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Gli accordi segreti fra la Cina e la stampa italiana

Il 4 novembre vedo allegato ad un giornale di centro-destra una rivista intitolata «Cinitalia» e penso a quanto scritto su Formiche.net: «A marzo 2019 sono stati firmati i seguenti accordi: agenzie di stampa Agi, Ansa e Milano Finanza con Xinhua; quotidiano Il Sole 24 Ore con China Economic Daily; emittenti radiotelevisive Rai e Mediaset e Class con China Media Group (Cmg)... Il contenuto è segreto».

Attualità 11_11_2020

Il 4 novembre u.s. compro in edicola il giornale su cui ho firmato per anni e, con mia sorpresa, mi vedo allegare una sontuosa rivista dalla copertina rossa. «Cinitalia». Infatti è redatta in italiano e cinese (ideogrammi, of course). Mi chiedo: la copertina è rossa perché il rosso è il colore benaugurante della tradizione cinese o perché è il colore del regime comunista? Boh.

Un po’ la cosa mi meraviglia in quanto il giornale anzidetto è di riferimento centrodestro (sennò non avrebbe ospitato me per così tanto tempo). La sfoglio. Bellissime immagini che illustrano quando siano cordiali le relazioni tra i nostri due Paesi. C’è perfino il Piccolo Coro dell’Antoniano (quello dello Zecchino d’Oro) in gioiosa trasferta. Poi, ecco un articolo redazionale su un prezioso reperto archeologico, il calderone in bronzo Houmuwu Ding, «espressione della potenza dello Stato». Il loro? Be’, noi siamo da sempre per il basso profilo (oggi, direbbe qualche maligno, addirittura inesistente).

Le due pagine dedicate ai libri invitano alla lettura di testi con cui corrispondenti occidentali hanno magnificato la storia della Cina. Colpisce «Red Star over China» di Edgar Snow, con copertina, anche qui, rossa. Vabbe’, non facciamo i difficili: i giornali italiani erano alla canna del gas già prima della pandemia, il covid sta solo dando il colpo di grazia; perciò, per i posti di lavoro, ben venga qualunque incoraggiamento. E pazienza se magari certe testate avevano dato spazio a quella che potremmo chiamare «linea Trump» nei confronti della Cina (Trump definisce il Covid il «cinavirus»), pazienza se la guerra fredda in mancanza di Urss si è trasferita sul Pcc, pazienza se mentre scrivo le flotte congiunte di Usa, Giappone, Vietnam (addirittura) stanno fronteggiando le mire cinesi sul settore meridionale del Pacifico.

Aneddoto personale: qualche anno fa il direttore dell’Istituto per il Commercio Estero, che aveva letto il mio libro Doveroso elogio degli italiani (Bur), mi invitò a una mega-kermesse Italia-Cina. Scoprii che non dovevo fare altro che stare seduto, a pranzo, accanto all’allora ambasciatore cinese e intrattenerlo. Con qualche difficoltà, perché l’uomo parlava solo francese. Data la mia competenza sui primati storici italiani, esordii col dire che la forchetta l’avevamo inventata noi, ma subito mi morsi la lingua poiché stavo per aggiungere che era più funzionale delle bacchette. La faccio breve: verificai che (cosa che pochi sanno) i cinesi si considerano superiori a tutti gli altri. E gli altri, specie in Asia, condividono questo sentimento, anche se può sembrare strano.

Per esempio, la prima obiezione che san Francesco Saverio si sentì opporre dai giapponesi che cercava di evangelizzare fu: come mai i cinesi non ne sanno nulla? I coreani, altro esempio, accolsero il cristianesimo solo perché, grazie a Matteo Ricci, era di moda alla corte di Pechino. Ora, ecco che cosa scrive l’esperta Laura Hart su Formiche.net (1.11.20): «In data 20/21 marzo 2019 sono stati firmati i seguenti accordi (conosciuti): agenzie di stampa Agi, Ansa e Milano Finanza con Xinhua; quotidiano Il Sole 24 Ore con China Economic Daily; emittenti radiotelevisive Rai e Mediaset con China Media Group (Cmg), la quale ha siglato un ulteriore accordo con Class Editori, holding di diversi quotidiani e periodici oltre a tre canali televisivi su satellite e televisione digitale in Italia (…). Il contenuto di questi accordi rimane notoriamente segreto, anche per quelli che riguardano media finanziati come servizio pubblico come la Rai».

Per la Hart ciò coincide con la «evidente sovracopertura degli “aiuti” dello Stato cinesi all’Italia – e significativa sottocopertura degli aiuti veri da parte dei paesi alleati – durante i primi mesi della crisi del coronavirus sulle reti televisive italiane». Insomma, «sembra che la copertura italiana sulla Cina viene gradualmente affidata alla Cina stessa». Ecco una cosa a cui Marx e Lenin non avevano pensato: la conquista del mondo a colpi di denari. Singolare per un regime comunista.