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CONTINENTE NERO

Guterres (Onu) in Somalia: carestia è "colpa del riscaldamento globale"

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La Somalia è colpita da una terribile carestia. Il Segretario Generale dell'Onu, Antonio Guterres, in visita a Mogadiscio, attribuisce la colpa della carestia al riscaldamento globale antropico, provocato dai Paesi ricchi e assolve il governo somalo. Ma sono i Paesi ricchi che stanno aiutando la Somalia, mentre il governo sta sprecando risorse.

Esteri 14_04_2023
Antonio Guterres al suo arrivo in Somalia

Da oltre due anni in Somalia non piove o non abbastanza. La siccità uccide il bestiame e impedisce ai raccolti di maturare. Nel 2022 di fame e stenti si stima siano morte 43mila persone. Adesso quasi metà della popolazione, circa 8,3 milioni di persone, ha bisogno di assistenza. I profughi per fame si aggiungono a quelli in fuga dai territori controllati dai jihadisti al Shabaab ammassandosi nei centri di raccolta interni e nei campi profughi dei paesi vicini. Sono 1,4 milioni, per l’80% donne e bambini. Non si tratta ancora di carestia vera e propria, ma se con l’arrivo del Monsone ad aprile non inizierà la stagione delle grandi piogge la situazione è destinata a peggiorare per i quasi cinque milioni di persone che già soffrono di gravi carenze alimentari.

È un dramma, quello della siccità, che si ripete periodicamente da secoli e colpisce i paesi dell’Africa orientale e australe in cui, come in Somalia, ogni anno si alternano le stagioni secche e quelle piovose mentre  il Monsone, il vento dell’Oceano Indiano, risale le coste africane. Oppure le piogge arrivano troppo abbondanti e intense, diventano uragani ed è di nuovo fame perché le acque travolgono il bestiame e inondano i campi, come è successo nelle scorse settimane in Mozambico e in Malawi. Gli africani hanno ancora memoria di carestie che hanno decimato la popolazione finché in epoca coloniale le amministrazioni europee incominciarono a contenere in parte i danni importando e distribuendo generi alimentari di prima necessità.

Attualmente sono i donatori internazionali a provvedere finanziando progetti di cooperazione bilaterali e multilaterali, questi ultimi in gran parte affidati alle Nazioni Unite. Nei giorni scorsi proprio il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si trovava in Somalia per parlare della difficile situazione umanitaria, aggravata dal generale aumento dei prezzi. Nella capitale Mogadiscio ha incontrato il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud e le più alte cariche politiche e poi si è recato al campo profughi di Baidoa. Iniziando il suo soggiorno ha ricordato che l’Onu ha chiesto ai paesi e agli enti donatori un contributo di 2,6 miliardi di dollari, necessari ad assistere il paese nel 2023. Finora però, ha spiegato, solo il 15% dell’importo è stato versato: “mentre la carestia incombe – ha detto alla fine della visita a Baidoa – è una cosa assolutamente intollerabile e per questo mi appello ai donatori e alla comunità internazionale affinché intensifichino il loro sostegno finanziario”.

Tanto più doveroso è intervenire finanziariamente, secondo Guterres, perché i Somali, sebbene del tutto innocenti, sono le maggiori vittime del cambiamento climatico: “è inconcepibile, è immorale – ha infatti aggiunto – che, per quanto il contributo della Somalia al cambiamento climatico sia praticamente nullo, i suoi abitanti ne debbano subire il terribile impatto”.  

Si dice “cambiamento climatico”, ma si intende “riscaldamento globale di origine antropica”, ovvero quel fenomeno che, secondo teorie peraltro smentite da un crescente numero di scienziati, dipenderebbe da emissioni eccessive di gas inquinanti causate in tempi recenti dal modo di produzione e dallo stile di vita praticati e diffusi dalla civiltà occidentale. Secondo questa teoria i fenomeni atmosferici avversi attuali – siccità, piogge eccessive, uragani… – benché simili a quelli del passato ne differiscono sostanzialmente perché sono causate dall’azione dell’uomo. Di qui la convinzione che gli abitanti della Somalia, e dei paesi africani tutti, siano vittime di errori commessi altrove; e anche che, a maggior ragione, spetti ai responsabili rimediare.

Questo è andato a dire il Segretario delle Nazioni Unite ai leader e alla popolazione somali invece di ammonirli spiegando che, ancora una volta, saranno aiutati a superare questo difficile momento, ma che dovranno finalmente impegnarsi a investire risorse finanziarie, tecnologiche e umane per ridurre l’impatto dei fenomeni naturali avversi, ad esempio adottando sistemi provatamente efficaci di controllo delle acque; e a ridurne gli effetti negativi predisponendo piani di intervento da attuare all’insorgere di crisi umanitarie, oltre tutto prevedibili e ricorrenti, e accantonando i fondi necessari per realizzarli.

Per farlo il governo somalo deve assumersi le proprie responsabilità, attuare politiche sociali e ambientali sul modello di quelle praticate dai paesi che vogliono e sanno proteggere e tutelare i loro cittadini. Invece dal 2004, quando dopo quasi 20 anni di guerra tra clan si è insediato a Mogadiscio, esiste solo grazie agli inesauribili contributi finanziari dei donors, sprecandone per sfrenata corruzione enormi quantità, e alla protezione da al Shabaab offerta da migliaia di soldati stranieri, da armi e formazione militare forniti anch’essi dai donors internazionali.

Questo è o dovrebbe diventare “assolutamente intollerabile”. Invece Guterres con le sue affermazioni, assolvendo i somali “vittime innocenti” e denunciando invece un modello di sviluppo “alieno”, ha ancora una volta assecondato delle scelte irresponsabili. Last, but not least, si è addirittura complimentato “per l’impegno del governo in favore dei diritti delle donne”… nel paese in cui quasi il 98% delle donne subiscono mutilazioni genitali femminili: la situazione più critica al mondo.