andate a vedere i film belli ed evitate quelli brutti: chi tiene in mano i cordoni della borsa, dato che tiene ai suoi soldi, si comporterà di conseguenza. Terminiamo anche noi con un consiglio, riguardo ai film in uscita o già sul mercato. Film che interrogano sul senso della vita ci sono, anche se non hanno per forza un prete come protagonista. In dvd c’è Blind Side (premio Oscar a Sandra Bullock come miglior protagonista) sulla storia vera di una donna che decide proprio a partire dalla sua appartenenza religiosa, di adottare un ragazzo e di aiutarlo a trovare la sua strada. Al cinema c’è The Tree of Life di Terrene Malick, un film meraviglioso e complesso, incentrato totalmente sul rapporto con Dio.

E c’è poi un piccolo film diretto da un bravo regista italiano (Mauro Campiotti) che si chiama Il cantico di Maddalena, sulla storia di una bella ragazza che decide di dedicarsi alla contemplazione di Cristo, e per questo abbandona una vita di agi per fondare una piccola congregazione di suore. Non lo troverete nei multiplex, ma poco alla volta sta girando l’Italia. Chissà che non passi anche da una sala vicina a voi. E da ultimo, tra poco arriverà sui nostri schermi The Way, con Martin Sheen: la storia di un gruppo di persone che, per motivi diversissimi e profani, si incontrano camminando lungo il Cammino di Santiago. In un modo o nell’altro, ne rimarranno segnati. Non perdetevelo, e buona visione.