Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giovanni d’Avila a cura di Ermes Dovico
Venerdì della Bussola

Habemus Papam, speciale Conclave

Chi è Leone XIV e cosa ci dobbiamo attendere dal nuovo pontefice? Come è stata vissuta la sua elezione, dal popolo e dai media? In studio, Cascioli e Chiappalone ne parlano con Nico Spuntoni e con monsignor Nicola Bux.

Ecclesia 10_05_2025
Cascioli, Chiappalone, Spuntoni, Bux

Habemus Papam, in studio Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana e Stefano Chiappalone, coordinatore della Bussola Mensile e autore del blog Borgo Pio, ci guidano nella lettura delle notizie e analisi sull’elezione del nuovo Papa. Ospiti esterni il nostro vaticanista Nico Spuntoni, in diretta da Roma e monsignor Nicola Bux, teologo, liturgista, esperto di chiese orientali, firma della Bussola anch’egli.

Nico Spuntoni: «la piazza era piena, la folla arrivava fino in fondo a via della Conciliazione. Un’eccezione perché i romani di solito non vanno in San Pietro, ma stavolta c’è stata la corsa dai rioni vicini ad assistere all’evento. Giornate intense che si sono concluse con una sorpresa, anche nella scelta del nome. Robert Francis Prevost, sostenuto dai latino-americani, era uno dei papabili, ma la rapidità con cui si era concluso il Conclave faceva pensare a un’elezione del cardinal Parolin, il favorito». Il grido di gioia della piazza si è sentito già alla fumata bianca, quando non si sapeva ancora chi fosse il nuovo Papa. Per il popolo, comunque, la gioia è nel sapere che il Papa c’è. «C’era una fortissima componente di religiosi che pregavano, tanti sacerdoti e vescovi coi rosari, è tornata una centralità della Chiesa non solo mediatica. E lo si vedeva anche nei funerali di Papa Francesco: una fortissima componente di clero, un riscatto rispetto agli anni in cui il clericalismo veniva contestato».

Per monsignor Bux: «C’è un aspetto che pochissimi colgono, perché pochi hanno partecipato a un concilio, o a un sinodo, men che meno a un conclave: come si concepisce il consenso? Raramente lo si intende come una spinta interiore. Il Conclave è un atto spirituale, i cardinali pregano. Siamo poco abituati a questo clima spirituale. Il consenso nasce dalla fede. Fa cadere i pregiudizi di schemi, magari anche certi profili considerati solo dal punto di vista umano. La scelta finale appare come una sorpresa, come d’incanto: lo Spirito non fa cose nuove, ma fa nuove tutte le cose. Nel tempo che scorre, la Chiesa mette assieme la tradizione e la novità. E questo fa della Chiesa una istituzione, qualcosa di stabile. Gesù ha istituito la Chiesa: l’ha stabilita sulla roccia».

A proposito delle prime parole del nuovo Papa, Nicola Bux trae alcuni elementi chiari: «Gesù è la ragion d’essere del Papa, dei vescovi, dei sacerdoti, dei fedeli, della loro missione. E la missione è quella di portare Cristo al mondo, come ha ribadito Leone XIV. Ha sottolineato che Cristo è unico salvatore».  

Chiappalone si sofferma sulla scelta del nome. Una sorpresa positiva, la scelta di un nome di un papa tradizionale, pre-conciliare. Perché Leone? San Leone Magno è troppo remoto nel tempo. Abbiamo pensato al Papa della Dottrina Sociale. Una pista interessante è il legame degli agostiniani con Leone XIII. «Giuseppe Gioacchino Pecci, futuro Papa Leone XIII, aveva un legame dall’infanzia con un monastero agostiniano che portò sin sul soglio di Pietro dal 1878 al 1903, un periodo di crisi per gli agostiniani. Da Papa, memore di quell’antico affetto, intervenne a loro favore, aiutandolo a risollevarsi. Creò anche cardinali agostiniani e fu il pontefice che, nel 1900, canonizzò Santa Rita da Cascia, monaca agostiniana».

Per Spuntoni, la reazione dei grandi opinionisti della stampa laica, di fronte a questa elezione, «è stata di sorpresa, perché tutti davano per scontato che la quarta votazione fosse andata male. Quando è arrivata la fumata bianca, davano tutti per scontato Parolin. Quando abbiamo visto Papa Leone XIV, a prescindere dagli orientamenti dei giornali, tutti i vaticanisti sono stati colti da gioia. Oggi si prova a fare qualche retroscena, da prendere con le pinze e il tentativo è quello di presentare il cardinale Parolin non come sconfitto, ma come grande elettore. Anche nel 2005 si diceva che Bergoglio avesse consentito l’elezione di Ratzinger. E nel 2013 si diceva che il cardinale Scola avesse fatto un passo indietro consentendo l’elezione di Bergoglio. Francamente sembra un po’ un modo per rendere l’onore delle armi a chi è oggettivamente sconfitto».

