Geninazzi: come crollò l'Atlantide Rossa
Luigi Geninazzi, autore del libro L’Atlantide Rossa, ci aiuta a capire come crollarono i regimi comunisti europei nel 1989 "senza rompere un solo vetro", senza violenza. Da giornalista conobbe Giovanni Paolo II, Walesa e Havel.
Ci sono momenti storici particolarmente significativi per il cambiamento e la speranza che racchiudono in sé. Uno di questi è sicuramente la caduta dei regimi comunisti dell’Europa dell’Est nel 1989. Abbiamo chiesto a Luigi Geninazzi, autore del libro L’Atlantide Rossa, di aiutarci a capire cosa sono stati quegli anni e chi sono stati i protagonisti di quegli eventi così decisivi.
Lei ha avuto la fortuna di conoscere tre grandi personaggi di quell’epoca come Giovanni Paolo II, Lech Walesa e Vaclav Havel. Ci racconti: che uomini erano?
Ho avuto la fortuna di conoscere Giovanni Paolo II in quanto,come giornalista del settimanale Il Sabato, ho seguito le vicende della Polonia negli anni Ottanta. L'ho incontrato diverse volte, da solo o insieme ad altre personalità del suo Paese natale, e la cosa che più mi colpiva era che fosse interessato a conoscere il mio parere sulla situazione. Lui, che sapeva tutto della Polonia, stava a sentire l'opinione di un giovane giornalista italiano! Ad esempio, nell'agosto del 1983, durante un incontro a Castelgandolfo, mi domandò quali fossero state le mie impressioni sul suo recente viaggio in patria effettuato pochi mesi prima. Amo ricordarlo come un uomo pieno di vigore, dal volto sereno e dalla grande libertà interiore. Ho conosciuto un santo, una persona di una umanità spontanea, dotato di una grande visione strategica, l’unico che credeva nella caduta dei regimi comunisti anche quando tutto sembrava dire il contrario.
Walesa era un uomo del popolo, un operaio come gli altri, ma aveva la stoffa del leader, grande e nello stesso tempo umile nell’ascoltare e nel farsi consigliare i passi migliori da fare, a questo proposito in quegli anni ‘80 era nato un comitato di esperti atto a questo compito. Si può dire che è stato un potentissimo “bulldozer”, abilissimo nel compiere le giuste mosse per scardinare il regime, negli anni ’80 la sua azione umana e organizzativa è stata perfetta. Quello che ha reso grande e incisivo Solidarnosc era il fatto che esso raggruppava al suo interno varie anime; intellettuali e operai, cattolici e laici. Walesa era l’uomo simbolo, lo stratega di questo grande movimento di popolo.
Havel era un intellettuale, un drammaturgo, un non credente che però aveva un'anima naturaliter christiana: parlava della forza dell'io e della lotta tra la coscienza della persona e la menzogna del regime. Fu il protagonista principale della “ rivoluzione di velluto”( non ci fu alcun spargimento di sangue) del 1989 in Cecoslovacchia dove, conclusasi questa, fu eletto presidente della Repubblica. Un fatto straordinario se si pensa che solo pochi mesi prima era rinchiuso in carcere dal regime come dissidente. Ho avuto la fortuna di conoscere altri grandi personaggi come Tadeusz Mazowiecki, primo capo di governo democratico in un Paese del blocco sovietico, nella Polonia del 1989, il quale è mancato poche settimane fa. Gente grande, semplice e profondamente umana.
Lei ha assistito anche alla Primavera Araba. Ci racconta cosa ha visto e le differenze con i fatti degli anni ‘80?
Inizialmente il movimento della primavera araba non aveva in sé cariche di violenza, le persone che si rifacevano ad essa non erano fanatiche, reclamavano libertà e dignità e non si ponevano con gesti intimidatori o violenti come bruciare le bandiere dell’Occidente, per questi motivi mi era sembrata una dinamica simile a quella degli anni ‘80, purtroppo poi è degenerata. A mio parere non ha funzionato l’idea che la sola forza dei social network possano tenere assieme un movimento e inoltre si notava la assoluta mancanza di personalità in grado di rendere concreti gli ideali iniziali. Questi ipotetici leader erano stati identificati nei blogger, i quali non avevano assolutamente lo spessore umano e la leadership, a differenza di un Walesa o di un Havel, per portare avanti quel movimento e difatti sono durati poche settimane. Dopo di che sono arrivati i Fratelli Musulmani, rappresentanti dell’Islam politico e hanno preso in mano il potere infrangendo tutte le speranze di una svolta democratica. In questa vicenda, come in tante altre, bisognerebbe prendere spunto da quelle persone che allora si trovavano davanti a un potere ancora più forte di quello di oggi e imparare dal loro esempio e dalla loro azione.
Quel che impressiona è che nel crollo dei regimi comunisti “non si è rotto neanche un vetro”. Come mai?
La non violenza non è stata una idea ragionata a priori, era un dato di fatto, insita nella maggior parte del popolo polacco, per esempio, quando pochi mesi dopo la sua nascita il sindacato di Solidarnosc è stato messo fuori legge, è nato un piccolo gruppo chiamato Solidarnosc combattente, si trattava di un’ala estrema, la quale non ha avuto alcun seguito. Il popolo polacco e i leader di Solidarnosc erano gente intelligente, di fede e capivano bene che la strada della violenza fosse destinata a perdere. E la storia ha dato loro ragione.
Spesso si parla della fatica di trovare esempi positivi, che con il loro esempio e la loro azione possano fungere da faro alle nuove generazioni. In questo pezzo di storia, per chi vuole guardarci, c’è solo l’imbarazzo della scelta.