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RUSSIA

Gershkovich e Kara-Murza liberi in uno storico scambio di prigionieri

Liberati 16 prigionieri in Russia, fra cui il giornalista americano Evan Gershkovich e l'attivista russo Vladimir Kara-Murza. In cambio di 8 spie, fra cui Vadim Krasikov, il killer di Berlino.

Attualità 03_08_2024
Evan Gershkovich si riunisce ai genitori (La Presse)

Parrebbe la trama di un film della guerra fredda, ma è una tragedia vera: 16 prigionieri in Russia, fra cui il giornalista statunitense Evan Gershkovich (del Wall Street Journal) sono stati liberati, in cambio di otto spie russe, fra cui anche Vadim Krasikov, il killer che uccise a Berlino un separatista ceceno in esilio. Non si è trattato di uno scambio facile, ma di una lunga trattativa, durata un anno, che ha coinvolto almeno sei diversi paesi. Il Wall Street Journal, che ha seguito il caso del suo giornalista dalla primavera del 2023, ha scritto uno dei resoconti più completi di quel che è successo, davanti e soprattutto dietro le telecamere.

Evan Gershkovich era stato arrestato in Russia, a Ekaterinburg (sugli Urali, luogo di esecuzione della famiglia imperiale russa), nel marzo del 2023, con l’accusa di spionaggio. Era stato tratto in arresto direttamente da agenti del Fsb, il discendente del Kgb, prima che si incontrasse con una delle sue fonti russe. Il giornalista americano stava lavorando a un’inchiesta sul reclutamento delle compagnie private russe, fra cui la Wagner e stava scrivendo un servizio sulla capacità di ricostruzione dell’industria degli armamenti russa in tempo di guerra. In Russia ogni forma di giornalismo che non sia direttamente autorizzata può passare per spionaggio, specie se riguarda affari militari, e fu relativamente facile incriminare Gershkovich.

Ma sia i genitori del giornalista, entrambi russi emigrati negli Usa nel 1979, sia il governo federale statunitense hanno mangiato subito la foglia: si trattava di un arresto pretestuoso, per avere una pedina in più da scambiare con prigionieri russi in Europa. E con un prigioniero, in particolare: Vadim Krasikov, uomo di fiducia di Putin, agente segreto infiltrato in Germania per uccidere Zelimkhan Khangoshvili, separatista ceceno che aveva ottenuto l’asilo politico. Krasikov compì la sua missione, cinque anni fa, sparando al ceceno, in pieno giorno nel Tiergarten, il parco nel centro di Berlino. Colto in flagranza di reato e arrestato, venne condannato all’ergastolo dalla magistratura tedesca.

Putin non ha mai fatto mistero di rivolerlo indietro. Già un altro americano, Paul Whelan, ex marine, era stato arrestato in Russia, mentre era ospite di amici per un matrimonio. Condannato anch’egli di spionaggio era in carcere in attesa di scambio. Nel 2022, a guerra in Ucraina appena iniziata, gli Usa avevano potuto gestire direttamente un altro scambio di prigionieri: liberando e restituendo il trafficante di armi Viktor Bout, in cambio della giocatrice di basket Brittney Griner, anch’ella arrestata con un pretesto.

Ma nel caso di Viktor Bout era stato possibile concludere un accordo con Mosca perché era prigioniero negli Usa. Per Krasikov, invece, la questione era più difficile, perché era incarcerato in Germania. Mentre Putin (memore dell’esperienza di quando era colonnello del Kgb nella DDR) era ancora convinto che la Germania rispondesse direttamente agli ordini di Washington (come la Germania Ovesta ai suoi tempi), nella realtà i tempi sono cambiati. E il governo di centro-sinistra del cancelliere Scholz, è sempre stato contrario alla scarcerazione della spia russa e non ha ceduto alla pressione americana.

In questa vicenda l’amore materno ha fatto molto. L’intraprendente mamma di Gershkovich, Ella Milman, ha continuamente agito per la liberazione del figlio, perennemente in contatto con l’ufficio che ha gestito il negoziato, guidato da un ex ufficiale delle forze speciali, Roger Carstens. Ella ha incontrato più volte Biden, il segretario di Stato Blinken, il consigliere Sullivan, Scholz e il suo staff, facendo la spola fra un governo e l’altro, perorando la causa dello scambio per la salvezza di suo figlio.

