Grecia e Malta combattono i trafficanti di esseri umani
Grecia e Malta respingono in modo palese i migranti illegali riportandoli verso le coste turche e libiche. A differenza dell’Italia, Grecia e Malta combattono i trafficanti di esseri umani, Malta in pieno accordo con la guardia costiera libica, di cui l'Italia è ancora lo sponsor principale.
E LA TURCHIA "INVADE" LA GRECIA di Lorenza Formicola
Grecia e Malta respingono in modo palese i migranti illegali riportandoli verso le coste turche e libiche. A differenza dell’Italia, che tra accoglienza per tutti, navi di lusso per le quarantene e regolarizzazione per i clandestini fa di tutto per incoraggiare i flussi illegali e arricchire i trafficanti, Grecia e Malta combattono i trafficanti di esseri umani sostenuti dal governo turco e da alcune milizie libiche fedeli al governo di Tripoli adottando il “modello australiano” dei respingimenti in mare.
Un esempio vincente ed efficace, che risparmia vite umane e scoraggia i flussi migratori illegali togliendo clienti ai trafficanti, ma che viene giudicato “illegale” dall’Unione europea, dalle agenzie dell’ONU e dall’ampio fronte immigrazionista che riunisce partiti politici, Ong e organizzazioni cosiddette “umanitarie” che continuano a voler confondere i naufragi in mare con le emigrazioni illegali di massa e il traffico di esseri umani. Questi i fatti degli ultimi giorni, che sembrano indicare la volontà di Atene e La Valletta di attuare una svolta concreta verso i respingimenti come unico provvedimento idoneo a fermare i flussi, combattere i trafficanti e salvaguardare i confini italiani ed europei.
La guardia costiera turca ha riportato a terra il 30 maggio una settantina di clandestini a bordo di tre gommoni nelle acque del Mar Egeo, al largo della città di Smirne, che erano stati respinti da unità navali greche. A riportare la notizia è stato il sito del quotidiano turco Hurriyet secondo cui a bordo delle imbarcazioni vi erano 28 congolesi, 23 afgani, 5 eritrei, 2 maliani, un nigeriano e un somalo. I gommoni sarebbero stati fermati dalla Guardia costiera greca e rimorchiati verso le coste turche, dove sono stati intercettati da una motovedetta che ha portato le persone a bordo presso l'ospedale di Smirne.
La Turchia lo scorso febbraio ha aperto le proprie frontiere al passaggio dei migranti verso i confini dell'Ue scatenando un braccio di ferro con le autorità di frontiera greche che, dopo anni di “invasioni” di clandestini delle isole più vicine alle coste turche (Chios e Lesbo soprattutto) coordinate da Ankara, si sono rese protagoniste di centinaia di respingimenti verso la Turchia e hanno schierato l’esercito sul confine terrestre. I respingimenti attuati dalle motovedette greche hanno scatenato, paradossalmente, le proteste di Ankara, che da anni attua piani di impiego delle masse di immigrati clandestini contro l’Europa.
Anche Malta subisce da tempo pressioni da parte di Bruxelles e dal fronte immigrazionista per aver attuato respingimenti in mare consegnando alle motovedette libiche i clandestini fermati nelle acque di competenza maltese per la ricerca e soccorso (SAR). L’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra La Valletta e il governo libico di Tripoli non è stato reso noto in tutti i suoi dettagli, ma prevede l'istituzione di unità congiunte per il coordinamento delle operazioni contro l'immigrazione illegale nel Mediterraneo centrale. Un’ipotesi che lascia intendere che le motovedette maltesi coopereranno con quelle libiche per soccorrere barconi e gommoni e farli rimorchiare di nuovo sulle coste africane. Il memorandum d'intesa firmato a Tripoli dal primo ministro maltese Robert Abela e dal premier del Governo di accordo nazionale libico (GNA) Fayez al Sarraj dovrebbe ispirare l’Italia a fare fronte comune con gli altri due membri meridionali dell’Unione in prima linea sul fronte dell’immigrazione illegale. Roma del resto è sempre il maggior sponsor della Guardia Costiera libica in termini di mezzi, denaro e addestramento ma continua a promuovere un’accoglienza che sta incoraggiando i flussi da Libia, Tunisia e Algeria verso le nostre coste.
Nel comunicato ufficiale diffuso dal governo di La Valletta viene evidenziato che Abela ha ribadito ad al-Sarraj la posizione di Malta sull'esigenza di fermare il traffico di esseri umani, anche in considerazione dei flussi senza precedenti e "sproporzionati" per le capacità di accoglienza dell'isola del Mediterraneo. Ma è evidente che i traffici di clandestini dalla Libia verso Malta sono gli stessi che interessano l’Italia: l’occasione sarebbe quindi propizia per unire le forze navali italiane a quelle libiche e maltesi per respingere i flussi garantendo soccorsi immediati ai barconi e un rapido sbarco sulle corte libiche dei migranti illegali. Il quotidiano The Times of Malta ha valutato la missione della delegazione maltese in Libia nell'ambito di un "cambio di approccio" nei rapporti bilaterali in tema di immigrazione. Tripoli punterebbe inoltre su La Valletta per ottenere un maggiore sostegno da parte dell'Ue. L'accordo siglato il 28 maggio secondo The Times of Malta, prevede infatti anche un sostegno finanziario non meglio precisato da Malta alla Libia ma che potrebbe riguardare la cessione di fondi Ue a Tripoli per i campi d'accoglienza gestiti dalle Nazioni Unite e contrastare i trafficanti attivi solo sulle coste controllate dal GNA.
Secondo Abela, uno dei punti su cui insistere per arrivare ad una soluzione sono "azioni concrete" sulle coste libiche ed ai confini meridionali del paese africano, in modo da frenare il traffico di esseri umani piuttosto che lavorare sui ricollocamenti e sui salvataggi in mare. Proprio l’opposto di quanto sta facendo il governo italiano che dall’accordo libico-maltese rimedia inoltre un ulteriore “siluro”. Nell'incontro di Tripoli, Abela e al-Sarraj hanno anche parlato dell'operazione navale europea Irini, che dovrebbe assicurare il rispetto dell'embargo Onu sulle armi alla Libia e già criticata aspramente da Tripoli e dalla Turchia come sbilanciata a favore del nemico del GNA, l’Esercito nazionale libico (LNA) del generale Khalifa Haftar. GNA e Malta hanno convenuto che dovrebbero essere prese in considerazione le riserve espresse sia da La Valletta che da Tripoli nei confronti della missione Ue a guida italiana nel Mediterraneo. In una telefonata con il premier libico al-Sarraj, il 30 maggio Giuseppe Conte ha ribadito la neutralità e imparzialità dell’Operazione Irini.
In termini politici le iniziative di Grecia e Malta sul fronte dell’immigrazione clandestina indicano la strada da percorrere in cui i singoli Stati rispondono con efficacia e autonomia a difesa degli interessi nazionali e a fronte di una Ue inconcludente e dimostratasi in questi anni del tutto incapace di esprimere dissuasione e deterrenza nei confronti della Turchia e dei trafficanti libici.