Gli animalisti mettono la museruola anche al Papa
Una battuta di buon senso su chi si circonda di animali ma si disinteressa del prossimo scatena la fanatica reazione degli animalisti: «Pensi ai preti pedofili». Ma il Papa ha soltanto ribadito una gerarchia creazionistica che vede l'uomo al centro. Solo che metterla in discussione è un bel business.
In fondo era solo una frase di buon senso. Ma all’ideologia animalista il buon senso non serve. Animali e uomini, il Papa ne ha riparlato. L’ultima volta aveva messo in guardia chi sceglie di non avere figli e si circonda di cani e gatti. Sabato, alla vigilia della Pentecoste, nello spiegare uno dei doni dello Spirito Santo, la pietà, ha fatto un esempio dei suoi, di quelli che provocano terremoti.
«La pietà non va confusa col pietismo - ha detto -. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina? No, per favore no». Apriti cielo. Parte il can can mediatico di una frase che in fondo è condivisibile, scontata, ovvia nel suo candore. Perché i paladini degli animali, per i quali la cura di fido è una ideologia, li abbiamo sotto gli occhi e a volte fanno anche ridere.
Ci sono negozi di cani dove ti vergogni a chiedere qualunque cosa perché l’addetta potrebbe trattarti come un “canofobo”. «Ma sta scherzando? Gli fa mangiare gli avanzi? Ma lei li mangerebbe gli avanzi?». Al che tu rimani lì e cerchi di divincolarti: «No no, ci mancherebbe, non lo farei mai», dici mentendo più per la paura di una denuncia a qualche polizia canina che il timore di soccombere». Chi ha un cane sa cosa significhi tutto questo.
Però, gratta gratta, sia nelle parole del Papa che nelle risposte scomposte di alcuni animalisti, c’è molto di più che una frase di buon senso e una reazione isterica.
Bergoglio ha ribadito una gerarchia creazionistica che l’ideologia animalista vorrebbe cancellare: l’uomo è il vertice della creazione, viene prima degli animali e mettere gli animali al vertice della creazione vuol dire mettere l’umano sotto i tacchi. Non ci vuole un genio per capirlo. Però dire certe cose significa andare contro un fiorente business sia commerciale che culturale. Perché tutte le volte che il Papa parla, non c’è occasione migliore per andare a stanare chi da determinate espressioni o concetti può trarne maggiore pubblicità e vantaggio.
Infatti dopo la frase, qualcuno, il Corriere, ha pensato di andare a scovare nientemeno che il teologo degli animali Paolo De Benedetti, che, viene scritto a chiare lettere, era amico del cardinal Martini e di Umberto Eco. Come se certe amicizie determinassero una patente di attendibilità.
Poi è stata la volta degli sguaiati commenti su Facebook: «Un contribuente paga le tasse per tutti e cura i propri animali con quel che gli resta in tasca: o deve regalare anche quella quota per ristrutturare un attico di Bertone coi soldi destinati ai bimbi poveri?» è il tenore di alcuni post. Che c’entra coi cani? Niente, ma il messaggio è chiaro: o Francesco parla di argomenti che il mainstream accetta oppure questo è il trattamento.
Poi è la volta dell’Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente) che non si risparmia proprio. Al Fatto Quotidiano ha dichiarato: «Parole irresponsabili e fuorvianti» dice il suo presidente. Ci sono persone che quando hanno il titolo di presidente, fosse anche del circolo caccia e pesca, si sentono in potere di paragonarsi per importanza e autorevolezza ad un Papa.
Verrebbe da sorridere come se si trattasse di pidocchi sulla criniera di un nobile destriero, ma ecco che parte la bomba: «Francesco si occupi dei problemi della Chiesa a partire dai sacerdoti che violentano i bambini e dei preti e cardinali che vivono negli attici e certo non pensano né ai poveri né ai gatti ma solo a loro stessi e a quelli che si approfittano dei bambini prima di venire a fare lezioni a noi che amiamo sia uomini che animali come tutte creature di Dio».
I preti pedofili e gli scandali in Vaticano messi sulla bilancia con una battuta su Fido. Ci sono persone che oltre al senso della misura hanno perso anche quello del ridicolo. Sul sito dell’Aidaa si scopre tra le principali attività vi è anche quella di promuovere il veganesimo. Che c’azzecchi l’ideologia vegana con la tutela dei cani, visto che mangiano carne cruda, non si sa, però il messaggio è chiaro: veganesimo e animalismo sono l’avanguardia fanatica di una religione post umana che mette l’irrazionalità della natura al di sopra di tutto, con tutte le ricadute del caso a danno dell’uomo, sempre più accidente del progetto chiamato terra.
«Secondo me il Papa ha sbagliato, dovrebbe insegnare l’armonia e non creare fratture. E poi si chiama Francesco, come il poverello di Assisi, che in fatto di animali potrebbe insegnare qualcosa a tutti», dice un titolare di un gattile. Infatti il poverello di Assisi, gli animali se li mangiava arrosto. Vogliamo aprire una crisi internazionale per questo?