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LETTERA APERTA

Giuristi cattolici, ci vuole più coraggio

Le elezioni che si terranno il prossimo 28 settembre per nominare presidente e vicepresidenti dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (UGCI) offrono una bella occasione per sfuggire alla tentazione di omolgarsi al pensiero unico dominante-

Famiglia 27_09_2015
Giuristi cattolici

Le elezioni che si terranno il prossimo 28 settembre per nominare presidente e vicepresidenti dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (UGCI) offrono una bella occasione per riflettere e far riflettere sull’importanza che una realtà associativa come l’UGCI può avere non soltanto nell’ambiente accademico giuridico italiano ma anche nel più generale contesto sociale e culturale.

Perché? Perché siamo in un momento estremamente delicato, forse addirittura cruciale. Gli attacchi sferrati nei confronti della famiglia naturale non vengono più soltanto dall’esterno. I blocchi non sono più così chiari come potevano apparire in altri tempi. Assistiamo, nell’ambiente cattolico, pur pluralista e quindi fertile in termini di discussione, ad un tentativo evidentissimo di “aggiornare” la prassi, con la scusa di non poter aggiornare la dottrina. In antitesi a questo, e con sollievo, non dimentichiamo il successo straordinario della giornata della famiglia del 20 giugno scorso in piazza San Giovanni a Roma: successo che ha creato turbolenza in un mondo cattolico prudente e timoroso di esposizioni giuste e opportune.

Con questa strategia di apparente accoglienza e apertura verso un mondo che cambia (come se certe pressioni fossero più presenti oggi di ieri), assistiamo invece ad un tentativo di processo di normalizzazione di una prassi ritenuta non più al passo con i tempi. Questo processo è in atto, lo si evince da un dibattito all’acqua di rose, condito da buoni sentimenti, posizioni buoniste e dense di dialogo. Come se il dialogo fosse il fine: o ancor peggio, come se dal dialogo uscisse la verità. No, cari. Il dialogo è un mezzo, e se della verità non si è convinti in partenza allora il dialogo porterà alle “sue” verità più fantasiose, figlie magari di un valido manuale di ars diplomatica, ma lontane dalla realtà delle cose.

Ebbene, perché il ruolo dei Giuristi Cattolici è importante? Semplicemente perché difendono da sempre il diritto naturale nella sua oggettività. Non ci sono ridimensionamenti, non c’è compromesso, non c’è “aggiornamento”. Ciò che è, è. E in ciò che è, l’aggiornamento è contenuto nella natura delle cose. Se non è in natura, non è.

Prendiamo ad esempio la famiglia: dando ad essa un rilievo normativo-istituzionale, il diritto non ha mai negato che esista una sfera extra-familiare dell’agire e del vivere umano che sia effettiva e meritevole di attenzione, ma l’ha sempre considerata inadeguata ad esprimere compiutamente le esigenze e le necessità antropologiche fondamentali.

I Giuristi Cattolici hanno rappresentato e devono continuare a rappresentare un riferimento di direzione e di critica costruttiva, di difesa da una parte e di proposta dall’altra. Ci vuole coraggio, certo. Lo Stato non è un notaio che ha il compito di ratificare  i desideri di gruppi sociali più o meno forti,  ma è il custode di una “grammatica umana e sociale” che lo precede.

Gli eletti che usciranno dall’appuntamento elettorale imminente avranno una grande responsabilità, ben oltre la normale direzione e coordinamento delle attività di un’associazione.

Un grandissimo del secolo scorso scriveva che la transigenza è il segno che non si possiede la verità: un uomo che transige in questioni di ideale, di onore o di fede, ebbene è un uomo senza ideale, senza onore, senza fede. Su certi temi, non si transige.

Auspico, da socio dell’UGCI, che da una parte l’associazione sappia far fronte al rischio concreto di omologazione al pensiero unico che sta attraversando il tessuto culturale e, più superficialmente, usi e comportamenti in tutti gli ambiti. 

Dall’altra parte, e proprio per evitare questo pericolo, è auspicabile che nel corso dell’elezione delle cariche più rappresentative venga dato adeguato spazio a quelle posizioni che si sono dimostrate più dinamiche ed impegnate nelle battaglie culturali in corso nella nostra società, e che potranno solo fare bene a quelle più riflessive e pacate. E si avrà così un’unità davvero proficua, con comunione d’intenti e ruoli definiti.