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IL CASO

Genova, guerra dei media al candidato cattolico

Pierluigi Vinai, candidato sindaco del Pdl, finisce nel mirino per la sua chiara appartenenza cattolica. E con lui anche il cardinale Bagnasco.

Attualità 05_04_2012
Pierluigi Vinai
Essere cattolici è diventato un handicap politico nel nostro Paese? Il clima e le persecuzioni patite dai cristiani negli Stati a maggioranza musulmana sono naturalmente lontani anni luce, ma anche in Italia si può essere guardati con sospetto e più o meno velatamente bollati come “deboli” per una competizione elettorale.

Almeno così è capitato a Pierluigi Vinai, figura di rilievo nella sua città, Genova, per la duplice veste di segretario generale dell’Associazione comuni liguri (Anci) e di vice presidente della fondazione Carige, quando ha accettato la candidatura a sindaco per il Pdl e alcune liste civiche di centro, come Liguria Moderata, e centro sinistra, come il Nuovo Psi.
Già, perché Vinai – cattolico praticante, quattro figli – non fa mistero della fede in cui crede e, anzi, è un “cristiano del fare” che per alcuni anni ha animato l’associazione voluta dal cardinal Bagnasco per la promozione della dottrina sociale della Chiesa, Iter Agentes.
Vinai è umile ma preparato, semplice ma deciso, concreto e radicato nella società genovese ma non “maneggione”.

Ma non piace molto ai poteri forti della sua città. Anzi, a giudicare da come è trattato dai due grandi organi di informazione liguri, il quotidiano Il Secolo XIX e l’emittente televisiva Primocanale, il candidato del Pdl non piace affatto.
Altrimenti perché insistere nel ritrarlo come il «candidato del cardinale»? Perché pubblicare la foto di Vinai che, inginocchiato, bacia l’anello del cardinal Bagnasco? Forse ci siamo persi qualche puntata, ma ci sembrava che in Italia la libertà religiosa fosse ancora tutelata, che non vi fossero pregiudiziali di credo religioso per partecipare alle elezioni, e invece il 5 marzo scorso Il Secolo XIX pubblicava un’intervista a Vinai nella quale la giornalista Alessandra Costante aggiunge all’Anci e alla fondazione Cassa di risparmio di Genova, l’appartenenza di Vinai all’Opus Dei per chiosare: «Allora lei è davvero il candidato dei poteri forti».

Vinai dal canto suo si è limitato a ironizzare sul clima da «Codice da Vinci» che taluni agitano contro di lui chiamando in causa «Opus Dei, Curia, intrighi di palazzo, poteri forti» e chi più ne ha, più ne metta. Il candidato del Pdl ha preferito il linguaggio della verità, spiegando ciò che non dovrebbe provocare lo scandalo in nessuno, se il nostro non fosse un Paese che sta perdendo la bussola: «Dell’Opus Dei sono soprannumerario ed è un percorso spirituale individuale».

La candidatura di Vinai ha salvato un Pdl impantanato in mezzo al guado per guerre intestine. Sandro Biasotti, ex presidente della Regione, aveva cercato altre candidature senza riuscire però a portarne a casa una considerata credibile. Nel frattempo Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini avevano deciso di puntare su Enrico Musso, senatore fuoriuscito dal Pdl per il quale aveva corso alla carica di primo cittadino del capoluogo ligure cinque anni fa.
Alle primarie del centro sinistra, invece, si era imposto un po’ a sorpresa Marco Doria, docente universitario per nulla nuovo all’impegno politico, visto il passato di consigliere comunale sui banchi del Partito comunista all’inizio degli anni ’90.

Visti i profili laicisti di Doria e Musso, Il Secolo XIX era tornato alla carica il 25 febbraio scorso con un retroscena firmato da Giovanni Mari dal titolo «Doria e Musso. I due no del cardinale». Nell’articolo Mari scriveva che il grande tessitore delle alleanze alle elezioni genovesi era il presidente della Conferenza episcopale: «Bagnasco a Casini ha chiesto un tentativo di riapertura dei giochi. Di parlare con l’ala più affine del Pdl, che è poi quella che fa capo all’ex Dc, Claudio Scajola. D’altra parte, il cardinale aveva appena avuto lo stesso scambio di opinioni con l’ex ministro e lo aveva incoraggiato a tentare un avvicinamento con il Terzo polo, magari per il tramite di un candidato sindaco indiscutibilmente cattolico, come potrebbe essere l’ex forzista e vice presidente della fondazione Carige, Pierluigi Vinai». Suggestioni smentite dalla realtà: ogni partito ha fatto il proprio gioco e la diocesi, in un comunicato dei giorni scorsi, ha fatto sapere, come era normale che fosse, che non c’è alcun candidato “benedetto” da Bagnasco.

C’è, invece, un candidato benedetto da don Gallo. Si chiama Marco Doria ed è il candidato di Sel, del Pd e degli eredi degli apparati comunisti che governano da decenni l’ormai decadente città portuale.