Governo polacco impegnato in una crociata anti-cattolica
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La coalizione eterogenea che ha formato il nuovo governo polacco, contro i conservatori, traballa al suo interno, ma proprio per questo fa passare leggi ideologiche e spesso anche anti-cattoliche.
Dall’inizio del mese scorso la coalizione di sinistra-centro al governo in Polonia ha iniziato a scricchiolare, mentre cresce la colpevolizzazione scandalistica degli avversari politici e l’occupazione manu militari delle istituzioni indipendenti. Lo scorso 6 marzo, con una mossa a sorpresa, il Presidente della Sejm Szymon Hołownia, uno dei due leader tra popolari di PSL e moderati cristiani di Polonia 2050, aveva deciso di rinviare il dibattito sulla liberalizzazione delle leggi sull'aborto a dopo le elezioni locali del 7 aprile, poiché ci sono divisioni nell'ampia coalizione di governo sulla migliore scelta da farsi: tornare alla legislazione precedente il divieto di aborto eugenetico deciso dalla Corte Costituzionale del 2021 o assecondare la piena liberalizzazione promossa dalle sinistra di Lewica e dal Coalizione Civica del premier Tusk?
«Mi sento responsabile (di assicurare) che alcune cose importanti non accadano durante questo caos politico (pre-elettorale)», ha detto Hołownia, riferendosi al cambiamento delle leggi sull'aborto. Una frenata non certo intrapresa per timore delle reazioni cattoliche se, come è avvenuto la settimana successiva, il ministro della Cultura polacco Bartłomiej Sienkiewicz ha annunciato la fine ai sussidi statali per le pubblicazioni di carattere religioso, perché la missione dello Stato, «non è quella di diffondere la fede e la salvezza dell’umanità… nè di sostenere una particolare religione».
Mentre con i governi degli scorsi anni, guidati dalla coalizione del partito Diritto e Giustizia (PiS), le pubblicazioni religiose hanno spesso ricevuto tali sovvenzioni, l'attuale governo polacco si è impegnato a ridurre i sussidi statali diretti alla Chiesa e al ruolo della religione nella vita pubblica, come già dimostrato dal provvedimento approvato lo scorso febbraio che riduce il numero delle ore dell’insegnamento di religione cattolica nelle scuole pubbliche.
Sempre a metà marzo quello stesso Presidente della Seijm che aveva frenato sull’aborto, per non apparire troppo cattolico, aveva dovuto chiedere alla Corte dei Conti (NIK, Ufficio superiore di revisione dei conti pubblici) di «condurre una revisione dei flussi finanziari tra lo Stato e le associazioni religiose, in particolare la Chiesa Cattolica».
Si vogliono colpire i cattolici, sacerdoti, vescovi e associazioni che hanno sostenuto le decisioni fondate sui principi non negoziabili prese dai governi precedenti, per asservirle al nuovo potere. Nonostante, il tentativo di dare addosso alla Chiesa e al governo precedente, per nulla conclusosi, non può nascondere il fallimento delle tante promesse non mantenute in questi primi cento giorni di governo. Delle 100 promesse che avrebbero dovuto essere implementate da Donald Tusk nei primi 100 giorni di governo, solo 12 sono state pienamente attuate, mentre altre 10 solo parzialmente.
Tra gli impegni che sono stati attuati c'è il ripristino dei finanziamenti statali per il trattamento di fecondazione in vitro, lo stop al disboscamento nelle aree forestali più preziose, il ripristino dei finanziamenti per una “Linea telefonica di assistenza per i bambini” e si è ottenuta la promessa da Bruxelles di scongelamento dei fondi UE. Di certo, a protestare fuori dal parlamento, contro le bugie elettoralistiche di Tusk e della coalizione di governo, c’erano le associazioni di disabili lo scorso 22 marzo: chiedevano che il governo mantenesse la promessa pre-elettorale di aumentare la loro indennità sociale.
Nell’ultima settimana e a sette giorni dalle elezioni locali, la coalizione di governo cerca il rilancio su più fronti e con diversi strumenti. Contro la festività domenicale cristiana, ha proposto di abolire la chiusura domenicale dei centri commerciali e negozi e contro la coesione sociale ed il valore civile del matrimonio e della famiglia naturale, ha promosso l’introduzione delle unioni civili che consentirebbe anche la co-genitorialità di un figlio di uno dei partner, avvicinando lo status delle relazioni LGBT+ al matrimonio.
Nella continua ricerca di un comune nemico che ricompatti l’unità della coalizione, sono partite le indagini contro l’ex ministro della Giustizia e cattolicissimo Zbigniew Ziobro e altre figure legate al suo partito “Polonia Sovrana” (Suwerenna Polska) con l’accusa di presunti abusi nell'erogazione dei fondi e, in un tentativo di occupazione istituzionale senza precedenti nei paesi occidentali, ha presentato una mozione per processare e sostituire, con un proprio uomo, l’attuale Governatore della banca centrale Adam Glapiński, nominato sotto il precedente governo di Diritto e Giustizia (PiS).