Per Chiappalone, «dopo la spoliazione della figura papale del precedente pontificato, finendo per mostrare più l’uomo che il ministero (i paramenti fanno sì che l’uomo sparisca a favore del Mistero e del Ministero che ricopre), il nuovo Papa si è presentato ancora come uno dei tanti successori di Pietro. Non come il successore del predecessore. E i simboli parlano, sia quando vengono rifiutati, sia quando vengono ripristinati». E monsignor Bux sottolinea soprattutto il verbo “sparire”, pronunciato dal nuovo Papa: «Ha detto che il vescovo di Roma deve come sparire. Lo diceva per sé e per qualsiasi pastore. Il sacerdote, sotto i paramenti, si spersonalizza in modo da rappresentare sempre più Cristo. E nell’omelia ha citato le parole del Battista: “è necessario che noi diminuiamo, perché Lui cresca”. Volevo anche aggiungere che, da agostiniano, sottolinea il concetto del Christus Totus, l’unità profonda del Cristo e del suo corpo, la Chiesa».

Il riferimento alla comunione è una delle chiavi di lettura di questo modo inedito di presentarsi, dice Chiappalone: «Anche questo parziale segnale di unità e di comunione, con quella parte di Chiesa che nel pontificato di Francesco aveva sofferto, ma anche della comunione della Chiesa con se stessa negli ultimi decenni, questa ferita di una Chiesa che vuole rompere col passato. Questo Papa si presenta in un modo che appare come una ricucitura, dove Francesco si era presentato da subito come Papa della rottura. Leone ha ripreso quel ‘camminare assieme’ di Francesco, ma l’ha ripreso in chiave agostiniana: camminare insieme verso quella Patria che Dio ci ha preparato. Non in chiave sociologica».

Poi adesso ci saranno anche gli atti di governi. Quali sono le priorità? Quale il banco di prova? Per monsignor Bux, la priorità è «la crisi della fede. Dopo vent’anni da Benedetto XVI, Leone ha ripreso, anche entrando nel fenomeno del cristianesimo paganizzato, il percorso del ripristino della fede: tornare a credere. Negli ultimi anni ci siamo un po’ distratti verso il sociale e i valori, dimenticando che la soluzione di pace, giustizia e fratellanza viene solo dalla fede in Gesù Cristo”. Per Spuntoni, nelle congregazioni “si è parlato molto della diffusione delle sette e della secolarizzazione. Leone, parlando di Dio e meno di altri temi, va nella direzione giusta».

Non va dimenticato che ci sono accuse (non una sentenza, nota bene) di aver coperto ben tre preti accusati di abusi sessuali. Forse, dopo anni in cui gli abusi sono stati una questione devastante per la Chiesa, era opportuno scegliere un cardinale che si porta dietro queste ombre? Certamente c’è un modo per uscirne: affrontare questi sospetti alla luce del sole.  Per Spuntoni, «non c’era alcun candidato senza sospetti. Ora si deve lavorare per risolvere il problema, ma non solo quello degli abusi sui minori (di cui si parla molto ma che nella Chiesa è un fenomeno piuttosto limitato) ma anche sugli abusi commessi dal clero sulle religiose. Un fenomeno sottovalutato e affrontato in modo insufficiente sotto il precedente pontificato di Francesco, come purtroppo dimostra il caso Rupnik». Sulla chiesa sinodale, «c’è stato quasi un isterismo, da parte dei cardinali più progressisti, nel toccare questo argomento. Leone riconosce la chiesa sinodale, ma non emarginerà più il collegio cardinalizio che da Francesco è stato sacrificato. Forse sta preparando una svolta rispetto alla Chiesa di Francesco».

Il governo cinese ha nominato due nuovi vescovi in periodo di sede vacante, una grossa patata bollente. E la questione Cina è importante per tutta la Chiesa. Per monsignor Bux: «Leone si comporterà con la prudenza che caratterizza la Chiesa. Quando Giovanni Paolo II trovò Casaroli fautore della politica di compromesso con il blocco orientale, non lo rimosse, ma gli disse di fare il lavoro contrario a quel che aveva fatto fino a quel momento. Finché non andò naturalmente in pensione. Il rispetto delle persone è importante, anche quando sbagliano». Anche per la questione cinese, «vale la citazione agostiniana di Leone XIV: “per voi sono vescovo e con voi sono cristiano” dà la cifra della comunione, gerarchia e comunità che interagiscono ma senza confondere i ruoli. Importante che lo abbia detto dall’inizio, perché ci sarà la possibilità di approfondirlo meglio nelle esperienze pratiche».