Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L'APERITIVO

Gli Usa e noi provinciali imitatori

Piccolo diario mattutino di ciò che vedo attorno a me: dal jogging ai SUV, dal McDonald alle slot-machine. Sono esempi di cose che non avremmo dovuto importare da Oltreoceano...

A TAVOLA 14_01_2011


Piccolo diario mattutino. Come ogni giorno, anche stamattina ho percorso in auto i pochi chilometri che separano la mia casa dallo studio che ho nell’abbazia di Maguzzano. Sulla litoranea del lungolago, continuo a vedere uomini e donne in tuta da ginnastica che corrono come se fossero inseguiti da qualche malintenzionato brigante.

Non occorre essere un buon ortopedico per capire che l’uomo è fatto per camminare, la corsa per lui dovrebbe rimanere un fatto eccezionale, mentre c’è chi la pratica al mattino e alla sera, con il rischio di provocare uno sconquasso nello scheletro. Vale la pena forse di ricordare che l’inventore del jogging è morto d’infarto mentre correva…

Proseguo per la mia strada e vedo davanti alle ville un via vai di auto gigantesche, grandi almeno il doppio della mia utilitaria. Sono i cosiddetti SUV (che qualcuno ha battezzato SUV-normali), progettati per la guida su strade sterrate o per i grandi spazi dell’Ovest americano, e che invece vengono usate qui da noi dove non ci sono savane o praterie, ma strade asfaltate e spesso strettine. Scuoto il capo anche in questo caso, e mi chiedo a che cosa serva sprecare tutto quello spazio e consumare tutto quel carburante.

Vado avanti nel mio percorso e mi ritrovo davanti a un McDonald. Sorvolo sul gusto del cibo che lì vien servito e mi limito a notare che l’abbinata hamburger e patatine fritte è quanto di più dannoso per il colesterolo ed è una delle cause peggiori di quella obesità che in Occidente caratterizza ormai quasi metà della popolazione, bambini compresi. Infine, arrivo in un caffè-edicola, dove mi fermo a leggere i giornali. E dove c’è una saletta con diverse persone che dal mattino alla sera, in silenzio e in solitudine, stanno davanti alle slot-machine sperando che compaiano davanti ai loro occhi quattro limoni o quattro re di cuori per poter incassare la vincita in monetine. Sanno bene che queste macchinette sono state costruite per fregare i loro soldi, eppure stanno lì…

Sono quattro scene che mi si presentano davanti agli occhi ogni mattino e sono unite da un filo rosso: l’insipienza, la mancanza di saggezza. E tutte e quattro sono di derivazione americana. Gli Stati Uniti sono un grande Paese, ma riflettendo mi chiedo perché da sessant’anni di fronte a questa grande nazione ci comportiamo come provinciali abitanti di una regione periferica dell’impero, che imitano tutto ciò che avviene nella Roma odierna rappresentata appunto dagli Usa. Non potremmo importare dagli Stati Uniti cose più intelligenti?

(testo raccolto dalla redazione e non rivisto dall’autore)