Nel frattempo il governo Usa e quello tedesco stavano lavorando per scarcerare un altro dissidente Aleksej Navalnij, il principale oppositore di Putin ancora in vita. Secondo lo schema iniziale, Navalnij avrebbe dovuto essere rilasciato assieme a Gershkovich, agli altri cittadini americani ancora in carcere e ad altri dissidenti russi, in cambio di Krasikov e di altre spie russe detenute negli Usa e in Europa, fra cui “Ludwig e Anna”, due infiltrati che avevano vissuto una finta vita famigliare in Slovenia, come nel serial Americans.

Ma la morte improvvisa di Navalnij, nella colonia penale “Lupo Polare” in Siberia, ha interrotto di nuovo tutto il lavorio segreto che era stato condotto fino a quel momento. Gli Usa non potevano tornare subito al tavolo negoziale, perché sarebbero apparsi deboli, la Germania (che aveva ospitato brevemente Navalnij) è stata direttamente danneggiata da questa morte improvvisa e le cui cause sono ancora misteriose.

E come si è sbloccata la situazione? Grazie all’insistenza di Ella Milman, che ha fatto di tutto per perorare la causa di suo figlio, presso Biden e presso Scholz, riuscendo a smuovere anche quest’ultimo, nonostante il suo governo fosse ancora contrario. La Germania è tornata al tavolo dei negoziati segreti, all’inizio del 2024, non più come spettatrice, ma da protagonista, con un proprio negoziatore: l’agente segreto Philipp Wolff, un personaggio accattivante, solito offrire cioccolato agli interlocutori per ammansirli e smorzare la tensione. E poi è subentrato il caos elettorale americano che paradossalmente ha accelerato il raggiungimento dell’accordo. Il fallito attentato a Trump, il ritiro di Biden dalla corsa alla Casa Bianca sono eventi che hanno aperto, anche per la Russia, uno scenario di incertezza assoluta. Fino alle elezioni di novembre si sarebbero potuti riottenere i russi in carcere in Europa e negli Usa. Poi non ci sarebbe stato più un interlocutore prevedibile.

Alla fine, dal punto di vista di Putin, era meglio uno scambio impari (16 contro 8) che nessuno scambio. La precondizione era una condanna ufficiale di Gershkovich e la sentenza è puntualmente arrivata: 16 anni di carcere duro, dopo già un anno passato quasi sempre in isolamento nella prigione moscovita di Lefertovo. Per essere scarcerato, nel giorno del rilascio, ha dovuto poi chiedere la grazia a Putin, con un documento ufficiale in cui gli ha anche chiesto, a liberazione ultimata, di poterlo intervistare.

Lo scambio è avvenuto ad Ankara, consacrando la Turchia come terra di passaggio e di mediazione fra i due nuovi blocchi. Assieme a Gershkovich sono stati rilasciati Paul Whelan e la giornalista russa con doppia cittadinanza americana Alsu Kurmasheva, dissidenti russi di primo piano quali l'attivista Vladimir Kara-Murza (sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento), l'artista Sasha Skochilenko, il giornalista Ilya Yashin e gli ex collaboratori di Navalnij.

Come sempre avviene negli scambi, entrambe le parti si presentano come vincitrici. Da parte americana, questo è uno spot elettorale per Kamala Harris e un ultimo successo per Biden. Entrambi, presidente e sua vice, erano all'aeroporto militare di Andrews ad accogliere i prigionieri americani liberati e appena atterrati. la stampa celebra (giustamente) il loro rilascio come una vittoria americana in una trattativa molto difficile. Non è detto che gli stessi toni celebrativi sarebbero stati usati se il presidente fosse stato Trump: in quel caso avrebbero probabilmente enfatizzato i costi dello scambio, soprattutto la liberazione del killer di Berlino.

Putin, dal canto suo, festeggia una duplice vittoria: ha riottenuto Krasikov e gli altri agenti sotto copertura, a cui promette promozioni e decorazioni. E inoltre ha espulso dissidenti che in Russia, anche se in carcere, erano comunque scomodi. Putin ha capito che, imprigionando cittadini occidentali, si può ottenere molto in cambio del loro rilascio.

L'unico sconfitto è il governo tedesco, che pure è stato essenziale nello scambio. Scholz ha rinunciato a Krasikov, libero dopo appena cinque anni e di fatto ha lanciato il messaggio che dissidenti russi protetti dalla Germania non sono al sicuro. Il governo tedesco, contrario fino all'ultimo, infine ha dato molto e ha ricevuto nulla in cambio.