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NONOSTANTE L'ASSOLUZIONE

Gogna "fatale": Barbarin lascia triste, ma con onore

Il cardinale Barbarin non è più arcivescovo di Lione. Il tribunale ha messo fine all'odissea giudiziaria del porporato assolvendolo dal reato di copertura di abusi. «Innocente per la giustizia, ma per i media sarò sempre colui che non ha denunciato fatti atroci». Così ha deciso di lasciare l'incarico. 

Ecclesia 07_03_2020

Il cardinale Philippe Barbarin non è più l'arcivescovo di Lione. Papa Francesco, ancora alle prese con il brutto raffreddore che gli ha impedito di partecipare agli esercizi spirituali della Quaresima ad Ariccia, ha accettato ieri le sue dimissioni. E' stato monsignor Michel Dubost, amministratore apostolico dell'arcidiocesi dal giugno del 2019, a dare l'annuncio nel corso di una conferenza stampa trasmessa dall'emittente cattolica Kto. Il cardinale Barbarin aveva già presentato una rinuncia all'incarico all'indomani della condanna a sei mesi - con pena sospesa - in primo grado con l'accusa di non aver denunciato gli abusi di un ex sacerdote ai danni di un minore, ma Francesco l'aveva rifiutata, limitandosi a concedergli un periodo di riposo per prepararsi adeguatamente alla sentenza d'appello.

A fine gennaio la Corte di Lione aveva messo fine all'odissea giudiziaria del porporato transalpino, più volte ricostruita dalla Nuova BQ, assolvendolo dal reato contestato. Nessuna copertura, dunque, da parte sua. Dopo la sentenza, il primo pensiero di Barbarin, che durante le udienze aveva sempre difeso strenuamente la sua innocenza, era stato proprio per tutte le vittime di abusi sessuali commessi da membri del clero. Già in quell'occasione, il messaggio pubblico del cardinale era suonato come un saluto in vista di un imminente congedo: egli, infatti, non dimenticando di ricordare come il suo processo avesse dimostrato quanto può essere delicata la missione della giustizia, aveva annunciato l'intenzione di rimettere nuovamente l'incarico di arcivescovo nelle mani del pontefice ed aveva auspicato l'inizio di un "nuovo capitolo" per la Chiesa di Lione.

Un concetto utilizzato anche da monsignor Dubost che ieri in conferenza  ha voluto rimarcare l'importanza di "voltare pagina". In attesa del nuovo pastore dell'arcidiocesi che un tempo fu guidata da Jean-Marie Villot, poi cardinale Segretario di Stato di papa Montini, sarà l'amministratore apostolico nominato lo scorso giugno da Bergoglio ad essere preposto al governo temporaneo. La Conferenza Episcopale francese ha voluto ringraziare con una nota il cardinale Barbarin per il servizio episcopale svolto finora, esprimendo nei suoi confronti "amicizia fraterna".

L'ex vescovo di Moulins - arrivato a Lione in un periodo successivo ai crimini commessi dall'ex prete Preynat nei campi scout - termina il suo mandato iniziato nel 2002 a testa alta, potendo rivendicare la sentenza d'assoluzione pronunciata il 30 gennaio 2020 dai giudici della Corte d'Appello francese. Un verdetto che però non aveva messo a tacere i numerosi attacchi, insinuazioni e richieste di dimissioni che hanno imperversato nell'opinione pubblica transalpina - e non solo - sin dall'inizio della sua vicenda processuale.

Lo stesso Barbarin aveva confidato lo scorso mese al settimanale "Le Point" di essersi sentito "confortato" dopo la lettura della sentenza, ma al tempo stesso si era detto consapevole che "questo caso rimarrà appiccato al mio nome e rimarrà per sempre legato alla mia faccia". Con amarezza, il porporato creato da San Giovanni Paolo II nel concistoro del 2003 si era lamentato del fatto che per l'opinione pubblica, a causa dello "tsunami dei media", lui rimarrà sempre "colui che non ha denunciato atti atroci" sebbene la giustizia abbia riconosciuto che non dipendeva da lui farlo.

Cosa succederà ora al prelato che fu grande sostenitore delle piazze della Manif pour tous contro la legge Tabuira? Come recita il comunicato della Conferenza Episcopale, "inizia un tempo nuovo del suo ministero al servizio di Cristo e della Chiesa". L'arcivescovo emerito di Lione si è detto pronto ad accettare qualsiasi decisione del papa per quanto riguarda il suo futuro, mentre monsignor Dubost si era lasciato scappare tempo fa la previsione di una "nuova missione" in arrivo per il suo confratello. Un'ipotesi suggestiva potrebbe essere quella di un ritorno in Madagascar, terra in cui operò per quattro anni come sacerdote Fidei Donum e professore di teologia al Seminario Maggiore di Fianarantsoa.

Durante la vicenda processuale che lo ha coinvolto, Barbarin ha potuto contare sulla fiducia del papa dimostrata dal fatto che l'accettazione della rinuncia è arrivata soltanto ieri, quindi dopo il pieno riconoscimento della non colpevolezza per i fatti contestati. Francesco aveva speso parole in sua difesa anche in un libro-intervista dal titolo "Dio è un poeta" realizzato con Dominique Wolton. Alla domanda del sociologo agnostico sulla vicenda processuale del porporato, il papa era stato categorico: "Conosco bene monsignor Barbarin. E' venuto qui, ha avuto coraggio. E' un problema che risale a 40 anni fa, e pensava che i fatti fossero prescritti. E' libero. E' un uomo libero, e anche molto generoso".