Gedda, un anticomunista attuale
Scienziato famoso, fondatore dei Comitati Civici e grande presidente dell'Azione Cattolica: negli anni '50 sembrava onnipotente. Ma fu proprio l'Azione Cattolica a tradire la sua eredità e a condannarlo - ingiustamente - a ricordo del passato.
Per due volte rifiutò il seggio sicuro offertogli dalla Dc a Viterbo, dove fra l’altro la sua candidatura avrebbe potuto ricollegarsi idealmente alla nascita della Gioventù Cattolica, avvenuta appunto a Viterbo nel 1868. Luigi Gedda (1902-2000) non è stato un uomo politico e nel suo testamento spirituale ringrazia formalmente il Signore di avergli ispirato questo rifiuto. Probabilmente, se avesse accettato, avrebbe compromesso il resto della sua opera apostolica, che certamente ebbe anche degli aspetti politici, nel senso più alto del termine.
Ma chi era Luigi Gedda, l’artefice della vittoria elettorale delle forze anticomuniste nelle elezioni del 18 aprile 1948, il fondatore dei Comitati Civici, il Presidente nazionale dell’Azione Cattolica dal 1952 al 1959, il laico più vicino a papa Pio XII di tanti cardinali?
Negli anni Cinquanta del secolo scorso questa domanda sarebbe apparsa priva di senso. Su Gedda venivano scritti libri che ne celebravano l’«onnipotenza»: era uno scienziato famoso, per il quale venne avviata la cattedra di Genetica all’università di Roma, guidava l’ACI, aveva fondato il Centro sportivo italiano e il Centro cattolico cinematografico. Dieci anni dopo era già uscito di scena, non soltanto perché decadde dalle principali cariche, ma perché divenne il capro espiatorio di una Azione Cattolica che si spostò radicalmente dall’impostazione geddiana, perdendo tre milioni di iscritti, ma continuando a parlare male del suo Presidente degli anni Cinquanta, che aveva avuto il torto di avere troppi militanti cattolici al servizio dell’apostolato della Gerarchia.
Tuttavia Gedda era diverso da come verrà dipinto secondo una comoda e scontata biografia che mira a collocarlo in un tempo ormai passato. Certamente il suo anticomunismo era esplicito e forte, cosa che diventerà un merito dopo l’ubriacatura ideologica filo marxista degli anni Sessanta e Settanta: ma non era fine a se stesso. Dopo le elezioni del 1948, in occasione dell’Anno Santo, nel 1950, lancerà una straordinaria campagna perché proprio i comunisti, che l’anno precedente erano stati scomunicati, ritornassero alla fede. Si chiamò Crociata per il Gran Ritorno e il Gran Perdono e impegnò per un anno tutti i militanti cattolici, organizzati diocesi per diocesi per cercare di riavvicinare coloro che avevano combattuto fino ad allora.
Inoltre, la sua associazione preferita, quella che rimase sempre nel suo cuore e per la quale si impegnò fino al termine della sua lunga vita, fu la Società Operaia, un’associazione fondata sulla spiritualità del Getsemani, fondata nel 1942 per offrire ai militanti dell’Azione Cattolica un luogo dove ricrearsi dal punto di vista spirituale, una sorta di “ristretto di fervore”. A chi lo accuserà (e continua a fargli questo rilievo) di essere esclusivamente dedito all’organizzazione, questa è stata la risposta di Gedda. Egli era consapevole che la militanza nell’ACI non poteva bastare alle necessità di formazione e di assistenza spirituale di cui ha bisogno un militante cattolico, ma sapeva anche che non gli era stata affidata un’associazione di massa per “mandare a casa” alcuni milioni dei suoi iscritti, come poi avvenne nell’ACI dopo gli anni Sessanta, quando consapevolmente venne abbandonata, in polemica, la linea di Gedda, con i tristi risultati che sono sotto i nostri occhi.
Marco Invernizzi è l'autore di Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia, prefazione di Giovanni Cantoni, Sugarco, Milano 2012, pp. 154, € 16,00.