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SFIDA ALLA DOTTRINA

Germania sempre più ribelle. E la chiamano Sinodalità

La gerarchia ecclesiastica tedesca si muove progressivamente sull'orlo dell'aperta disobbedienza su abolizione del celibato, sacerdozio femminile e benedizione di unioni omosessuali. Il braccio di ferro con Roma è destinato a creare fratture, ma molti vescovi stanno scoprendo la natura insostenibile di queste posizioni contrarie alla comunione ecclesiale. 

Ecclesia 04_11_2020

Roma locuta est, causa soluta est. Un antico adagio che non va proprio giù alla maggioranza dei vescovi di Germania. Da tempo buona parte della gerarchia ecclesiastica tedesca si muove progressivamente sull'orlo dell'aperta disobbedienza su temi quali l'abolizione del celibato, il sacerdozio femminile, libertà di scelta del celibato per i preti, guida delle parrocchie nelle mani dei laici, benedizione di unioni omosessuali.

Posizioni che non rispecchiano il sentire comune maggioritario dei fedeli ma che sono sostenute anche dall'organo laicale più potente del cattolicesimo teutonico, lo Zdk. Lo scorso gennaio si è aperto a Francoforte un Cammino Sinodale i cui esiti restano imprevedibili e che secondo il cardinale Rainer Maria Woelki, il capofila dei prelati più critici sullo svolgimento dell'assise, potrebbe portare alla creazione di "qualcosa di simile a una chiesa nazionale". L'episcopato tedesco, supportato dal potente Comitato centrale dei cattolici tedeschi, pur di andare avanti nella realizzazione dell'agenda rivoluzionaria che contraddistingue il Synodaler Weg ha dimostrato di essere pronto a fare la voce grossa con Roma nonostante quest'ultima abbia lasciato la porta del dialogo aperta.

L'ultimo atto di dissenso si è registrato sull'Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” con cui la Congregazione per il Clero, rimanendo nel recinto della normativa canonica essenziale, ha inteso promuovere nuove linee-guida per la pastorale parrocchiale. Il documento pubblicato il 20 luglio scorso è stato subito duramente contestato da molti vescovi tedeschi come quello di Osnabrück, monsignor Franz-Josef Bode, che ha parlato di "clericalizzazione" e di "freno alla motivazione del servizio dei laici", finendo addirittura per indicarlo come "sfida romana" a cui rispondere attraverso il Cammino Sinodale.

Il malcontento oltre il Reno è sfociato in una lettera del neopresidente della Conferenza episcopale della Germania, monsignor Georg Bätzing, inviata al prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Beniamino Stella. Quest'ultimo si è detto disposto ad aprire una discussione sulle riserve avanzate dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale tedesca. Ma nemmeno questo ramoscello d'ulivo dal Vaticano è bastato per placare gli animi agitati dell'episcopato tedesco: Bätzing, infatti, pur accettando l'offerta di dialogo, non ha gradito l'esclusione del Presidium del Cammino Sinodale dal tavolo proposto dalla Congregazione per il Clero.

Del Presidium fanno parte anche i vertici dello Zdk che, secondo il successore del cardinal Marx alla guida della Conferenza, avrebbero il diritto di partecipare all'incontro con il cardinale Stella dal momento che l'Istruzione riguarderebbe sia i religiosi che i laici. Dal canto suo, il porporato italiano alla guida del dicastero aveva specificato in una lettera di otto pagine che l'incontro chiarificatore si sarebbe dovuto tenere a novembre a Roma, ma senza la partecipazione dei rappresentanti del Comitato centrale dei cattolici tedeschi "in considerazione del fatto che questa Istruzione, per sua natura, si rivolge principalmente ai vescovi" considerati dalla Congregazione "gli interlocutori necessari". La lettera di Stella, indirizzata al vertice della Conferenza episcopale tedesca, è stata 'data in pasto' allo Zdk nella Conferenza comune tra Comitato e vescovi, con l'inevitabile risultato di farla finire sul banco degli imputati dell'associazionismo laicale:  Agnes Wuckel, teologa e vicepresidente della Comunità cattolica delle donne tedesche, ha criticato la missiva, sostenendo che in Vaticano "preferiscono parlare di noi piuttosto che con noi".

Nonostante la Congregazione per il Clero avesse specificato nella lettera di ritenere i vescovi come i soli interlocutori nel dialogo offerto sull'Istruzione, monsignor Bätzing non ha avuto remore di condividerne il contenuto in una sede aperta anche ai vertici del Comitato, non mettendo da parte la richiesta di avere al tavolo romano anche presidente e vicepresidente. Un segnale eloquente della determinazione con cui la Conferenza episcopale tedesca intende concretizzare i temi prioritari dell'agenda del Cammino Sinodale. Recentemente Christian Wulff, ex presidente federale della Germania, è stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco. A proposito di quest'incontro, l'ex capo di Stato - che durante la visita apostolica di Benedetto XVI in madrepatria nel 2011 arrivò al punto di fare un appello per la comunione ai divorziati - ha raccontato di aver chiesto a Bergoglio di fidarsi del Cammino Sinodale, raccomandandogli di "non fidarsi di chi semina diffidenza".

Papa Francesco, però, aveva dato una raddrizzata alle smanie rivoluzionarie della maggioranza dei vescovi con “la Lettera al popolo di Dio che è in cammino in Germania” che da più di un anno molti di quelli che la pensano come Wulff si stanno ostinando ad ignorare. Ad essa era seguita la lettera del prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Marc Ouellet con annesso un parere del Pontificio consiglio per i testi legislativi nel quale si specificava perentoriamente che "si capisce facilmente che i temi oggetto di discussione non riguardano solo la Chiesa in Germania, ma la Chiesa universale e, a parte alcune eccezioni, non possono essere oggetto di riflessioni o decisioni di una chiesa particolare, senza mettere in discussione quanto espresso dal Santo Padre nella sua lettera".

Un modo per bocciare le inquietudini di quella parte della Chiesa tedesca che ha proclamato apertamente - ed in senso di sfida - di non sentirsi una "filiale di Roma". Sacche di resistenza significativa alla linea maggioritaria esistono in seno all'episcopato tedesco e potrebbero emergere ulteriormente nei prossimi mesi, come anticipato dal cardinale Paul Josef Cordes che in una recente intervista ad Edward Pentin ha rivelato: "Tra i pastori responsabili della dottrina e della disciplina vedo un crescente scetticismo verso il Cammino sinodale iniziato. Alcuni hanno già espresso pubblicamente le loro opinioni; altri hanno finora espresso le loro riserve solo in privato. La natura insostenibile di queste posizioni contrarie alla comunione ecclesiale diventerà sempre più chiara nei lavori di questo "Cammino". Alcuni vescovi potranno così vedere meglio i meccanismi messi in atto dai suoi protagonisti e difendersi da loro. E la preghiera di molti cattolici preoccupati li incoraggerà a difendere la verità cattolica".