Giornata mondiale dell’educazione? Sì, ma senza Onu
Quella celebrata ieri, nella Giornata promossa dall’Onu, è un’educazione senza verità. È invece opportuno riprendere l’enciclica di Pio XI, Divini illius Magistri, sull’educazione cristiana della società.
Ieri si è tenuta la Giornata mondiale dell’educazione, sponsor l’Onu, l’Unesco e in Italia il presidente Sergio Mattarella. Se i cattolici dovessero attenersi ai principi di questa iniziativa finirebbero per sbagliare strada. Quella dell’Onu, dell’Unesco e di Mattarella, infatti, è un’educazione senza verità. Un’educazione al pluralismo, alla democrazia liberale, alla giustizia intesa solo come equità, ai diritti considerati in senso moderno ossia senza i doveri, all’educazione di Stato e non delle famiglie né tantomeno della Chiesa, all’indifferentismo religioso presentato come rispetto delle religioni, all’esaltazione delle scienze, alle principali ideologie di oggi somministrate dai centri di potere globali, all’ambientalismo, ad una visione di natura priva di fondamento, al sentimento prima che alla ragione, all’autodeterminazione individuale, alla libertà prima della (o senza la) verità, ad una fratellanza umana senza identità, al patriottismo costituzionale, all’ossequio assoluto verso le istituzioni internazionali, al bene comune inteso come bene pubblico, al privatismo religioso, al naturalismo non bisognoso di alcuna trascendenza e così via.
Non sarebbe male, in questa Giornata mondiale dell’educazione, riprendere invece in mano l’enciclica Divini illius Magistri di Pio XI sull’educazione cristiana della società (31 dicembre 1929). Sarebbe un efficace modo alternativo di celebrarla. L’educazione, secondo Pio XI, spetta alla famiglia in quanto i genitori hanno una priorità di natura. Il loro dovere/diritto è originario ma non è fondante, in quanto la natura aspira ad un’assolutezza che non si può dare da sola. Il dovere/diritto fondante oltre che originario spetta alla Chiesa, la quale vanta una «maternità soprannaturale» verso i bambini e i giovani. Anche lo Stato ha un dovere/diritto a educare in quanto deve provvedere al bene comune, ma lo esercita in via né fondante né originaria ma subordinata, nel rispetto della famiglia e della Chiesa perché «senza Cristo le nazioni si perdono». Proviamo a dirlo all’Onu, all’Unesco o a Mattarella e vedremo cosa capita.
L’enciclica si fa minacciosa: «Quasi dappertutto si tende ad allontanare sempre più dalla famiglia la fanciullezza sin dai più teneri anni, sotto vari pretesti, siano economici, attinenti all’industria o al commercio, siano politici; e vi è un paese dove si strappano i fanciulli dal seno della famiglia, per formarli (o, per dire più veramente, per deformarli e depravarli), in associazioni e scuole senza Dio; all’irreligiosità e all’odio, secondo le estreme teorie socialiste, rinnovandosi una vera e più orrenda strage degli innocenti». Parole forti rivolte certamente alla Russia bolscevica, ma forse esportabili anche in altri campi.
Infine, secondo Pio XI un’educazione neutra e laica non esiste, «giacché nel fatto essa diviene irreligiosa». Invitava quindi i genitori ad evitare le scuole «aperte indifferentemente ai cattolici e agli acattolici» e anche quelle miste, ossia con insegnanti cattolici e non cattolici.
Indubbiamente c’è di che riflettere, in questa Giornata internazionale dell’educazione. E vanno ringraziati quanti, istituendola e celebrandola, ci danno la possibilità di farlo. (Stefano Fontana)