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IL LIBRO

Hania, il Bene e il Male, il Fantasy è italiano

Il nuovo libro di Silvana De Mari degna continuatrice del genere reso immortale da Tolkien e Lewis. Con Hania e la strega muta affronta temi apologetici in mezzo a Oscuri Signori e Cavalieri di Luce. 

Cultura 22_11_2016

Che ne è della Fantasy al tempo del Trono di Spade? Mentre si susseguono le serie della celebre soap-opera in chiave fantastica, tra fiumi di sangue e sesso a volontà, il genere letterario reso famoso dal genio cristiano di J.R.R. Tolkien ha trovato una degna continuatrice nientemeno che in Italia. La grande letteratura Fantasy, infatti, quella High Fantasy che in autori come il maestro di Oxford e il suo amico C.S. Lewis trovò la via per raccontare il Bello, il Buono, il Vero, attraverso i mondi immaginari di Narnia o della Terra di Mezzo, ha una degna erede: Silvana De Mari.

Questa dottoressa, che ha lavorato in ospedali dell’Etiopia, che si è dedicata a donne abusate e violate, che nel 2004 con il suo capolavoro  L'ultimo elfo vinse il Premio Andersen e ha raccolto in seguito, con le altre sue opere, riconoscimenti in Austria, Francia e Stati Uniti, è sicuramente la più grande autrice contemporanea di letteratura del Fantastico. Nonostante questo, ultimamente è sempre più al centro di duri attacchi personali a causa delle sue idee politicamente “scorrette”.  

In particolare le sue ferme prese di posizione sull’aborto, sull’eutanasia, sulle teorie del gender. Temi che affronta non da un punto di vista teorico, ma in base a tanti anni di esperienza clinica con persone ferite. Alle critiche malevole e agli attacchi lei risponde citando sul suo sito una celebre frase di George Orwell: "Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario".

Tutto nasce dal suo approdare - dopo un itinerario umano sofferto e sensibile -  alle sponde certe del Cattolicesimo. Per Silvana De Mari la Fede ha rappresentato una conferma di quanto aveva intuito attraverso il Mito e la Fiaba. Come ha raccontato nei suoi splendidi saggi sulla fiaba, questa è una narrazione fantastica nata dal cuore del popolo, spontanea, spesso anonima, e paradossalmente proprio per il suo contenuto fantastico e per il lieto fine che c’è sempre, è in assoluto la narrazione che è più vicina alla realtà storica: è l’unica narrazione dove la realtà storica, di qualsiasi tipo, sia stata rappresentata. Le fiabe non danno voce solo all’inconscio e ai sogni: contengono anche la realtà, la vera fame, il vero dolore, la vera paura di poter essere uccisi.

Tanto più un’epoca è atroce, tanto più lo sono le fiabe che ha prodotto o amato. Bisogna arrivare alla fine del diciottesimo secolo perché la miseria entri stabilmente nella storia della letteratura. Nelle fiabe essa è da sempre uno dei protagonisti, insieme alla fame, alla paura, all’infanticidio, all’idea che i bimbi possano essere scacciati, allontanati, venduti, scambiati, abbandonati in un bosco buio dove un orco orrendo li mangerà per cena, a meno che una fila di sassolini che brillano sotto la luna li riporti a una casa dove nessuno li vuole.     

La letteratura fantasy moderna nasce, come si è detto, con due grandi libri che sono Il Signore degli Anelli e Le cronache di Narnia, i cui autori hanno messo nei loro libri la spiritualità biblico evangelica che era rinnegata da tutte le altre parti della narrativa. Il genere fantasy è quindi un mezzo per esprimere e raccontare, in tutto il loro fascino e la loro bellezza, temi religiosi. Questo è più che mai evidente nella nuova saga fantasy di Silvana De Mari arrivata in questi giorni nelle librerie con il secondo episodio: Hania La strega muta, edito da Giunti. Il primo capitolo della trilogia era uscito mesi fa, col titolo Il cavaliere di Luce, preceduto da un piccolo prequel, Il Regno delle tigri bianche

La saga di Hania è quanto di più interessante la letteratura fantasy abbia presentato negli ultimi dieci anni. Una scrittura appassionante, avvincente, tagliente come una lama, che ha come protagonista principale una bambina, Hania, che l’Oscuro Signore con la sua stregoneria ha fatto concepire ad una principessa vergine. Una sorta di rovesciamento parodistico e maligno della vicenda evangelica. Hania dovrebbe essere quindi uno strumento del male, affinchè esso possa stabilire il suo dominio sul mondo. Ma la parte umana della bambina, quella che le viene dalla madre, l’ultima discendente di una stirpe di eroi, di cavalieri votati al bene, lotta contro il proprio lato oscuro. Non una lotta titanica, superomistica, ma un combattimento reso possibile dalla forza tenace dell’amore vero. Hania è un personaggio unico nella storia del Fantasy, originalissimo. Una bambina beffardamente sarcastica, acidamente realistica, bellissima, con un coraggio da leone.    

Come ha spiegato Chesterton, perché una storia funzioni, perché entri nei nostri sogni, ci devono essere tre personaggi: la principessa, San Giorgio, il Drago. Ogni romanzo deve conoscere il principio dell’amore e della battaglia: deve esserci una principessa, un ideale per il quale battersi, un drago che rappresenta il male, e deve esserci un cavaliere, un San Giorgio, che è colui che ama e combatte. Ed ha ragione Chesterton quando afferma che uno dei più tragici errori della cinica filosofia moderna è che l’amare e il battersi siano diventati concetti contrapposti.

Invece non è possibile amare qualcuno senza essere disposto a combattere. Non è possibile combattere se non si ama. Silvana De Mari applica alla perfezione la lezione chestertoniana. Hania, la figlia dell’Oscuro Signore, ha dei poteri eccezionali, ma anche un unico difetto: è muta. Un difetto, una malformazione, che - come spesso accade-  può essere un dono, o meglio ancora una grazia. Nasce chiusa in un silenzio totale e nell’odio per il mondo che ha il compito di annientare.

Ha una conoscenza totale della realtà e del linguaggio, ma le mancano le parole amore, amicizia, allegria e compassione che per lei sono solo suoni. La compassione materna di sua madre tuttavia salva la sua vita e la potenza delle narrazioni del Cavaliere di Luce salvano la sua anima, perché lei ha un’anima, all’inizio minuscola, che poi cresce e si fortifica. 

Hania fa la sua scelta, tra le tenebre e la luce, tra la tentazione del potere e l’anelito verso il bene. Qui ci fermiamo, per non spoilerare nulla di questa saga che appassiona, che commuove, che fa riflettere. Una fantasy apologetica che vedrà la sua conclusione tra alcuni mesi con il terzo e ultimo capitolo della trilogia. Ma intanto, non perdetevi i primi due volumi della storia di Hania.