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CINA

Gli USA difendono il pro-lifer inviso a Pechino

Chen Guangcheng si batte contro gli aborti forzati. Malnutrizione e percosse lo stanno uccidendo. La Camera di Washington interviene in suo favore.

Attualità 26_07_2011
Chen Guangcheng

 

Chen Guangcheng, classe 1971, è un coraggioso pro-lifer cinese, cieco, che il regime di Pechino detesta come pochi. E, dal suo punto di vista, a ragione.

Dal settembre 2005 al marzo 2006 Chen è finito in carcere per aver raccontato alla rivista Time la triste e perfettamente attiva (nonostante le smentite di comodo) politica del figlio unico che il regime neopostcomunista impone alle coppie attraverso l’aborto obbligatorio, pena ritorsioni anche feroci sulle famiglie e sui parenti. A Time Guangcheng aveva illustrato in modo specifico la situazione in cui versa la prefettura di Linyi, nella provincia di Shadong, da lui scrupolosamente monitorata, accusando le autorità governative di essersi macchiate della soppressione in un solo anno di almeno 130mila non-nati nonché della sterilizzazione forzata di un numero enorme di donne. Nel giugno del 2006 la polizia lo ha quindi arrestato nuovamente con l’accusa di aver organizzato manifestazioni di piazza che hanno intralciato il traffico automobilistico. Durante il processo che ne è seguito, agli avvocati di Chen è stato però impedito di presenziare in tribunale e così il pro-lifer si è trovato solo, impossibilitato a vedere, e senza riferimenti, conforti e supporti davanti alla corte. Risultato, il 24 agosto 2006 è stato condannato a quattro anni e tre mesi di detenzioni per danni al patrimonio e disturbo del traffico.

Indicato da Time tra le 100 persone più influenti del mondo nel 2006, l’anno successivo Chen è stato insignito del premio Magsaysay, praticamente il Nobel per la pace asiatico.
L’8 settembre 2010 è stato finalmente scarcerato, ma da allora è costretto agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Dongshigu privo di qualsiasi contatto con l’esterno.
Da allora Chen e sua moglie Yuan Weijing sono oggetto di periodici pestaggi e di vessazioni ciniche da parte della polizia che non tollera l’alacre opera di difesa della vita umana nascente che, nonostante tutto, e malgrado le forti difficoltà, la coppia continua a svolgere.

L’associazionismo pro-life internazionale e le organizzazioni mondiali per la difesa dei diritti umani stanno facendo di tutto per tenere alta l’attenzione attorno alla coppia, ma ciononostante la vicenda di Chen e Yuan resta nota solo a pochi, fagocitata dalle migliaia di notizie "più importanti" che ogni giorno si accavallano e relegata in una nota a piè di pagina delle "più serie" relazioni, di norma commerciali, che sempre più intrecciano il mondo libero al regime cinese.

Fra chi non demorde vi è però fortunatamente il deputato Repubblicano statunitense (eletto in rappresentanza del New Jersey) Christopher H. Smith, da sempre campione della vita nascente e alfiere dei diritti umani nel mondo ma in specifico proprio in Cina.
Giovedì 21 luglio Las Commissione affari esteri della Camera federale di Washington ha votato all’unanimità un emendamento da lui presentato al disegno di legge sugli stanziamenti del Dipartimento di Stato per il 2012 in cui si dà pieno sostengo alla causa di Chen e signora. L’emendamento del deputato Smith chiede inoltre pressantemente all’Amministrazione statunitense di agire subito per via diplomatica onde stabilire contatti diretti e permanenti con Chen e Yuan. Né manca di condannare apertamente la politica cinese sia degli aborti forzati sia dei programmi obbligatori di pianificazione familiare basati su contraccezione e sterilizzazioni.

Per Bob Fu, presidente di China Aid, si tratta di un «emendamento storico» che finalmente solleva la spessa cortina di fumo da troppo tempo calata «sulle violenze, sugli arresti e sulle sparizioni» di avvocati e attivisti cinesi impegnati nella difesa dei diritti umani.

Le organizzazioni China Aid e Women’s Rights Without Frontier - in prima fila nella denuncia della piaga dentro la piaga, ovvero dell’aborto selettivo che in Cina sopprime di preferenza le femmine a migliaia e migliaia - lanciano intanto l’allarme. A causa delle continue percosse e dalla malnutrizione Chen sarebbe in serio pericolo di vita.