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LIBANO

Gemayel: Primavera? Non per i cristiani arabi

L'ex presidente libanese, a Roma, parla della Primavera araba e ripropone il Libano come punto di riferimento per la convivenza.

Attualità 13_03_2012
Amine Gemayel
Il presidente del partito Kataeb ed ex presidente libanese Amine Gameyel è stato nei giorni scorsi a Roma. La visita italiana di Gemayel è stata contraddistinta da importanti appuntamenti: è stato ricevuto al Quirinale dal presidente Giorgio Napolitano, accompagnato dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, e ha avuto un incontro con l’ex premier italiano Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli, dove è stato accompagnato dall’ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.
Gemayel, che ha ospitato a Beirut nelle scorse settimane il congresso dell’Internazionale democratico cristiana, è stato anche invitato ad un incontro all’università romana Link Campus e dall’istituto Luigi Sturzo ad intervenire ad una tavola rotonda sulla Primavera araba.

In questa occasione Gemayel ha parlato con estrema chiarezza di quanto sta accadendo nel suo Paese: «Le forze di pace Onu in Libano (Unifil) resteranno dispiegate nel sud del Paese finché‚ non ci sarà un accordo credibile con gli israeliani, vale a dire a lungo. L'orizzonte della pace – ha spiegato Gemayel - è ancora lontano: Israele non è pronto per un compromesso». Il leader cristiano maronita ha sottolineato invece quelli che secondo lui sono stati gli «sforzi genuini fatti dal mondo arabo negli ultimi anni, per esempio, la proposta di pace avanzata nel 2002 dai sauditi». L'ex presidente (dal 1982 al 1988, ndr) ha poi enfatizzato il «nuovo ruolo che Beirut può assumere nel Medio Oriente post primavere arabe: «Paesi come Yemen e Siria possono imparare molto dalle nostre tradizioni democratiche. Saremmo felici di insegnare loro il nostro modus operandi».

Gemayel, che ha perso il fratello maggiore e un figlio a causa di attentati di matrice fondamentalista islamica, ha poi detto alcune parole chiare a proposito delle forze vicine che da sempre condizionano la politica interna libanese: «Gli uomini di Hezbollah non entrino direttamente nella guerra in Siria perché in questo momento è necessario salvaguardare la convivenza pacifica dei libanesi e realizzare l'unità nazionale».

Riferendosi sempre al ruolo di Hezbollah nella crisi siriana, Gemayel spiega che le milizie sciite «sono alleate del regime siriano e del partito Baath e allo stesso tempo dell'Iran. Per questo sostengono il regime di Damasco e aiutano Bashar al-Assad a superare questa rivolta popolare. La nostra speranza – ha sottolineato l'ex presidente - è che Hezbollah mantenga un ruolo che salvaguardi anche gli interessi del Libano. Noi, pur sostenendo i democratici siriani, non vogliamo coinvolgere il nostro Paese nei fatti di sangue che si registrano oltre il confine». Il politico cristiano ha quindi ricordato che il suo Paese «in passato ha vissuto situazioni difficili simili a quelle che si vedono in Siria. Nonostante quanto accada in questo Stato influisca non poco sul Libano noi cerchiamo di affrontare questa questione, così come quelle che hanno interessato in precedenza Tunisia, Egitto e Yemen, con saggezza, in modo da non minare la stabilità del nostro Paese che, in questa fase, rappresenta l'obiettivo dei popoli di tutta la regione medio orientale».

In un quadro così difficile e in costante mutamento come quello che si va giorno dopo giorno delineando nei Paesi arabi, il Paese di Amine Gemayel continua ad essere un punto di riferimento indispensabile di pacifica convivenza tra fedi diverse. Noi sappiamo che i cristiani maroniti sono parte integrante e fondante della società libanese come lo sono i cristiani copti in Egitto e questa è una realtà che è doveroso affermare, riconoscere e difendere. Ed è in fondo proprio l’accettazione di questa realtà che ha per anni permesso alla società libanese di rappresentare quel Messaggio cui fece riferimento Papa Giovanni Paolo II.

È sempre per amore della verità e per rispetto del principio di realtà che non si può tacere come, a seguito della Primavera araba, le persecuzioni nei confronti degli arabi di fede cristiana siano notevolmente aumentati e questo nella sostanziale indifferenza occidentale. È anche per questo che molti sperano possano essere confermate le parole del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che ha annunciato una probabile visita in Libano del Santo Padre per il prossimo settembre. Si tratterebbe di un importante appuntamento per tutti i cristiani della regione medio orientale.