Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Nostra Signora del Pilar a cura di Ermes Dovico
Aillet

Green pass e controllo sociale: c'è un vescovo in Francia

Il coraggio del vescovo di Bayonne, Marc Aillet, che ha scritto ai fedeli per denunciare il regime di discriminazione, di sospetto e di controllo reciproco che verrà creato con l'introduzione del lasciapassare. 

Ecclesia 03_08_2021

I vescovi italiani: così pronti (perlomeno, alcuni di loro) a intervenire a gamba tesa nel dibattito politico sul problema dei migranti e persino ad alzare la voce non appena un politico osi prendere in mano il Rosario; così timidi e titubanti a dire qualcosa di molto lontanamente cattolico sul ddl Zan; del tutto non pervenuti di fronte alla più grande discriminazione del dopo guerra: quella “sanitaria”.

Non che da altre parti lo scenario sia più roseo; e forse è per questo che la presa di posizione del vescovo di Bayonne (Francia sud occidentale), monsignor Marc Aillet, acquista ancora più rilevanza e nel silenzio attuale risuona come una vox clamantis in deserto.

Nella sua lettera a tutti i fedeli della diocesi di Bayonne, Lescar e Oloron, del 23 luglio scorso, Mons. Aillet decide di parlare, condividendo i sentimenti e la perplessità di tanti “esseri pensanti” che in questi mesi di pandemia e campagna vaccinale hanno potuto confrontarsi con il loro vescovo. Una rarità. Ormai si sente tutto e il contrario di tutto, soprattutto dalla bocca di quei medici che sono a tutti gli effetti diventati delle soubrette, nel senso etimologico della parola. La spinta mediatica e legislativa, riconosce Aillet, ha di fatto generato in molte persone «una situazione di stress psicologico e morale».

Il vescovo di Bayonne rileva come «l’obbligo del pass sanitario non cessi di interrogare molte persone, inclusi i rappresentanti eletti di ogni forza politica, sul regime di discriminazione, di sospetto e di controllo reciproco che verrà creato in questo modo». Si prospetta una pericolosissima «“discriminazione” tra vaccinati e non vaccinati, che incita gli uni a colpevolizzare gli altri, a marginalizzarli e a condannarli praticamente ad una morte sociale. Da entrambe le parti, accade che si spinga sulla molla della paura o si finisca nell’irrazionalità».

Di fronte a questa follia collettiva, ad una divisione che sta distruggendo i rapporti familiari, d’amicizia, di lavoro e persino i rapporti fraterni tra cristiani, il vescovo di Bayonne avverte il dovere di invitare «alla calma, nel più grande rispetto di tutti, qualunque sia la vostra opinione, rifiutandovi di stigmatizzare quanti fanno una scelta diversa».

Mons. Aillet mette in chiaro che l’importanza della sicurezza sanitaria di una nazione non può costringere alcuno «ad agire contro la propria coscienza. Perché qui è in gioco proprio la libertà di coscienza». La tutela di questa libertà fondamentale riposa innanzitutto sulla possibilità di accedere ad una informazione ampia e vera. Lo stesso vescovo testimonia a riguardo che l’Accademia per la vita della sua diocesi «mi ha permesso di scoprire una quantità di informazioni sull’epidemia mondiale [...] e sui mezzi consigliati per eradicarla, che non sempre vengono portati alla conoscenza pubblica dai grandi media».

Con fine umorismo, Mons. Aillet dichiara di limitarsi a porre delle domande, come Macron aveva dichiarato di attendersi dalla Chiesa. Il 9 aprile 2018, il Presidente francese aveva infatti tenuto un discorso al Collège des Bernardins davanti a tutti i vescovi della Chiesa francese. Macron aveva caldeggiato l’episcopato a contribuire al bene della società francese sollevando interrogativi (questionnement): un modo carino per far capire alla Chiesa francese che affermazioni e negazioni non sono gradite... Ed è proprio una lunga interessantissima serie di domande «forse impertinenti» che il vescovo di Bayonne intende porre pubblicamente, perché si tratta di quelle domande «che sento regolarmente attorno a me».

Tante domande. Precisi e puntuali. Anzitutto per capire se davvero il vaccino sia l’unico mezzo per fermare l’epidemia: «Ma che fine fanno i trattamenti che esistono e risultano efficaci, o gli altri mezzi di prevenzione raccomandati per rafforzare le nostre difese immunitarie naturali?» Che ne è dell’idrossiclorochina e dell’ivermectina, espressamente menzionati da Aillet? «Che ne è della libertà dei medici di prescrivere dei trattamenti contro la covid-19?».

Qual è la verità sulla gravità della malattia, sul tasso di letalità? «I vaccini proteggono contro le varianti? [...] I vaccini attualmente sul mercato in Francia sono propriamente vaccini o sono “terapie geniche” innovative?». E ancora: «perché l’Agenzia europea del farmaco [...] ha concesso solo un’autorizzazione all’immissione in commercio “condizionata” (CMA) e perché le case farmaceutiche sono state esentate dal risarcimento per gli effetti indesiderati?». E poi il rischio sulla sicurezza, posto che la fase 3 della sperimentazione si concluderà solo nel 2023; l’effettiva farmacovigilanza sugli effetti indesiderati; e poi, la domanda etica decisiva: «Perché non si invoca il “principio di precauzione” così tanto presente nel dibattito pubblico quando si tratta della protezione dell’ambiente?».

Mons. Aillet entra coraggiosamente anche nel problema dell’origine illecita di questi vaccini. Richiamando l’ultima Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, ritiene una «questione etica ineludibile» quella della cooperazione al male di quanti utilizzano questi vaccini. Insomma, parliamone decentemente.

Numerose domande anche sulla reale utilità di un lasciapassare che si basa sull’assunto mai dimostrato (e smentito sia dalle case farmaceutiche che dai fatti) che la vaccinazione impedisca la trasmissione del virus. Aillet fa notare che, a riguardo, il Primo Ministro e il Ministro della Sanità francesi si sono contraddetti. Segno che tutto il mondo è paese.

Infine, le palesi contraddizioni tra la legislazione che sta prendendo piede in Francia, come in Italia, e le norme di rango superiore: «Come conciliare i testi legislativi, dopo il Codice di Norimberga, che proibiscono ogni obbligo vaccinale? Se l’8 aprile 2021, una sentenza della CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) ha autorizzato la vaccinazione obbligatoria a certe condizioni, una risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, votata il 27 gennaio 2021 [...] chiede “di assicurarsi che i cittadini e le cittadine siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno subisca pressioni politiche, sociali o altro per farsi vaccinare, se non desidera farlo personalmente”  (7.3.1) e di “vigilare che nessuno sia vittima di discriminazioni per non essere stato vaccinato, a motivo di rischi potenziali per la salute o per il fatto di non volersi vaccinare” » (7.3.2). Cosa pensarne?».

Domande che da mesi molti ripetutamente si stanno facendo? Domande che spesso vengono eluse o a cui vengono date risposte false. Domande che si impedisce vengano sollevate non solo a livello dei media di regime, ma anche degli organi scientifici competenti.