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VENETO

Gli animalisti lanciano la caccia all'allevatore

A Salzano, in provincia di Venezia, un allevatore di polli viene accusato di aver ucciso il suo cane e parte il tam tam a favore del suo linciaggio. A volerlo morto è anche una nota sigla di ecoterroristi, l'Alf. E' l'ennesimo esempio di come si sia diffusa, anche a livello popolare, la mentalità del terrorismo ecologista.

Creato 25_10_2015
Minacce dell'Alf sull'ingresso di casa dell'allevatore di Salzano

Salzano, provincia di Venezia, un allevatore di polli viene accusato di violenze contro gli animali e di aver ucciso il suo cane a colpi di badile. Invece di sporgere regolare denuncia, anonimi animalisti incitano al suo linciaggio, diffondendo, dal 18 ottobre scorso, un volantino in cui sono scritti nome e cognome dell’allevatore, il suo numero di telefono e l’indirizzo. Il messaggio è esplicito: “Se volete pestarlo, andate con i badili. Lui ha picchiato il cane a badilate a morte. Fatelo fallire, che nessuno dia soldi a una famiglia di aguzzini come quella. Ha già avvelenato cani e gatti dei vicini. Nessuno compri gli animali che alleva e spenna vivi di notte. Dovete fare tutti qualcosa, gli infami che ammazzano i cani vanno annientati”. Pubblicato e fatto circolare su Facebook, il volantino ha ricevuto subito commenti di questo tenore: “non abiti neanche tanto lontano... Ricordati… l'inverno è lungo… e molto buio…”, “Fatelo fuoriiiiiiiiiiiii”, “Fatelo sembrare un incidente e organizzate quello che si DEVE fare”. Sulla casa dell’allevatore sono già comparsi uno striscione e una scritta con minacce, firmata Alf, ovvero Fronte di Liberazione Animale, un gruppo ecoterrorista internazionale nato in Gran Bretagna nel 1976.

Il linciaggio verbale è già iniziato. Non è da escludere che si arrivi anche a quello fisico, a colpi di badile o di altre armi. La famiglia dell’allevatore è terrorizzata e si è chiusa nel silenzio. Non risponde alle domande dei giornalisti di cronaca locale. Il primo risvolto di questa vicenda è la rapidità e l’arbitrarietà del processo sui social network, ancora più rapido e arbitrario di quello mediatico. Non si sa se questo allevatore sia realmente colpevole delle violenze di cui è accusato, ma per gli accusatori, che si ergono al ruolo di testimoni, pm, giudici ed esecutori al tempo stesso, la condanna è già spiccata. E questo modo di operare ricorda molto da vicino quello delle Brigate Rosse, a suo tempo, quando accusavano di sfruttamento degli operai, o di ipotetiche "violenze" sui proletari, anche semplici quadri aziendali che mai avevano fatto del male ad alcuno. Per chi commenta su Facebook, gente che non ha mai visto né conosciuto l’allevatore in questione, la sentenza deve essere già eseguita. Il volantino è anonimo. I Carabinieri sono già all’opera per rintracciare che sta istigando il linciaggio, ma non sarà facile, come teme l’associazione FederFauna, che nel suo ultimo comunicato scrive: “noi di FederFauna, purtroppo, temiamo che anche questa volta, l'ennesima, gli ecoterroristi la faranno franca”. Così come non è facile identificare chi è realmente un istigatore e chi, semplicemente, è un “leone da tastiera”, uomini e donne qualunque che sfogano la rabbia sul Web, commentando notizie su Facebook come se fossero fra amici in casa loro e non rendendosi conto di essere in una piazza virtuale letta da chiunque.

