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ABORTO

Gli obiettori nei mirino del ministro Bonino

Secondo il ministro Bonino l’obiezione di coscienza, prevista dalla legge 194 del 1978, impedisce l’applicazione della legge. Il "diritto all'aborto" sarebbe negato dai veri nemici dei radicali e degli abortisti: gli obiettori di coscienza. 

Vita e bioetica 23_05_2013
Emma Bonino

La Consulta milanese per la Laicità delle Istituzioni, in collaborazione con “Usciamo Dal Silenzio”, il 22 maggio ha organizzato al Tempio della Chiesa Valdese di Milano un dibattito dal titolo "Dall’obiezione al sabotaggio – Come l’Italia sta scivolando verso l’inapplicabilità della legge sull’aborto".

Sono stati diffusi i dati di un’indagine – condotta dalla ricercatrice Sara Martelli a Como, Lecco, Lodi, Monza e Brianza e Sondrio – dalla quale si evincerebbe che i dati ministeriali relativi alla percentuale di obiettori di coscienza vanno corretti al rialzo: "la percentuale effettiva di medici obiettori è pari all’83% – si sostiene – mentre il dato ufficiale è pari al 75%; l’analisi dell’età anagrafica delle risorse impiegate per l’applicazione della legge denuncia che tra pochi anni non esisteranno medici con esperienza di IVG".

L’allarme è stato raccolto subito dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, che in una dichiarazione inviata agli organizzatori del convegno, ha tra l’altro affermato: "In Italia, l’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza, a cui spesso non corrisponde un’adeguata risposta organizzativa da parte del servizio sanitario, sta mettendo a rischio il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e nelle modalità previste dalla legge 194. I dati sulle percentuali di medici obiettori e sulla difficoltà degli enti ospedalieri nel garantire il servizio di interruzione di gravidanza sono chiari”.

La Bonino, bontà sua, afferma che "va garantito il diritto dei medici e degli operatori sanitari a esercitare l’obiezione di coscienza”, ma aggiunge che “l’esercizio dell’obiezione di coscienza non può limitare l’esercizio della libertà di coscienza, non può di fatto impedire a un utente di accedere a un servizio che gli è dovuto, non può rappresentare un alibi per chi ha responsabilità nella gestione del servizio sanitario”.

Già porre sullo stesso piano l’obiezione di coscienza e la libertà di coscienza è cosa alquanto bizzarra, ma è un altro il punto interessante. La Bonino dice: “Il malfunzionamento della legge 194 porta con sé un aumento degli aborti clandestini. È urgente, dunque, superare qualunque disservizio che possa verificarsi in conseguenza della legittima scelta all’obiezione. Un disservizio corrisponde a un diritto negato. Da quando è in vigore la legge 194 molte donne hanno potuto evitare la violenza della clandestinità e gli aborti sono diminuiti. Indietro non si torna, ma interventi normativi che facciano chiarezza su quale soggetto abbia il compito di garantire l’applicazione della legge 194 sono auspicabili”.

Quindi, l’obiezione di coscienza – prevista dalla legge 194 del 1978 e quindi sua parte integrante – impedisce l’applicazione della legge, a parere della Bonino, che svela candidamente il vero e unico obiettivo di quella legge: il diritto all’aborto. Impedito dai suoi “nemici”, gli obiettori di coscienza.
Posizione non nuova dei radicali e di Emma Bonino. I radicali dell’Associazione Coscioni da tempo chiedono ai presidenti e agli assessori regionali alla salute di “operare affinché le strutture sanitarie bandiscano concorsi riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG; creare un albo pubblico regionale dei medici obiettori di coscienza per consentire ai cittadini la piena cognizione delle scelte operate in tal senso del personale sanitario con cui interagiscono; promuovere l’utilizzo dei medici ‘gettonati’ per sopperire nell’immediato alle carenze dei medici non obiettori”; consigliano al Ministro della Salute di verificare che le Regioni evitino situazioni di illegalità; minacciano, anche: “se a breve – dicono – chi di competenza non ci risponderà e/o metterà in atto provvedimenti atti a garantire il diritto all’aborto, sancito per legge, non saranno escluse azioni giudiziarie nei confronti dei soggetti che, appunto, violano la legge”.

Il 21 giugno 2012, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che respinge la questione di legittimità costituzionale sollevata sulla legge 194, la Bonino aveva dichiarato: "La 194 è una buona legge, che rispetta la Costituzione, le donne e che ha aiutato a cancellare migliaia di aborti, evitando il ripetersi di tragedie nascoste. Il problema non è l'attacco alla norma, ma ‘lo svuotamento di senso nascosto con l'obiezione di coscienza’. La legge in molte regioni è come se non ci fosse, perché troppi medici sono obiettori e spesso non per motivi ideologici o di fede, ma per far carriera: perché, se fai gli aborti, primario rischi di non diventarlo mai. Ormai, obiettano tutti, anche chi come i farmacisti non ne ha il diritto, e spesso per comodità".

Dopo la presentazione della proposta di legge presentata nella scorsa legislatura dal deputato Luca Volontè, che intendeva estendere, sulla base della direttiva del Consiglio d’Europa, l’obiezione di coscienza, la Bonino rincarò la dose, durante un convegno promosso dall’Associazione Coscioni e dall’AIED. Afferma: "In Italia c'è una malattia contagiosa, un’epidemia rapida che si chiama obiezione di coscienza, che si allarga per manifeste ed evidenti pressioni o per incentivi professionali, voluti o non voluti, che ha contagiato gli anestesisti e che sta colpendo soprattutto il sud. Aggiunge che di fatto “la legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza non è applicata. Siamo arrivati al punto che in alcune realtà periferiche ci sono aziende ospedaliere prive di reparti per l'interruzione di gravidanza. E anche in Lombardia non andiamo forte: c'è un clima 'celestiale' che contagia intere città, come Brescia”.

Queste posizioni – che la Bonino adesso esprime con più peso e forza - erano conosciute da chi ha deciso che la cultura politica di cui lei è portatrice fosse legittimata a rappresentare l’Italia all’estero e sono conosciute da tutti coloro che anche nel mondo cattolico si sono guardati bene dall’intervenire, anche con una sola parola, perché di quella nomina qualcuno si vergognasse.