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IL DVD E MELLONI

Giussani e il Corriere double-face: santo lui, dannata Cl

Il Corriere della Sera propone ai lettori un dvd sull’opera di don Luigi Giussani, il sacerdote fondatore di Cl. Ma nel giorno del lancio, affida ad Alberto Melloni, professore e caposcuola della sinistra dossettiana, un pezzo che santifica il prete ma fa a pezzi il suo movimento. Cattivo esempio di editoria double-face. 

Ecclesia 24_02_2015
Monsignor Luigi Giussani

Dopo averlo letto, vien voglia di tornare all’edicola e restituire in blocco il Corriere pagato 1 euro e cinquanta insieme al dvd allegato sulla vita di don Giussani (euri 9 e 99). Un pezzo così sul sacerdote brianzolo, fondatore di Comunione e Liberazione, firmato dal professore Alberto Melloni, grande esperto di cristianesimo e impavido cacciatore di pulci in casa cattolica, merita l’Oscar del peggio finora letto sul tema. Il dottore, «presentista ubiquo in Rai, Enciclopedia Italiana, Corriere della sera, nonostante inciampi in ripetuti svarioni storiografici» (il copyright è dello storico e saggista Giovanni Tassani), s’è esibito in una sua originale paginata proprio nel giorno in cui il suo Corriere lanciava l’iniziativa del dvd sulla vita di don Gius, a dieci anni dalla morte, con «interviste, materiali d’archivio, foto, ricordi di scuola e di vita, immagini della sua casa». 

Iniziativa interessante e gradita, ma a guastare la festa e la domenica ai ciellini ci ha pensato l’esimio professore Melloni, intenzionato a prendere critica distanza, comme il faut a un intellettuale del suo calibro, se non da Giussani almeno dai suoi discepoli. Quelle migliaia di cattolici, ragazzi, giovani, adulti con famiglia, sacerdoti e laici consacrati, sparsi nei quattro Continenti. Che allo “svarionista” storico del Corriere non devono risultare molto simpatici visto il ruvido trattamento che gli riserva. Cosa dice l'opionista di via Solferino del Fondatore e di Cl? Poche cose, piuttosto confuse, comunque sufficienti a denigrare quanto basta il movimento. Per carità, sulla buona fede e la grande opera educativa del sacerdote desiano non si discute e Melloni non lo fa, anzi: fosse per lui lo farebbe santo subito: «Giussani muore poche settimane prima di Wojtyla», ricorda il chiarissimo prof, «è il cardinale Ratzinger che ne celebra i funerali in quella occasione, apice della gloria del movimento; che prende congedo da un prete morto in una stanzetta disadorna, con vista sulla tangenziale est».Questa è la conclusione del lungo articolo: e basta quella “stanzetta disadorna” vista tangenziale a meritare a Giussani un monolocale in paradiso. Scontato e banale happy end, ma quel che sta prima è pure peggio. 

Il teorema melloniano è infido, ma gode di collaudati precedenti: consiste nello staccare la figura del fondatore dagli eredi e dall’eredità (che come in tutte le cattive famiglie è «contesa») isolarne la personalità eccezionale e inimitabile per affondare meglio la lama nel suo movimento.  Che, manco a dirlo, lo ha palesemente tradito e rinnegato. Insomma, Giussani santo subito, ai ciellini invece neanche il purgatorio. Giochino sporco e un tantino vigliacco, ma perfetto per evitare il fastidio di interrogarsi sul perché e sul percome. Capire per quale strana ragione quel prete di Desio abbia fatto breccia nei cuori di tanti giovani e potuto scuotere un cattolicesimo ridotto a inefficace devozione. Da uno come Melloni ci si aspetterebbe di più e di meglio di tanto insulsa quanto vergognosa manomissione dei fatti. Che tocca punte parossistiche quando, a conforto delle sue strampalate tesi, tira in ballo autorevoli esponenti del movimento. Come Alberto Savorana che con la sua monumentale Vita di don Giussani già «iniziava», dice il Mellow Yellow della carta stampata, «a staccare il fondatore dal tessuto del movimento». Beh, noi quel libro l’abbiamo e riteniamo che il maestro non l’abbia neppure sfogliato oppure ci abbia capito poco o nulla. Povero Savorana: 5 anni di lavoro, mille e più pagine di minuziosa documentazione, decine di testimonianze per essere alla fine accusato di separare Giussani dal suo movimento. Urge querela. 

Ma la demolizione di Cl non finisce qui: in un altro passaggio del suo (s)pregevole pezzo, il capo della scuola di Bologna, (quella che s'è attribuito il monopolio mondiale dell’interpretazione del Concilio Vaticano II) ricorda le ostilità al movimento di parte dell’episcopato, terminate quando arrivò Giovanni Paolo II a dar loro stima, «il riconoscimento canonico nel 1985 e infine un’autorità universale eleggendo all’episcopato figure di spicco provenienti dalle diverse anime del movimento. Che a sua volta vive la protezione dell’autorità pontificia come la riprova del diritto di denigrare gli altri, come fu con Lazzati».  Ecco un’altra cosa che Melloni non tollera e che gli fa venire l’orticaria: la libertà di critica e di discussione, il diritto a esercitarle anche su quelli che lui ritiene intoccabili amici del clan. Lazzati è tra questi, insieme a pochi altri (Dossetti) e sia maledetto chi non li ama. Denigratori con bolla pontificia, affaristi (Compagnia delle Opere), intrallazzatori con la politica, impresari mediatici e perfino infiltrati nella Cei con vescovi compiacenti: questi sono i ciellini cotti e mangiati nella versione del furioso commentatore corrierista. 

Un’ultima domanda: un dvd sul Gius val bene un Melloni? Qualche dubbio è lecito. Per il Corriere certamente sì, visto che s’è messo in saccoccia il suo bel guadagno (copie esaurite in molte edicole e dvd a ruba). Ma il pezzo di “accompagnamento” non ha certo contribuito a far conoscere la testimonianza di Giussani, anzi l’ha travisata e falsificata come non mai.  Beh, di questo occorre ringraziare il direttore, quel Ferruccio De Bortoli che in questi mesi girava ispirato per parrocchie a commentare il libro di Savorana. Con la sua boccuccia a cuore, l’eloquio misurato e la chioma d’argento più pettinata d’Italia, pareva proprio un sciccoso prevosto di cui fidarsi. A quegli incontri, diceva il catto-Flebuccio (lo chiamano così nell’ambiente) che don Giussani aveva conciliato la fede con la ragione, il divino con l’umano, un grande educatore però del tutto incompreso dalla stampa laica. Già, chissa dov’era in quegli anni il devoto giornalista De Bortoli; oggi dirige il Corriere ma qualcosa del giornale gli deve sfuggire ancora. Oppure no, oppure il suo modo è proprio così, double-face come le sue eleganti giacche: Mellifluo quando parla di Giussani, Melloni quando ne scrive.