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MEDIO ORIENTE

Gerusalemme, per la pace serve un nuovo approccio

Con l'accordo di compromesso sul controllo della Spianata delle Moschee, a Gerusalemme si tira il fiato. Ma la violenza è sempre dietro l'angolo e c'è il rischio che scoppi una terza Intifadah. L'odio dei palestinesi contro gli israeliani e in genere dei musulmani contro gli ebrei è in crescita. E' questo che va affrontato in un processo di pace.

Esteri 26_07_2017
Metal Detector alla Spianata

Le nuove tensioni a Gerusalemme intorno e per la Spianata delle Moschee dovrebbero stemperarsi a seguito dell’intesa che Israele e Giordania – da sempre animati da un sincero rapporto di buon vicinato – hanno raggiunto sul controverso collocamento di metal detector nell’area di accesso.  Una soluzione di compromesso: la polizia israeliana ritirerà le apparecchiature ma resteranno attive le sue telecamere di controllo da tempo installate nella stessa area; nel frattempo saranno studiate eventuali altre misure volte ad accrescere la sicurezza. Ma il Waqf non ne è soddisfatto (l’ente islamico che assicura la esclusività del culto islamico nellaSpianata, pur controllato dalla Giordania, non vorrebbe nemmeno le telecamere) come pure  l’Autorità Nazionale Palestinese guidata da Abu Mazen e soprattutto i movimenti islamici, a cominciare da Hamas, che fomentano la lotta, aperta e a oltranza,  contro l’esistenza stessa di Israele.

La virulenza degli scontri dei giorni scorsi attorno alla Spianata esige comunque delle riflessioni chiarificatrici, non solo per depurare la nuova cruenta controversia da interessate e pretestuose motivazioni, ma anche per riportare il conflitto israelo-palestinese sulle sue inequivocabili posizioni storiche e cercare di conservargli l’alveo di una speranza di pace.

Perché, in primo luogo, questa ultima controversia ha avuto inizio? Perché tre palestinesi giunti da Umm al-Fahm (Alta Galilea), rifornitisi di armi nella Spianata delle Moschee, e questo è comprovato da registrazioni video – violando cioè  la sacralità del luogo destinato alla preghiera – hanno potuto uccidere l’altro venerdì, il 14 luglio, due agenti di polizia israeliani e sono stati a loro volta uccisi.  Abbastanza perché la polizia israeliana, su ordine del governo e invocando ragioni di sicurezza, installasse dei metal detector nell’area di accesso alla Spianata, per impedire che al suo interno possano in futuro giungere altre armi. Controllo stabilito al di fuori della Spianata, dove ha piena responsabilità per l’ordine pubblico, come su tutta la città di Gerusalemme. (Mentre la disciplina del culto musulmano sulla Spianata, fin dal momento della vittoriosa “Guerra dei Sei Giorni” del 1967, fu dal generale israeliano Moshe Dayan affidata alla Giordania, che sino allora aveva esercitato la sovranità sulla città;  e da questa passata per competenza all’ente islamico Waqf, responsabile dei luoghi di culto).  Anni fa, sempre per ragioni di sicurezza, dei  metal detector furono installati dalla polizia dell’Arabia Saudita all’ingresso della Grande Moschea della Mecca, principale luogo sacro dell’islam, senza che il provvedimento provocasse proteste.

I palestinesi hanno invece subito protestato venerdì 21 e lunedì 24 intenzionati a continuare le “giornate della rabbia” e mantenere alta la tensione anche in tutta la Cisgiordania, perché gli israeliani installando e gestendo i metal detector, avrebbero di fatto limitato al Waqf  la “sovranità”  che essi gli attribuiscono. Ma il Waqf mai ha introdotto sistemi di sorveglianza o di repressione di atti delittuosi sulla Spianata; si è invece sempre pronunciata contro l’accesso in essa di fedeli ebrei, negando che prima delle Moschee vi sorgesse il Tempio costruito da re Salomone, riedificato dopo l’esilio babilonese e poi  ampliato da re Erode. (Luogo sacro anche per i fedeli cristiani, perché fa memoria di tanti episodi, alcuni importantissimi, della vita di Gesù, ma di questo non se ne parla! L’islam una volta impossessatosi di uno spazio sacro di altre religioni ne cancella la storia).

Inoltre il Waqf ha favorito manifestazioni nazionaliste palestinesi e aggressioni non solo contro agenti della polizia israeliana e personalità nel sottostante “Muro del pianto” (il muro che testimonia l’esistenza del Tempio!). In questo in stretta intesa con l’Autorità Nazionale Palestinese impegnata da parte sua in una battaglia diplomatica nell’arena internazionale, in particolare e con successo alle Nazioni Unite, per vedere riconosciuto il carattere arabo e islamico di Gerusalemme e di recente anche l’esistenza formale dello Stato indipendente palestinese; nonché con il movimento islamico Hamas, al potere nella striscia di Gaza, che puntualmente esalta come eroici tutti gli episodi di violenza anti-israeliani e gli assassini di ebrei.

Questo scenario nella sostanza è lo stesso da sempre, anche se richiederebbe molta più attenzione nella sua gestione politica. L’unica novità è l’evocazione diffusa sui media del possibile scoppio della “terza Intifada” riconoscendo a Gerusalemme il potere di infiammare le sensibilità islamiche oltre che “in loco” pure in ogni punto del globo. Il compromesso israelo-giordano appena annunciato dovrebbe allentare le tensioni, resta però acquisito l’accrescimento dell’odio palestinese verso gli israeliani e dei musulmani verso gli ebrei così come invariate resistono le polemiche in seno al Consiglio di Sicurezza nella contrapposizione delle versioni dei fatti, e identici gli appelli alle parti di papa Francesco e di personalità politiche perché abbassino le tensioni e si impegnino nella riattivazione del processo di pace.  

Che però esige un cambio di approccio alla trattativa: innanzi tutto con il riconoscimento palestinese delle tre sconfitte subite dalla “nazione” araba, della quale si sentono parte, nelle tre guerre da essa intraprese contro Israele, e delle loro inevitabili conseguenze. E poi operando insieme israeliani e palestinesi per un’intesa fondata sulla reciprocità e soprattutto sulla verità; nel rispetto della memoria delle vittime in tanti anni di conflittualità e nella convinzione del valore unificante delle sofferenze vissute delle loro famiglie. Poi, dopo tutto questo, può aver inizio un processo di coesistenza dei popoli e si possono affrontare, nella verità storica, problemi enormi ed emblematici, come quelli di Gerusalemme città sacra alle tre grandi religioni monoteiste e della riscrittura il più possibile obiettiva della storia recente nei libri di testo scolastici. Passi essenziali per far decantare passioni di odio e devitalizzare gli impulsi di violenza.