L’altro aspetto realmente inquietante è la diffusione, a livello di massa, della mentalità ecoterrorista. Negli anni ’70 era un fenomeno di nicchia, diffuso nel mondo anglosassone e nel Nord Europa. In Italia si era nel pieno degli anni di piombo e c’era ben altra violenza ideologica a cui pensare. L’ecoterrorismo, dagli anni ’90 in poi, è diventato un fenomeno criminale anche in Italia. Lo stesso Alf si è reso noto nel nostro paese nel 1998 per intimidazioni quali l’avvelenamento dei panettoni di Motta e Alemagna, due marchi di proprietà della Nestlé, la multinazionale accusata di ogni male dagli ecologisti. Non ci fu alcun morto, ma il danno economico fu ingente: tutti  i supermercati ritirarono i panettoni di quelle marche. La seconda volta che l’Alf si rese tristemente celebre in Italia fu nel 2009, quando rivendicò l’incendio del parco zoologico sui laghi di Cumiana (in provincia di Torino). Come tutti i gruppi terroristici, nemmeno l’Alf bada alle vittime collaterali, neppure fra le vite animali che intende proteggere: in quel grande rogo perirono 40 uccelli rapaci e decine di ricci. Fosse anche solo per questo, l’Alf non è affatto amato dagli altri gruppi ecologisti.

Ma quanto sono pacifiche le sigle teoricamente non-violente? Lo scorso 3 settembre, un commando armato di asce e coltelli aveva dato assalto al Circo Nelly Orfei, in tournée a Mestre, ferendo un trapezzista e un domatore di tigri e devastando tutto, bar, tendoni, biglietteria. Quell’aggressione non è stata rivendicata. La settimana prima, lo stesso circo era stato vittima di un picchettaggio della Lav, la lega antivivisezione, che bloccava le auto dirette al luogo dello spettacolo. A tentare di sbloccare la situazione era stato l’anziano bigliettaio, un uomo di 78 anni, e si era beccato un pugno in pieno volto da un attivista ecologista. L’estate scorsa, in luglio, quindici camion della Mangimi Veronesi erano stati dati alle fiamme a Ospedaletto Euganeo. L’attacco è stato rivendicato da un anonimo gruppo ecologista con scritte, non solo contro gli Ogm, ma anche contro gli stessi allevamenti di animali. A qualcuno l’attività più antica dell’uomo dà ancora molto fastidio, evidentemente. Questi fatti rendono il Veneto una delle regioni più calde dell’ecoterrorismo e del teppismo scatenato per ragioni ecologiche. Tuttavia, basta scorrere le notizie sulle pagine Facebook dei gruppi animalisti per trovare inviti alla violenza e al boicottaggio ovunque in Italia, in occasione di fiere del bestiame, circhi, aziende agricole e chiunque usi animali, per allevamento o per divertimento.

E sono proprio i social network e Internet che ci stanno facendo scoprire quanto un’ideologia di nicchia stia diventando di massa. Concetti come il geocentrismo (tutti gli esseri viventi, facendo parte dello stesso ecosistema, sono da mettere sullo stesso piano) sono stati non solo sdoganati, ma si sono imposti come “mainstream”, quasi un pensiero unico. Se si istiga la gente ad ammazzare una persona sospettata (nemmeno condannata da un tribunale, ma semplicemente sospettata) di aver ucciso il suo cane vuol dire che il geocentrismo ha fatto passi da gigante nella cultura popolare. Non è raro leggere commenti, sui social network o sui quotidiani online, come: “non mi fido degli uomini, ma solo degli animali”, oppure “i cani sono decisamente superiori all’uomo”. Non si tratta solo di affetto per il proprio amico peloso, sta diventando una vera filosofia, secondo la quale animali e umani godono degli stessi diritti, ma l’animale è sempre innocente, mentre l’umano può essere anche colpevole. In questo senso, l’animale è considerato meritevole di maggior tutela. E la legislazione, merito di animalisti convinti come Michela Vittoria Brambilla, sta anche tentando di trasformare questa filosofia in legge, obbligando ad aprire l’accesso di tutti i luoghi pubblici agli animali domestici, vietando lo sfruttamento commerciale delle bestie. Sul fronte opposto, già lo scorso febbraio, il senatore Carlo Giovanardi ha inoltrato una proposta di legge contro l’ecoterrorismo, il DDL 1345. Scommettiamo su quale delle due tendenze è destinata a prevalere?